Esteri: una "manina" russa dietro le manipolazioni della Rete

- di: Diego Minuti
 
Negli anni della Guerra fredda, quando Unione Sovietica e Stati Uniti si contendevano il controllo di sempre più vasti pezzi del mondo in uno scontro di influenze, alcuni termini erano entrati nel lessico quotidiano. Come “disinformatia” (che credo non abbia bisogno di una traduzione dal russo) o intossicazione (cioè inserire, in una massa di notizie vere o presunte tali, delle altre, manipolate, che spostano il focus dal quadro di insieme a vantaggio di chi crea una falsa narrazione degli eventi).

Questi strumenti che attenevano alla sfera delle spie, dopo la caduta del comunismo, i successi della politica estera di Ronald Reagan ed il manifestarsi, più tardi, dell'espansionismo russo in ottica putiniana, sono stati accantonati. Hanno di fatto ceduto il passo a nuovi strumenti che consentono di manipolare l'opinione pubblica incidendo sulla sfera delle conoscenze personali, attraverso mezzi di comunicazione e socializzazione impensabili sino a poche decenni fa.
Ed è un “catalogo”, quello della guerra che si combatte attraverso e con le parole, che si aggiorna di continuo, perché c'è sempre qualcosa che salta fuori. Come la ricerca di Graphika, un nome che pesa nell'ambito delle analisi sui messaggi che corrono sulla rete.

“Siamo - così si presentano quelli di Graphika - i cartografi dell'era di Internet. Graphika sfrutta il potere dell'intelligenza artificiale per creare le mappe più dettagliate al mondo dei paesaggi dei social media. Siamo pionieri di nuovi metodi e strumenti analitici per aiutare i nostri partner a navigare in complesse reti online”.
Si deve a Graphika una indagine che ha consentito di trovare, in rete, centinaia di articoli mirati a condizionare il pensiero comune (quindi nell'ambito di una strategia). Sarebbero, questi articoli, “tutti orchestrati da una misteriosa entità di lingua russa determinata a seminare dubbi nell'opinione pubblica occidentale”.

Questo giudizio è contenuto in un rapporto, reso noto qualche ora fa e di cui Le Monde ha dato una anticipazione. Dall'analisi di operazioni di manipolazione e propaganda online, gli analisti di Graphika hanno delineato i confini di una operazione a lungo termine, cominciata nel gennaio del 2014 e che è andata avanti sino all'inizio di quest'anno, con un picco alla fine del 2018.
Il suo nome? “Secondary Infektion”.

Non si sarebbe trattato di una strategia di condizionamento con operazioni di propaganda mirate a “formare” un giudizio (come accaduto in occasione della vittoriosa campagna presidenziale che ha portato Donald Trump alla Casa Bianca) con pubblicazioni sui social network potenziate da un meccanismo pubblicitario.
"Secondadry Infektion” avrebbe seguito una strategia più raffinata, interagendo con un campo diverso, come quello dei blog e dei forum, laddove il confronto di tesi ed argomenti può determinare anche una coartazione silenziosa del giudizio. Una operazione enorme e complessa, molto di più di quanto si potrebbe pensare e che, ad occhio e croce, avrà avuto costi elevatissimi. Ed è ben difficile pensare possa essere stata messa in essere da semplici hackers.

Gli esperti di Graphika hanno trovato quasi 2.500 articoli pubblicati in sette lingue e veicolati su 300 diverse piattaforme.
Il nome scelto, “Secondary Infektion”, non è stato conseguenza di una botta di fantasia da parte degli analisti di Graphika, perché ne ricorda uno, chiamato semplicemente “Infektion” - la cui responsabilità fu attribuita a Mosca -, che negli anni '80 diffuse l'idea che l'Aids fosse un virus creato e diffuso dagli Stati Uniti.

Ma perché gli esperti di Graphika attribuiscono a soggetti gravitanti nell'orbita di Mosca il progetto “Secondary Infektion”? La prima giustificazione deriva da una attenta analisi dei testi degli articoli attribuiti all'operazione che ha fatto rilevare "errori linguistici specifici caratteristici dei madrelingua russi" , ma non solo.

Però, al di là di sospetti, Graphika non se la sente di andare, rivelando che l'organizzazione che sta dietro a “Secondary Infektion” e chi ne è materialmente responsabile sono ancora sconosciuti.
"Quindi - dicono gli analisti - "non abbiamo una visione completa delle sue capacità e motivazioni ed è anche molto probabile che una grande parte degli archivi dell'operazione siano scomparsi".

Da sei settimane, infatti, gli articoli riconducibili alla strategia di condizionamento sembrano essere spariti, forse per effetto di una scelta precisa: la rarefazione dei messaggi per evitare d'essere individuati. Insomma, non è detto che l'operazione sia stata fermata, perché i suoi messaggi potrebbero avere forma diversa ed essere veicolati su piattaforme sino ad oggi non individuate.
Quindi, almeno ufficialmente, "Secondary Infektion” non ha un padre, ma sicuramente s'è ispirata a qualcosa.

Per Graphika, "La scala dell'operazione è impressionante”, ma il numero dei suoi temi “relativamente modesto”. L'obiettivo principale? “Provocare tensioni tra coloro che la Russia percepisce come suoi nemici ". Una frase che spiega molto, se non tutto.
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