Nella nuova bozza della legge Santanché contro la “giungla” degli affitti turistici, il limite oltre cui si diventa “professionisti”, perdendo il diritto alla cedolare secca, scende da quattro a due abitazioni. Inoltre, nelle grandi città, la permanenza minima sarebbe di due notti.
Affitti brevi, nuove regole: minimo due notti e multe fino a 5mila euro
Come annunciato dalla ministra stessa, l'Ufficio Legislativo del Dicastero del Turismo ha inviato ai soggetti interessati, ovvero le associazioni che hanno partecipato ai lavori di discussione di questi mesi, il nuovo testo della proposta normativa sugli affitti brevi "al fine di fornire una disciplina uniforme a livello nazionale nonché di contrastare il fenomeno dell'abusivismo nel settore". Nella bozza di maggio si parlava invece di "fornire una disciplina uniforme a livello nazionale volta a fronteggiare il rischio di un turismo sovradimensionato rispetto alle potenzialità ricettive locali e a salvaguardare la residenzialità dei centri storici ed impedirne lo spopolamento".
Nel nuovo testo si conferma l'obbligatorietà del codice identificativo nazionale, il Cin, che sostituisce quello regionale: "Al fine di assicurare la tutela della concorrenza, della sicurezza del territorio e per contrastare forme irregolari di ospitalità, il ministero del Turismo assegna, tramite apposita procedura automatizzata, un codice identificativo nazionale a ogni unità immobiliare a uso abitativo oggetto di locazione per finalità turistiche, previa presentazione in via telematica di un'istanza da parte del locatore, ancorché già munito di un codice identificativo regionale, Cir, rilasciato dalla regione competente".
A differenza di maggio, dunque, il Cin viene collegato all'immobile e non si specifica se può essere chiesto dal proprietario o da un gestore. La novità più dibattuta riguarda l'inasprimento delle sanzioni: multe fino a 5mila euro per chi affitterà una casa per una sola notte e fino a 8mila a chi concede in locazione un immobile a uso abitativo per finalità turistiche privo di Cin. Al riguardo, Daniela Santanchè ha dichiarato: "Sono molti anni che si aspettava un intervento specifico e non mi sembra che nessuno, prima di noi, né la sinistra che è stata per 10 anni al governo, né quei sindaci che oggi chiedono interventi urgenti, abbia mai voluto affrontare una questione riguardante un tema così complesso e spinoso. Abbiamo invece affrontato la situazione degli affitti brevi in tempi non sospetti avviando, già mesi fa, tavoli di confronto con associazioni di categoria e degli inquilini, le Regioni e i sindaci delle città metropolitane, per di arrivare ad una proposta il più possibile condivisa".
Tuttavia, nessun potere sarebbe conferito realmente ai primi cittadini per contenere il fenomeno come fatto da tante metropoli all’estero. Dario Nardella, sindaco di Firenze, ha commentato così la bozza aggiornata del Ddl sugli affitti brevi: “Il pressing dei sindaci e l'iniziativa di Firenze stanno producendo i primi risultati. Nella bozza che ci è stata inviata c'è a prima vista un primo passo avanti, il limite a due alloggi per il regime fiscale agevolato. Ma da solo serve a poco. Il limite dei due alloggi per essere efficace dovrebbe anzitutto valere in assoluto per ciascun proprietario persona fisica o giuridica sulla piattaforma on line. In attesa di leggere approfonditamente la bozza, posso dire che è necessario aggiungere altri punti che i sindaci delle città metropolitane avevano chiesto, come un tetto massimo di giorni per alloggio e soprattutto la zonizzazione, ossia poteri specifici ai comuni per limitare tout court anche temporaneamente gli affitti turistici in determinate zone della città a particolare valore storico e con particolare concentrazione del fenomeno". Per il sindaco di Firenze il modello di riferimento "è quello di New York, dove si riporta all'origine il concetto di sharing economy, limitando i cosiddetti Airbnb solo con la presenza del proprietario nell'appartamento. A questo modello dovrebbe tendere il Ddl, se si vogliono effetti concreti nelle nostre città, dove il caro affitti e la perdita di identità culturale e sociale dei centri storici sono diventati un'emergenza".
Di tutt’altro avviso, invece, le Associazioni di categoria: Aigab, Confedilizia, Fiaip e Prolocatur hanno espresso la "più totale contrarietà" al disegno di legge sugli affitti brevi predisposto dal ministero del Turismo. "Si tratta - affermano - di un testo palesemente mirato a contrastare l'ospitalità in casa a vantaggio di quella in albergo in virtù della previsione di una innumerevole serie di divieti, limitazioni, requisiti e obblighi senza precedenti, alcuni dei quali di pressoché impossibile applicazione. Basti, a titolo esemplificativo, citare alcune previsioni: viene vietato, nelle città più importanti, l'affitto delle case per una sola notte; vengono imposti ai proprietari di casa gli stessi adempimenti previsti per gli alberghi (estintore, rilevatore monossido di carbonio, segnaletica di sicurezza), persino nel caso in cui si affitti per una settimana l'anno la casetta al mare o in montagna; vengono previsti, per la prima volta nella storia, dei requisiti soggettivi per poter affittare una casa; viene imposto di diventare imprenditore, con i mille adempimenti conseguenti, a chi dia in locazione breve più di due appartamenti; vengono introdotte pesanti sanzioni per violazione di meri obblighi formali (fino a ottomila euro per chi dimenticasse di chiedere un codice). È una proposta di legge inaccettabile, che contraddice le ripetute dichiarazioni pubbliche nelle quali il ministro Santanchè affermava, nell'affrontare la delicata materia delle locazioni turistiche, la propria contrarietà all'introduzione di divieti, chiusure e limitazioni. Chiediamo un deciso cambio di rotta nell'impostazione di una normativa che, se rimanesse tale, determinerebbe una pericolosa deriva liberticida rispetto al diritto costituzionalmente garantito di poter affittare liberamente il proprio immobile, acquistato spesso e volentieri con i risparmi accumulati in anni e anni di sacrifici".