La Commissione ha già scelto: la tregua di Gaza non pesa. Harpviken debutta da direttore, rivendicando indipendenza e metodo. Trump alza la pressione, Oslo ribatte: il Nobel non si negozia.
(Foto: cerimonia di consegna dei Premi Nobel).
L’annuncio del premio Nobel per la Pace 2025 scatta oggi alle 11:00 a Oslo. La decisione è già presa e non cambierà all’ultimo, a prescindere dall’intensa offensiva diplomatica della vigilia. Le regole del Nobel sono chiare: scadenza candidature il 31 gennaio e valutazione sviluppata lungo l’anno, con delibera tra fine agosto e settembre.
Il debutto di Harpviken e il recinto dell’indipendenza
Kristian Berg Harpviken, sociologo ed ex direttore del PRIO, dal 1° gennaio 2025 guida l’Istituto Nobel e funge da segretario della Commissione. Il suo compito è organizzare i lavori, orchestrare gli incontri e mettere in fila gli studi di esperti sui finalisti. Accanto al presidente Jørgen Watne Frydnes, oggi firma il debutto pubblico del suo mandato. Punto fermo: l’Istituto è indipendente dal governo e i cinque membri del Comitato deliberano senza interferenze, protetti da una segretezza di 50 anni.
Perché la tregua di Gaza non sposta l’ago della bilancia
Il 31 gennaio è la diga che contiene le motivazioni principali del premio: ciò che accade dopo può al massimo avere un peso marginale. Il percorso decisionale parte a febbraio, si alimenta di perizie indipendenti e si chiude entro settembre. Per questo, anche un accordo-lampo non può ribaltare la scelta già maturata.
Il pressing di Trump e i nervi d’acciaio di Oslo
Donald Trump ambisce da anni al Nobel. Nel 2025 ha intensificato i contatti e i messaggi verso la Norvegia, mentre la politica a Oslo si prepara a possibili reazioni sopra le righe se il suo nome non dovesse uscire dalla busta. L’Istituto, però, non “negozia” e difende l’autonomia del Comitato.
La corsa 2025: numeri, metodo, papabili (senza liste ufficiali)
I candidati ruotano intorno a oltre trecento tra persone e organizzazioni: l’elenco è segreto per 50 anni, e ciò che circola sono solo preferenze pubblicate dai proponenti. Tra i profili più citati dagli osservatori: reti civiche sudanesi, la Committee to Protect Journalists e storiche sigle pacifiste come la Women’s International League for Peace and Freedom. Sono ipotesi esterne, non conferme.
Come nasce un Nobel: una liturgia blindata
- Scadenza: 31 gennaio (le candidature tardive passano all’anno successivo).
- Istruttoria: richiesta di pareri tecnici a esperti indipendenti.
- Decisione: riunioni in agosto–settembre, delibera entro fine settembre.
- Annuncio: oggi alle 11:00 a Oslo: il presidente Jørgen Watne Frydnes legge il verdetto.
- Segretezza: atti consultabili dopo 50 anni.
Il significato politico (e culturale) del verdetto
Il Nobel non sanziona l’attualità: scolpisce tendenze. Premiare chi costruisce pace nella società civile o nelle istituzioni manda un segnale contro la normalizzazione della guerra. L’indipendenza del Comitato è parte del messaggio: non è un premio “di governo”, ma un’istituzione con autonomia propria e prassi consolidata.
Cosa aspettarsi oggi alle 11:00
Niente sorprese procedurali: Harpviken sarà accanto a Frydnes nell’atrio dell’Istituto. Verrà letto il nome del vincitore e una motivazione sintetica. A seguire, la conferenza stampa chiarirà i criteri della scelta. Il resto accadrà nelle capitali e online, dove legittimità e merito del premio saranno materia di dibattito.