Quei no vax che si paragonano ai partigiani manipolano la Storia

- di: Redazione
 
Quando assistiamo ad esibizioni oratorie sconclusionate, soprattutto se vengono puntellate con paragoni e definizioni che sconcertano, si ricorre spesso ad una formuletta che sottolinea la resa a braccia levate davanti a questi spettacoli. È quando parliamo di 'senso del ridicolo', un confine che non si dovrebbe mai superare, anche se si ritiene di essere nel giusto e di dovere, quindi, difendere le proprie idee sino alla fine.
Sarebbe bene che, a farne tesoro, fosse il professore Ugo Mattei, docente universitario, ma non per questo autorizzato a spericolati paragoni, come fa quando parla a sostegno dei ''no qualcosa'', dai no vax ai no green pass, ma anche ai no decenza.

Quei no vax che si paragonano ai partigiani manipolano la Storia

Mattei è persona intelligente, ma, quando parte per la tangente, perde ogni cautela e cade in una sorta di celebrazione dell'assurdo, soprattutto se, ad esclusivo uso e consumo dei tanti ''no qualcosa'', si avventura in originali descrizioni del travagliato momento storico che stiamo vivendo. Uno scenario che carica di significati estremi, certo convinto della loro fondatezza.
Il primo di questi arditi artifici retorici l'ha utilizzato, parlando a Torino ad un migliaio irriducibili ''no qualcosa'' (che almeno protestano, ma senza stravolgere la Storia, modificandola a dispetto della realtà), quando si è lanciato in un paragone che sarebbe offensivo, se non fosse comico, dicendo di sentirsi vicino, anzi eguale, ai dodici professori universitari che rifiutarono l'iscrizione al partito fascista e, per questo, si videro stroncata la carriera accademica.

Le due situazioni sono talmente lontane da non potere essere usate per un paragone che dovrebbe essere politico, almeno questa sembra l'intenzione di Mattei. La sostanza però è un'altra, perché quei professori si esposero, senza alcuno scudo, alle rappresaglie di un regime che era dittatoriale, mentre il professore Mattei non ci sembra corra questa rischio, né pare abbia annunciato di volere rinunciare al suo incarico, in coerenza con la sua opposizione al, parole sue, ''regime draghista'' al quale quello fascista era ''molto simile''.

Non pensiamo occorrano altri commenti, se non ripetere, per l'ennesima volta, che tutte le battaglie meritano di essere combattute se si hanno idee e convinzioni. Ma almeno che si facciano senza cadere nel ridicolo, perché - come ha fatto Mattei davanti ad un uditorio che forse non ne ha totalmente condiviso le arditezze oratorie - un conto è dire di non accettare vaccini e obblighi per motivazioni morali ancor prima che scientifiche (l'oratore insegna ben altro), un altro è correre pericolosamente lungo il crinale del paradosso, autodefinendosi come il vessillifero della nuova ''Resistenza'' contro un governo liberticida. Padronissimo di pensarlo (chi non ha mai sognato di avere superpoteri, tonnellate di oro o di eccellere in tutti gli sport, ma tutti per davvero?), ma paragonarsi a chi per la libertà del Paese e la democrazia ha impugnato le armi mettendo in gioco la propria vita quotidianamente è un'offesa della Memoria.

Ora, dal professore Mattei, che ha annunciato di avere fondato il comitato di liberazione nazionale, ci aspettiamo vere azioni di protesta, che siano il segnale del suo sdegno verso chi lo sta opprimendo con l'abuso delle proprie prerogative. Magari, se non crede più nello Stato, potrebbe cominciare a fare un passo indietro, partendo dall'insegnamento; magari potrebbe potrebbe farne uno in avanti portando in tribunale il governo oppressore a cominciare dal ''gerarca'' Mario Draghi e dai suoi capimanipolo. E che sua un giudice a decidere se lui, Mattei, è un eroe e l'altro, Draghi, un dittatore.
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