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Nicaragua, alle frontiere stop a Bibbie e giornali

- di: Bruno Coletta
 
Nicaragua, alle frontiere stop a Bibbie e giornali
Nicaragua, alle frontiere stop a Bibbie e giornali
Una lista di oggetti “proibiti” che sembra uscita da un manuale di controllo: stampati, testi religiosi, perfino droni e fotocamere. E la domanda rimbalza tra viaggiatori e ONG: chi decide cosa possiamo leggere mentre attraversiamo un confine?

(Foto: Il dittatore del Nicaragua, Daniel Ortega, con la moglie Murrillo che ha indicato come suo successore).

Una frontiera che “seleziona” le parole

Entrare in Nicaragua, per chi arriva soprattutto via terra, potrebbe significare una cosa in più da dichiarare oltre al passaporto: il contenuto della borsa. Secondo ricostruzioni riportate da media indipendenti nicaraguensi e conferme raccolte da organizzazioni internazionali, alle frontiere sarebbe stata introdotta una nuova (o comunque irrigidita) regola: niente Bibbie e, più in generale, niente materiale stampato come libri, riviste e giornali.

Non è solo una questione religiosa. È anche — e forse soprattutto — una questione di circolazione dell’informazione. Perché se la carta diventa “sensibile”, allora qualsiasi storia, analisi o cronaca può finire nella categoria che il potere preferisce non far entrare.

Da dove nasce la notizia e cosa dicono i trasporti

La misura è emersa attraverso segnalazioni diffuse da testate indipendenti del Paese e si è materializzata, in modo molto concreto, in avvisi esposti nelle aree di partenza di una compagnia di autobus molto usata sulla rotta tra Costa Rica e Nicaragua. La società citata nelle ricostruzioni è Tica Bus, che collega San José a Managua.

A rendere la vicenda più solida (e meno “voce di corridoio”) sono le conferme riportate da Christian Solidarity Worldwide (CSW), che dice di aver parlato con rappresentanti della compagnia in diversi Paesi della regione. In una di queste conferme, la regola viene riassunta senza giri di parole: “Non è consentito l’ingresso di Bibbie, giornali, riviste, libri di alcun tipo”.

Nella lista degli oggetti problematici, oltre agli stampati, compaiono anche fotocamere e droni (e, più in generale, dispositivi usati per documentare e riprendere). Un dettaglio che sposta l’asse: non si parla soltanto di culto, ma anche di immagini, testimonianze e controllo della narrazione.

La stretta nella “cornice” Ortega-Murillo

Il Nicaragua è guidato dal fronte sandinista con Daniel Ortega e Rosario Murillo al vertice del potere. Negli ultimi anni, secondo numerose organizzazioni per i diritti umani e osservatori internazionali, lo spazio civico si è ristretto: media sotto pressione, organizzazioni chiuse, opposizione e voci critiche costrette spesso all’esilio.

In questo scenario, un divieto alla frontiera non è un gesto isolato: è una tessera che si incastra in un mosaico più ampio, dove lo Stato prova a filtrare ciò che entra (idee, parole, immagini) e chi può parlarne.

Libertà religiosa e processioni: la “normalità” che si restringe

CSW sostiene che il divieto si inserisca in un modello di pressioni sulle espressioni religiose non allineate, ricordando episodi di detenzioni arbitrarie e limiti alle celebrazioni pubbliche. Il punto politico, più che teologico, è questo: quando la fede diventa un fatto “ammesso” solo se compatibile con la linea ufficiale, la religione smette di essere un diritto e diventa una concessione.

La responsabile per le Americhe di CSW, Anna Lee Stangl, ha chiesto di revocare il divieto, definendo la restrizione preoccupante nel contesto attuale e invitando le autorità a fare marcia indietro.

Non solo Bibbie: la partita dell’informazione

Il nervo scoperto è la stampa. Vietare l’ingresso di giornali e riviste colpisce viaggiatori e turisti, certo, ma invia anche un segnale al Paese: l’informazione “esterna” è sospetta. E questo si somma a un dato più ampio: secondo organizzazioni internazionali e cronache degli ultimi anni, l’ecosistema mediatico nicaraguense ha subìto chiusure, pressioni amministrative e misure che rendono più difficile lavorare.

Non è un caso che il tema del controllo — dalle redazioni agli approvvigionamenti — ricorra spesso nelle analisi: persino la disponibilità di carta e inchiostro è stata indicata come leva di pressione in passato. Quando la frontiera blocca i giornali, insomma, non sta solo bloccando carta: sta testando un perimetro.

L’effetto pratico: cosa cambia per chi viaggia

Per chi entra nel Paese via terra (turisti, lavoratori, studenti, famiglie transfrontaliere), la conseguenza è immediata: controlli più severi e rischio di dover lasciare o consegnare oggetti considerati vietati. In particolare, le segnalazioni parlano di attenzione specifica su:

  • Bibbie e testi religiosi;
  • libri, giornali e riviste stampati;
  • fotocamere e droni (in alcuni avvisi citati come proibiti).

Un elenco che, letto tutto insieme, suona come una regola scritta per ridurre due cose: ciò che si legge e ciò che si può documentare.

Perché questa misura pesa anche fuori dal Nicaragua

La storia interessa anche oltre i confini nazionali per un motivo semplice: i divieti sui testi e sugli strumenti di ripresa sono un indicatore sensibile dello stato di salute di libertà di espressione e diritti civili. Quando un governo decide che un viaggiatore non può portare con sé una Bibbia o un giornale, la questione non è più “cosa c’è in valigia”. È chi decide cosa può circolare.

 
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