Far bene l'amore fa bene all'amore, e anche al Paese

- di: Redazione
 
Uno slogan di molti anni fa diceva, per promuovere una marca di profilattici, che fare sesso bene fa bene alla salute emozionale della coppia, senza distinzione di sesso, razza, colore (anche politico) e altri elementi di differenziazione. Su questo, crediamo, si potrebbe essere tutti d'accordo perché, chiusa per fortuna l'epoca dell'amore bacchettone ('non lo fo per piacer mio, ma per dare figli a Dio', ricamavano le nostre bisnonne sulle camicie da notte che indossavano prima di mettersi a letto, accanto al marito), abbiamo preso consapevolezza del fatto che l'atto sessuale non deve essere demonizzato, trattandosi di una cosa assolutamente normale, di cui certo non ci si deve vergognare o, peggio, affrontare tra timori e piccole fobie.
Sarebbe bene, quindi, che, guidando la classifica dei Paesi a più bassa natalità, l'Italia riprenda le ''buone abitudini'', nemmeno tanto lontane nel tempo, quando (era il 1975) dalle nostre parti nascevano un milione e mezzo di bambini, contro gli appena 400 mila di oggi.

Far bene l'amore fa bene all'amore, e anche al Paese

Che sia caduta la voglia di fare sesso? Crediamo di no, anzi ne siamo certi.
Solo che, prima di ''lavorare'' per mettere al mondo un figlio o una figlia le coppie ci pensano, anche troppo, non sentendosi pronti o attrezzati per sostenere il peso delle difficoltà che vive la società contemporanea. Un consesso - la società - dove a prevalere sono le ragioni dell'affermazione personale, del lavoro, che cancellano la voglia di creare una famiglia in senso canonico, con due genitori (papà e mamma, papà e papà, mamma e mamma: chi se ne frega!) che, sui figli, riversano tutto l'amore possibile.
E' qui che lo Stato, almeno il nostro, sta mancando nel suo mandato di garantirsi un futuro in termini di demografia, facendo spallucce ad una situazione economica e sociale che certo non invoglia a mettere su famiglia o ad allargarla. Volete fare dei figli? Beh, sono fatti vostri. E se lo Stato pensa di esaurire il suo compito con qualche bonus, qualche regalia a pioggia, sbaglia, perché le nostre famiglie - soprattutto quelle di più recente formazione - hanno bisogno di garanzie per il futuro, devono essere rassicurate sul fatto che le prossime leggi o normative non puniranno coloro che vogliono avere figli, per mero egoismo, per volere garantire continuità alla stirpe o solo per atto d'amore.

La denatalità è un fenomeno che ci portiamo dietro da anni e che non possiamo certo attribuire al governo in carica, essendo la questione talmente vecchia da essersi sedimentata, diventando, nel pensiero comune, come una parabola discendente che non avrà fine. Un'idea formalmente fondata, ma sostanzialmente inesatta perché anche ad essa si può porre rimedio. E' il come che è difficile, perché in Italia non è facile replicare modelli applicati in altri Paesi (come la Francia), vuoi per retaggi culturali, vuoi anche per le diverse situazioni economiche.
Per aiutare il Paese a crescere dal punto di vista demografico poco è stato fatto, diremmo quasi nulla, scaricando sulle spalle delle famiglie il peso di un ''allargamento'', cui poco giovano soldini dati a mo' di risarcimento per le spese affrontate e non certo come un solido gradino su cui poggiare le finanze domestiche.

Ma qualcosa sta muovendosi. Almeno a detta de Il Foglio che attribuisce al ministro Giancarlo Giorgetti un progetto che, a prima vista, potrebbe anche essere foriero di effetti positivi. Secondo il quotidiano, Giorgetti sta pensando di mettere sul tavolo una forte riduzione delle imposte a carico delle famiglie quantificabile in diecimila euro all'anno di tasse cancellate sino a quando il figlio o la figlia finiranno il loro ciclo di studi, anche universitari. Un balzo rispetto a quanto le famiglie risparmiano oggi (950 euro all'anno fino ai 21 anni). E questo senza limiti di reddito, con una misura quindi universale, che non farebbe differenza tra ricchi e non abbienti. Se il progetto andrà in porto o si dimostrerà un esercizio per analisti ed economisti si vedrà. Comunque, è già qualcosa su cui ragionare.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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