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Rafa Nadal dà addio al tennis: "È il momento giusto"

- di: Barbara Bizzarri
 

È stata la cronaca di un ritiro annunciato, quella di Rafael Nadal: un addio al tennis di cui parlava da due anni, anni in cui il suo fisico già provato non ha più risposto come prima, un’ipotesi diventata certezza in tutte le interviste degli ultimi mesi: “Al 99% il 2024 sarà la mia ultima stagione, ma non ne sono sicuro”, diceva. Nessuno come lui ha lottato contro ogni evidenza, da quando a 19 anni un medico tentò di togliergli ogni illusione: “Sindrome di Müller-Weiss - aveva sentenziato - una malattia molto rara e degenerativa, caratterizzata dalla frammentazione e dalla necrosi dello scafoide tarsale. Lei non può più giocare a tennis”. Una diagnosi che non lo ha mai fermato mentre quando elencava i malanni e gli interventi subiti era un calvario: ginocchio, coscia, anca, spalle, schiena, addominali, gomito, mano, polso. Come spiegava Mats Wilander: "Lui non ha un infortunio, lui è un giocatore infortunato". Poi c’erano tutti i suoi tic, dalle bottigliette disposte con precisione millimetrica alla giusta sequenza per asciugarsi il sudore con il polsino ed erano perfino intervenuti i neurologi a spiegare queste forme maniacali- ossessive. E lui, Rafa, negli ultimi tempi dalle sembianze sempre meno di trentottenne in una sorta di accelerazione temporale diceva: "Non sono superstizioso né schiavo della routine, quelli che voi chiamate tic sono modi per riordinare la mia testa e silenziare le voci interiori, sia quella che mi dice che perderò, sia quella più pericolosa che mi assicura che vincerò". Alcuni sui social lo invitano ironicamente a fare la quarta dose del sacro siero inoculato a forza: è più di un dubbio ma nessuno adombra il tabù assoluto dei nuovi anni Venti: “Avevo un forte dolore, anche durante la premiazione. Avevo difficoltà a respirare bene, bisogna capire se si tratta del costato o di altro. Quando respiro, quando mi muovo, sento un dolore acuto, come se avessi un ago piantato per tutto il tempo. Un dolore che mi limita molto proprio perché coinvolge la respirazione”, dichiarò nel 2022, dopo la finale di Indian Wells.

Da allora la parabola discendente diventa più veloce e culmina in un video affidato a Instagram, in cui il leggendario tennista spagnolo ringrazia il suo pubblico annunciando che la Finale di Coppa Davis a Malaga dal 19 al 24 novembre sarà il suo ultimo torneo da tennista professionista. “La verità - dice mentre scorrono le immagini della sua straordinaria carriera - è che sono stati anni difficili, gli ultimi due in particolare, non riuscivo a giocare senza limitazioni. È una decisione molto sofferta per me e che mi ha richiesto del tempo. Ma in questa vita tutto ha un principio e una fine. E credo che sia giunto il momento di mettere il punto a una carriera lunga e molto più vincente di quanto potessi immaginare. Voglio ringraziare l’industria del tennis, tutte le persone che operano in questo sport, i miei compagni per tanti anni, soprattutto i miei grandi rivali. Ho trascorso molte ore con loro e ho vissuto tanti momenti che ricorderò e porterò con me per il resto della mia vita. La famiglia è tutto per me. Penso che mia madre abbia fatto tutti i sacrifici che doveva fare affinché avessimo sempre tutto. Ringrazio mia moglie Mary, stiamo insieme da 19 anni. Grazie per tutto quello che hai fatto. Penso che tu sia stata la compagna di viaggio perfetta durante tutti questi anni della mia carriera. Tornare a casa e vedere ogni giorno come sta crescendo mio figlio, è stata la forza che mi ha davvero tenuto in vita e dato l’energia necessaria per continuare. Con mia sorella abbiamo sempre avuto un rapporto incredibile.  Ringrazio mio zio, che è il motivo per cui ho iniziato a giocare a tennis. Penso che grazie a lui anche io ho potuto superare tante situazioni della mia carriera sportiva, mentre mio padre credo sia stato per me fonte di ispirazione in tutto e per tutto. Penso che sia stato un esempio di impegno, di miglioramento. Mille grazie quindi a mio padre in un modo molto, molto speciale. E infine grazie a voi. Non ho modo di ringraziarvi abbastanza per tutto quello che mi avete fatto provare in questi anni. Mi avete dato l’energia di cui avevo bisogno in ogni momento. Davvero, tutto ciò che ho vissuto è stato un sogno diventato realtà. Vado via con la serenità di aver dato il massimo, di essermi impegnato sempre in tutti i sensi. Non posso che concludere dicendo mille grazie a tutti e arrivederci, a presto”.

Innumerevoli i commenti delle altre star del tennis, da Sinner (“il suo ritiro è una notizia triste per tutto il mondo del tennis e non solo. Naturalmente sappiamo tutti che giocatore è stato, e che lezioni ha insegnato a noi giovani su come comportarci in campo, come affrontare le situazioni dure”) a Federer (“è stato un onore”) a Novak Djokovic, con cui si è battuto al secondo turno di un Roland Garros in formato olimpico nell’afa parigina di fine luglio, in cui una gloriosa rimonta non ha però oscurato la sensazione dolorosa di un’epoca d’oro del tennis giunta alla fine. E proprio Nole ha commentato così l’annuncio del ritiro dell’amico-rivale, “Rafa, un solo post non è sufficiente per esprimere il rispetto che ho per te e per quello che hai fatto per il nostro sport. Hai ispirato milioni di bambini a iniziare a giocare a tennis e credo che questo sia probabilmente il più grande risultato che si possa desiderare. La tua tenacia, la tua dedizione, il tuo spirito combattivo saranno d'insegnamento per decenni. La tua eredità vivrà per sempre. Solo tu sai cosa hai dovuto sopportare per diventare un'icona del tennis e dello sport in generale. Grazie per avermi spinto al limite tante volte nella nostra rivalità così da avermi influenzato maggiormente come giocatore. La tua passione per rappresentare la Spagna è sempre stata notevole. Ti auguro il miglior addio possibile a Malaga con la squadra spagnola di Coppa Davis. Sarò presente di persona per rendere omaggio alla tua carriera stellare”.

Aldo Cazzullo, commentando l’uscita di scena di Nadal sul Corriere, ha scritto: “Rafael Nadal resterà nella storia non solo come un immenso tennista, ma come una persona buona, e come un punto di riferimento morale anche per chi non segue lo sport” e non è poco in un’epoca crudele, in cui arroganza e cinismo sembrano medaglie da appuntare al petto. “Dopo la vittoria nel penultimo slam, in Australia, rimontando due set a Medvedev, più giovane di dieci anni e più alto di tredici centimetri, il quotidiano spagnolo Marca titolò: "Quando una cosa ti sembra impossibile, pensa a Rafa. Ti penseremo spesso, Rafa”.

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