Elon Musk, con la consueta eleganza, da uomo più ricco del mondo e braccio destro e sinistro di Donald Trump in un delirio di onnipotenza s’inserisce senza pudore nelle vicende italiane e pronuncia su X, che è suo, un netto “these judges need to go”. Ossia “questi giudici debbono andarsene”, riferendosi ai giudici della sezione immigrazione del tribunale di Roma, che hanno annullato i trattenimenti dei sette migranti trasferiti in Albania, rinviando alla Corte di giustizia europea per chiarimenti sulla corretta interpretazione delle direttive.
Le manone di Musk sull’indipendenza dell’Italia
Un intervento, quello di Musk, che oggettivamente non era avvenuto mai prima, perché nessuno si era permesso di mettere in dubbio e addirittura insultare la Costituzione italiana in merito all’indipendenza della magistratura. Né mai nessuno dei Paesi alleati aveva trattato in questo modo, da colonia, un Paese alleato. Il che la dice lunga con quali intendimenti imperiali e arroganti l’amministrazione Trump si pone nei confronti dei Paesi finora alleati.
Il Governo ha taciuto sulla vicenda, coprendosi con la foglia di fico che Musk è un libero cittadino americano e finora, formalmente, non ha incarichi di governo, né lo rappresenta. Ma, appunto, è una foglia di fico, come tutti hanno capito.
D’altronde, è anche comprensibile che la premier Meloni non voglia inimicarsi l’amministrazione americana all’inizio della presidenza Trump, tanto più che il personaggio è vendicativo. E a Meloni il messaggio minaccioso era già arrivato stamattina con l’intervista del Corriere della Sera a Steve Bannon, il megafono del movimento Maga da poco uscito di galera.
Insomma, il messaggio è chiaro: arrendersi all’arroganza o perire (politicamente).
Ma questi silenzi non giovano all’autorevolezza delle Istituzioni italiane, che peraltro rappresenta da sempre un problema nella nostra storia. E, come noto, dalla presenza di istituzioni affidabili, autorevoli e rispettate deriva molto delle possibilità di crescita di un Paese. Ne sono convinti anche i sapienti di Stoccolma, che quest’anno hanno assegnato il Premio Nobel a tre economisti che nella loro vita hanno studiato a fondo questo legame, giungendo alla conclusione che ci sia una stretta relazione.