Biglietti esauriti in dieci minuti? Solo per finta
Ore 10:00, si apre la vendita online. Ore 10:03, non ci sono più biglietti. L’annuncio è trionfale: sold out. Ma basta andare al concerto, settimane dopo, per vedere file intere vuote, settori oscurati, spalti tappati da teli neri. È qui che si apre la crepa: se era tutto esaurito, dov’è finito il pubblico?
Lo spettacolo dei finti sold out
Il trucco sta tutto nella distribuzione iniziale: solo una quota minima dei biglietti viene messa davvero in vendita al pubblico. Il resto? Finisce in pacchetti VIP, circuiti di secondary ticketing, pre-sale riservate, piattaforme di rivendita mascherata. In molti casi, si gonfiano le cifre, si chiudono settori interi per “riempire” dopo, si distribuiscono biglietti a prezzi stracciati ai soliti noti.
Il grande inganno della prevendita
Chi gestisce il gioco sono le agenzie di ticketing, in combutta con promoter e management. Le vendite iniziano in realtà giorni prima, con link riservati ai fan club, alle banche, agli sponsor. Poi arrivano le piattaforme secondarie, che acquistano blocchi di biglietti per rivenderli a prezzo maggiorato. Quando la vendita ufficiale parte, il pubblico vede solo le briciole.
Intanto, sui social, si costruisce la narrazione: “Biglietti finiti in 4 minuti”, “Fan in delirio”, “Evento imperdibile”. Ma è marketing, non cronaca. È la messa in scena di un successo che spesso non esiste. Perché intanto, mentre il sold out è sbandierato ovunque, su altre piattaforme i biglietti continuano a comparire – a volte perfino sotto costo.
Un mercato senza regole, dove tutto è lecito
Il vero nodo è che il mercato della musica live non è regolamentato. Non esiste un'autorità di controllo indipendente. Non c'è trasparenza sulle percentuali di vendita reale, nessun obbligo di dichiarare quanti biglietti vengono regalati, scontati, o usati per operazioni promozionali. Il settore è una giungla dove ognuno fa quello che vuole, senza dover rendere conto a nessuno.
Le istituzioni tacciono. Le norme esistenti – come quelle contro il bagarinaggio online – vengono aggirate con facilità. Le grandi piattaforme internazionali hanno sedi estere e agiscono fuori dalla giurisdizione italiana. Il risultato è un far west dove il più forte detta le regole, e il pubblico resta all’oscuro.
Artisti sotto ricatto, pubblico illuso
A perdere davvero sono due soggetti: gli artisti e il pubblico. I primi vengono convinti a suonare in palazzetti o stadi fuori portata, perché “fa immagine”. Quando la prevendita non decolla, il management tampona: acquisti interni, sconti massicci, biglietti regalati a scolaresche, influencer, dipendenti di società partner. L’importante è far sembrare che sia tutto pieno.
Il secondo a essere beffato è il pubblico. I fan cercano di acquistare il primo giorno, non trovano nulla, pensano che sia tutto esaurito. Poi scoprono che, all’ultimo momento, appaiono ticket scontati. Oppure vanno al concerto e si trovano a cantare tra sedie vuote. Pagano per uno show che doveva essere epico, ma somiglia a una prova generale.
La bolla della musica live
Il sistema regge finché i conti tornano. Ma sempre più spesso, gli artisti emergenti si ritrovano con debiti dopo concerti “sold out”. I biglietti venduti a 60 euro all’inizio vengono rivenduti a 10 euro nei giorni finali. Il pubblico inizia a dubitare. E il meccanismo, come ogni bolla, rischia di esplodere.
Chi osa denunciare finisce isolato. Gli artisti che scelgono venue più piccole vengono accusati di essere in calo. Chi pretende trasparenza perde sponsor. I giornalisti che sollevano il problema, spesso, si vedono chiudere le porte in faccia. È un sistema che si autoalimenta, ma non regge sul lungo periodo.
L’illusione al centro dello spettacolo
Anche i fan hanno una parte di responsabilità, spesso inconsapevole. Condividono la grafica del sold out, rilanciano la narrativa della folla, celebrano il mito. Ma poi si lamentano dei prezzi alti, dell’organizzazione carente, delle code interminabili per un evento che, alla fine, si rivela molto meno affollato di quanto promesso.
Il desiderio di “esserci” vince sulla voglia di verità. E intanto l’industria del live alimenta un mostro fatto di finzione, marketing aggressivo, venue sovrastimate e illusioni ottiche. Si vende immagine, non esperienza. E in questo mercato selvaggio, la realtà è l’unico vero assente.