Diciannove morti a Dnipro, la guerra colpisce le scuole. Raid russi seminano terrore in Ucraina
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

Un bombardamento russo ha colpito la città ucraina di Dnipro, provocando almeno diciannove vittime e quasi trecento feriti. L’attacco, tra i più gravi delle ultime settimane, ha coinvolto aree residenziali e infrastrutture civili, inclusi diversi edifici scolastici. Il sindaco della città, Borys Filatov, ha parlato di “una notte di terrore, con l'intero sistema di difesa aerea che non è riuscito a contenere la potenza del fuoco russo”. Le sirene hanno suonato a lungo, seguite da una raffica di esplosioni che hanno scosso l’intera regione centrale del Paese.
Diciannove morti a Dnipro, la guerra colpisce le scuole. Raid russi seminano terrore in Ucraina
Uno degli aspetti più scioccanti di questo attacco è la distruzione di diciannove istituti scolastici. Alcuni erano ancora aperti per i corsi estivi o ospitavano centri di assistenza per le famiglie sfollate. Le immagini diffuse dalle autorità locali mostrano aule sventrate, banchi rovesciati e giochi sparsi tra le macerie. “Hanno colpito i luoghi dove crescono i nostri figli, è un crimine contro l’umanità”, ha detto un’insegnante in lacrime ai media locali. Molti bambini, pur non essendo presenti al momento dell’attacco, sono rimasti traumatizzati dall’evento. Gli psicologi sono già al lavoro per assistere i minori coinvolti, ma il dolore collettivo è tangibile in ogni quartiere colpito.
La risposta di Kiev: “Pagheranno per ogni vita spezzata”
Il presidente Volodymyr Zelensky ha reagito con parole durissime: “Pagheranno per ogni bambino, ogni madre, ogni anziano che hanno ucciso. L’Ucraina non dimentica e non perdona”. L’attacco arriva in un momento di crescente pressione internazionale, mentre i paesi occidentali discutono un ulteriore rafforzamento degli aiuti militari e dell'invio di sistemi difensivi avanzati. Zelensky ha rinnovato l’appello agli alleati per forniture urgenti di armi antiaeree, in particolare batterie Patriot e radar di ultima generazione. Secondo il governo ucraino, gli attacchi missilistici su Dnipro sono la dimostrazione che Mosca non intende arretrare, ma al contrario alza il livello dello scontro puntando sulle città lontane dal fronte.
Mosca tace, l’Occidente alza la voce
Da parte russa non è arrivata alcuna dichiarazione ufficiale. Il silenzio del Cremlino, accompagnato da una campagna di disinformazione sui canali televisivi russi, è stato interpretato a Kiev come un’ammissione implicita della volontà deliberata di colpire obiettivi civili. L’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno condannato l’attacco con fermezza, definendolo “un atto barbaro”. Il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha parlato di “un’escalation che dimostra come l’aggressione russa non conosca limiti morali”. Fonti diplomatiche riferiscono che l’episodio sarà oggetto di una sessione straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell’ONU nelle prossime ore, anche se resta improbabile una risoluzione vincolante a causa del veto russo.
La città resiste, ma la popolazione è allo stremo
Nonostante la violenza dell’attacco, la città di Dnipro non si è fermata. I soccorsi sono intervenuti con tempestività e molte strutture di emergenza sono state attivate durante la notte. I vigili del fuoco hanno lavorato per ore tra le macerie, mentre medici e volontari si sono mobilitati per fronteggiare l’emergenza sanitaria. Tuttavia, la popolazione è stremata. Molti abitanti hanno passato la notte nei rifugi sotterranei e nelle stazioni della metropolitana, dove mancano ormai i beni essenziali. La tensione psicologica, dopo più di due anni di guerra, è ormai diventata una condizione permanente.
Un attacco che cambia la narrazione del conflitto
Il bombardamento di Dnipro segna un passaggio simbolico e strategico nella guerra in Ucraina. Colpire al centro del Paese, in zone apparentemente lontane dal fronte, rappresenta un tentativo di destabilizzare il morale nazionale e costringere il governo ucraino a rivedere le priorità difensive. Ma può anche rivelarsi un errore di calcolo. La comunità internazionale si mostra sempre più compatta nel sostegno a Kiev, e la brutalità dell’attacco rafforza l’idea, in molte cancellerie europee, che sia giunto il momento di fornire non solo difesa, ma anche deterrenza. Dnipro diventa così il nuovo simbolo di una guerra che non conosce tregua, e che continua a colpire nel profondo il cuore di una nazione ferita, ma non vinta.