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Un intero borgo affittato per amore: accade in Umbria

- di: Vittorio Massi
 
Un intero borgo affittato per amore: accade in Umbria
A Monteleone di Spoleto nozze-spettacolo tra storia e charme. La sindaca: “Siamo pronti a ospitare eventi di lusso e simbolo”. Ecco come un piccolo paese punta a un grande futuro.

Un matrimonio come nessun altro

In Umbria non si affitta solo una villa o un castello: si affitta l’intero paese. È accaduto a Monteleone di Spoleto, in provincia di Perugia, dove una coppia romana – Angelo e Penelope, nomi che evocano già da soli epica e romanticismo – ha scelto di celebrare il proprio matrimonio circondati non solo da parenti e amici, ma dall’anima stessa di un borgo medievale.

Non è una trovata da VIP internazionali alla Jeff Bezos, ma una storia profondamente italiana, di ritorni, radici e visione. E per il piccolo comune montano può essere l’inizio di una trasformazione radicale.

“Abbiamo accolto questo evento come un dono e un’opportunità. Angelo e Penelope hanno legami familiari con il nostro borgo, ma hanno voluto renderlo protagonista anche del loro futuro”, ha dichiarato la sindaca Marisa Angelini.

Dove la promessa d’amore diventa patto con la storia

Dopo la cerimonia religiosa celebrata nella chiesa seicentesca di San Michele Arcangelo, a Gavelli, gli sposi hanno rinnovato le loro promesse nel cuore di Monteleone, sopra la storica Pietra del Contratto, in Piazza del Mercato.

Un luogo fortemente simbolico: nei secoli passati vi si stipulavano accordi agricoli e commerciali, oggi suggella una nuova alleanza, quella tra tradizione e futuro, tra identità e turismo esperienziale.

Il ricevimento, allestito tra il corso Vittorio Emanuele, piazza del Teatro e piazza del Mercato, ha trasformato il borgo in una location immersiva, con scorci scenografici e atmosfere d’altri tempi. L’evento ha coinvolto strutture ricettive, ristoratori, artigiani e l’intera comunità.

“Non abbiamo affittato solo spazi, ma l’anima del paese. È un modello che funziona perché autentico”, ha commentato la sindaca.

Un laboratorio per il turismo del futuro

La scommessa di Monteleone è chiara: fare del wedding experience una leva per il rilancio del territorio. Ma non si tratta di ospitare eventi qualsiasi.

“Parliamo di progetti personalizzati, esclusivi, che rispettano l’identità culturale del luogo e la valorizzano”, ha spiegato Angelini.

Il comune – già noto per la disputa con il Metropolitan Museum of Art di New York sulla biga etrusca del VI secolo a.C. – punta a costruire un brand territoriale che unisca eleganza, storia e autenticità.

“Siamo una comunità piccola ma determinata. Non ci interessa diventare un luna park per influencer, ma un punto di riferimento per chi cerca emozioni vere, in luoghi veri”, ha ribadito la sindaca.

Dalla biga alla bellezza diffusa

Il legame con il passato, a Monteleone, non è folclore ma leva strategica. La biga, simbolo identitario espropriato, è oggi al centro di una nuova narrazione.

“Vogliamo riportarla idealmente qui, nei cuori e negli sguardi di chi visita il borgo. Ogni evento che richiama la sua storia rafforza la nostra voce nel mondo”, afferma il presidente della Pro Loco, Carlo Vagnetti.

Il recente matrimonio ha fatto da apripista: è già in corso la definizione di un protocollo d’intesa tra Comune, Regione e operatori locali per realizzare una “charme destination” su misura, con un portale multilingue, itinerari esperienziali e pacchetti personalizzati per cerimonie, anniversari ed eventi culturali.

Il progetto – che potrebbe entrare nella nuova programmazione turistica dell’Umbria – punta a intercettare le nicchie ad alta spesa del mercato europeo e nordamericano.

Quando l’ospitalità diventa narrazione

Il successo di Monteleone non sta solo nell’aver messo a disposizione location pittoresche, ma nell’aver cucito una narrazione coerente, tra architettura, paesaggio e relazioni umane.

“Chi viene qui, non cerca solo un luogo bello: cerca un senso. E noi glielo offriamo, insieme a una comunità vera”, racconta Maria Antonietta Pazzaglia, titolare di una delle strutture coinvolte.

Il modello è replicabile? Forse. Ma serve una regia pubblica forte e condivisa. Non basta “mettere in vetrina” il borgo: bisogna viverlo, farlo parlare, coinvolgere chi ci abita.

“Non vendiamo il paese, lo raccontiamo. E lo condividiamo per un giorno, o per sempre”, chiosa Angelini.

Da periferia a laboratorio di futuro

Nel silenzio delle montagne, Monteleone alza la voce. Non per gridare, ma per farsi sentire. In un’Italia dei borghi spesso abbandonati o ingessati nel ricordo, questo piccolo comune dell’Appennino umbro ha fatto qualcosa di radicale: ha trasformato un matrimonio in una visione.

La cerimonia di Angelo e Penelope non è solo cronaca rosa. È un segnale. Di come le periferie possano diventare avamposti del futuro, a patto di avere coraggio, identità e un progetto condiviso.

Il prossimo passo? “Fare rete con altri borghi che condividono questa visione. Perché l’Italia dei matrimoni non sia solo una cartolina, ma una strategia culturale e di sviluppo”, ha concluso Angelini.

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