• Tutto con Bancomat. Scambi denaro, giochi ti premi.
  • Esprinet molto più di un distributore di tecnologia
  • Fai un Preventivo

Gaza, via a offensiva di terra: carri armati in campo, civili in fuga

- di: Jole Rosati
 
Gaza, via a offensiva di terra: carri armati in campo, civili in fuga
Gaza, offensiva di terra: carri armati e civili in fuga
Netanyahu ringrazia Trump. Israele parla di “solo l’inizio”, mentre cresce il rischio di crisi umanitaria senza precedenti.

Nella notte tra il 15 e il 16 settembre 2025 l’esercito israeliano ha lanciato un’operazione terrestre su Gaza City, segnando una nuova e più pericolosa fase del conflitto con Hamas. Carri armati dell’IDF hanno fatto ingresso non solo nella periferia nord-occidentale, ma anche lungo via Al-Jalaa, arteria centrale della città. Gli attacchi sono stati accompagnati da bombardamenti aerei e da un uso massiccio di droni ed elicotteri, con 37 raid in venti minuti poco prima della mezzanotte. Una fonte dello stato maggiore israeliano ha indicato che si tratta “solo dell’inizio” di un ciclo operativo più ampio.

Un’operazione terrestre che cambia la guerra

L’offensiva punta a smantellare le capacità militari di Hamas, a interrompere la rete di tunnel e a creare pressione per la liberazione degli ostaggi. La dottrina operativa combina avanzate corazzate, fuoco di saturazione dall’alto e incursioni mirate con unità leggere, con l’obiettivo di dividere i quartieri e neutralizzare i comandi locali.

Netanyahu e il sostegno americano

Il premier Benjamin Netanyahu ha espresso gratitudine per il sostegno “incrollabile” degli Stati Uniti. Il presidente americano ha nel frattempo chiarito che Israele non colpirà il Qatar, attore ritenuto essenziale nei canali negoziali. In parallelo, il segretario di Stato Marco Rubio, in visita a Gerusalemme, ha incontrato i familiari degli ostaggi definendo le loro storie “commoventi e strazianti” e ribadendo la necessità di un rilascio immediato: “Questa guerra è durata abbastanza. Hamas deve rilasciare tutti gli ostaggi: vivi e deceduti.” — Marco Rubio.

Mentre la diplomazia si muove, le stesse famiglie degli ostaggi hanno scelto la protesta: nella notte, centinaia di persone hanno sfilato verso la residenza del premier in Gaza Street a Gerusalemme, accusando il governo di non aver fatto abbastanza per riportare a casa i propri cari.

“Gaza sta bruciando”: la linea dura di Katz

Il ministro della Difesa Israel Katz ha descritto il quadro della notte in termini netti: “Gaza sta bruciando. L’IDF colpisce con pugno di ferro le infrastrutture terroristiche e i nostri soldati combattono per creare le condizioni per il rilascio degli ostaggi e la sconfitta di Hamas. Non ci arrenderemo e non torneremo indietro finché la missione non sarà completata.” — Israel Katz. Il messaggio è inequivocabile: l’operazione non si fermerà a breve.

Vittime e distruzioni: la città sotto assedio

Il bilancio della notte è pesante: almeno 62 morti secondo fonti mediche locali, soprattutto nell’area centrale di Gaza City. Colpiti i quartieri di Tel al-Hawa, Shati, Sabra e al-Daraj, oltre a Deir al-Balah nel centro della Striscia. Le immagini mostrano edifici abbattuti e strade ridotte a cumuli di macerie, con i soccorsi impegnati in ricerche tra i detriti.

La testimonianza di un giovane abitante di Gaza City rende la misura del trauma: “Le esplosioni scuotevano il terreno. Abbiamo visto tre case crollare una dopo l’altra e sentivamo voci sotto le macerie.” — residente di Gaza City.

Esodo e disperazione

L’avanzata dei mezzi e i bombardamenti hanno innescato una fuga di massa. Migliaia di civili hanno lasciato Gaza City in carovane dirette a sud, con strade notturne illuminate dai fari e dal bagliore delle esplosioni. In diversi quartieri restano solo poche famiglie, spesso anziani o persone impossibilitate a muoversi.

Dalla parrocchia latina della Sacra Famiglia, nel nord della città, padre Gabriel Romanelli ha descritto ore drammatiche: “Quartieri interi stanno evacuando. La gente è disperata, fugge con in mano pochissime cose. Nella nostra parrocchia ci sono sfollati e disabili: abbiamo pregato cantando lo Stabat Mater, mentre intorno cadevano le bombe.” — padre Gabriel Romanelli.

Voci critiche anche negli Stati Uniti

Pur a fronte del sostegno ufficiale a Israele, negli Stati Uniti crescono le perplessità. L’ex governatore di New York Andrew Cuomo ha invocato uno stop immediato: “La carneficina deve finire. Gli americani guardano con orrore a ciò che accade e credono che questa guerra sia durata fin troppo.” — Andrew Cuomo. Parole che riflettono un malessere diffuso nell’opinione pubblica, con manifestazioni parallele delle comunità ebraica e araba in numerose città.

Una crisi umanitaria in rapido deterioramento

Le stime parlano di circa 700.000 civili intrappolati nell’area metropolitana di Gaza City. Energia elettrica e acqua potabile scarseggiano, mentre gli ospedali, già sotto pressione, affrontano una carenza critica di medicinali e posti letto. Le organizzazioni internazionali chiedono corridoi umanitari sicuri per evacuare feriti e famiglie con bambini, ma le condizioni sul terreno rendono ogni movimento estremamente rischioso.

Rischi geopolitici e prospettive

  • Qatar sotto pressione: centrale nei negoziati sugli ostaggi, resta un punto sensibile dell’equilibrio regionale.
  • Variabili regionali: possibili ritorsioni e attivazioni di gruppi armati in altri teatri aumentano il rischio di escalation interconnessa.
  • Europa divisa: dichiarazioni di condanna dell’escalation ma assenza di una linea comune su tempi e modalità di un cessate il fuoco.
  • ONU in stallo: le riunioni d’urgenza non hanno prodotto decisioni vincolanti, con il rischio di paralisi diplomatica.

Il prezzo di una scelta

L’ingresso di mezzi corazzati nel cuore di una città densamente popolata è sempre un punto di non ritorno. Il calcolo strategico — “distruggere la minaccia e liberare gli ostaggi” — si scontra con costi umani altissimi e con il rischio di alimentare un ciclo di radicalizzazione che renderà più lontana la sicurezza stessa invocata come obiettivo.

Ogni maceria, ogni sfollato, ogni ferito alimenta una memoria collettiva che segnerà la regione per anni. È su questa linea sottile — tra sicurezza e tragedia — che oggi si gioca il futuro di Gaza e di Israele.

“È solo l’inizio”

“È solo l’inizio”, ripetono i vertici militari. Ma l’inizio di cosa? Di una vittoria tattica o di un conflitto senza fine? Le colonne di civili in fuga, gli ospedali sovraffollati e la protesta delle famiglie degli ostaggi suggeriscono che la guerra stia già sfuggendo al controllo dei suoi protagonisti. La domanda che resta è brutale: quante vite ancora prima che le armi tacciano?

Notizie dello stesso argomento
Trovati 26 record
Pagina
1
05/12/2025
Putin rilancia: Donbass o lo prendiamo con la forza
Putin ribadisce che il Donbass dovrà diventare russo, Trump allenta le sanzioni su Lukoil....
05/12/2025
Pace disarmata e disarmante, l’azzardo morale della Cei
Con una Nota Pastorale diffusa oggi, Conferenza episcopale italiana invita a “educare a un...
05/12/2025
Giovani in fuga dall’Italia: 630mila via in 13 anni
Dal 2011 al 2024 oltre 630mila giovani italiani hanno lasciato il Paese. Rapporto CNEL 202...
04/12/2025
Natale e Capodanno spingono il turismo: 4 milioni di arrivi dall’estero
Ministero del Turismo ed ENIT: impatto economico di 3,5 miliardi tra dicembre e gennaio
04/12/2025
Rimborsi pedaggio 2026: come cambia l’autostrada
Dal 2026 scattano i rimborsi pedaggio autostradale per cantieri e blocchi traffico. Regole...
Trovati 26 record
Pagina
1
  • Con Bancomat, scambi denaro, giochi e ti premi.
  • Punto di contatto tra produttori, rivenditori & fruitori di tecnologia
  • POSTE25 sett 720