Il "modello Caivano" si espande: otto nuove periferie nel piano del governo
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

L’accelerazione è arrivata nel corso di una riunione a Palazzo Chigi. Giorgia Meloni, con il piglio decisionista che caratterizza il suo governo, ha annunciato l’estensione del cosiddetto "modello Caivano" ad altre otto realtà periferiche italiane. Un piano di riqualificazione e sicurezza che, nelle intenzioni della premier, dovrà replicare l’intervento già avviato nel comune campano, trasformandolo in un paradigma nazionale per il recupero delle aree più degradate del Paese.
Il "modello Caivano" si espande: otto nuove periferie nel piano del governo
Il progetto avviato a Caivano è stato presentato dall’esecutivo come un esperimento pilota. Un intervento massiccio che ha visto il coinvolgimento diretto dello Stato in uno dei luoghi simbolo dell’abbandono istituzionale e della criminalità diffusa. Bonifiche, infrastrutture, sicurezza: una regia centralizzata per tentare di invertire la rotta e restituire spazi di vivibilità ai cittadini, con un’attenzione particolare ai giovani, considerati i veri protagonisti della rinascita.
Ora il governo punta a replicare l’operazione in altre otto periferie, individuate sulla base di parametri socio-economici e di emergenza criminale. Meloni ha spiegato che la logica dell’intervento sarà la stessa: “Non ci limitiamo a operazioni di facciata, ma siamo concentrati sulle cose utili, sugli interventi concreti per rispondere ai bisogni reali delle famiglie e delle nuove generazioni”.
Il nodo delle risorse e il ruolo delle istituzioni locali
Se il modello Caivano è stato sostenuto da un significativo impegno economico e da una forte presenza dello Stato, la vera sfida sarà garantire risorse adeguate e coordinamento istituzionale per un’azione su scala più ampia. L’esecutivo ha già stanziato fondi per la prima fase di intervento, ma la partita più complessa si giocherà sul coinvolgimento degli enti locali, chiamati a gestire il processo di trasformazione con strumenti amministrativi spesso inadeguati.
In questo senso, il governo Meloni ha insistito sulla necessità di un approccio verticale, in cui Palazzo Chigi, ministeri e prefetture abbiano un ruolo di regia per evitare inefficienze e dispersione di fondi. Un’impostazione che, inevitabilmente, rischia di entrare in collisione con le autonomie territoriali e con le amministrazioni locali di segno politico opposto.
Le reazioni politiche e il dibattito sulla sicurezza
L’annuncio del piano ha già acceso il dibattito politico. Le opposizioni denunciano il rischio di una gestione emergenziale, priva di una visione strutturale per le periferie italiane. Il Partito Democratico chiede che non si tratti di un’operazione spot, ma di un progetto di lungo periodo che garantisca investimenti costanti e non legati alla contingenza politica. Il Movimento 5 Stelle, invece, critica l’approccio securitario del governo, sottolineando come il solo aumento della presenza delle forze dell’ordine non basti a risolvere problemi di povertà ed emarginazione.
Meloni, dal canto suo, respinge le accuse e rivendica i risultati ottenuti a Caivano come dimostrazione della bontà della strategia: “La sicurezza è una precondizione per ogni intervento di sviluppo. Non si può pensare di ricostruire il tessuto sociale se prima non si garantisce ordine e legalità”.
Un banco di prova per la politica del governo
L’estensione del "modello Caivano" rappresenta, per Meloni, una sfida politica e amministrativa cruciale. Un’operazione che, se avrà successo, potrà essere utilizzata come bandiera in vista delle prossime scadenze elettorali, consolidando il profilo della premier come leader capace di intervenire concretamente nelle zone più difficili del Paese.
Ma il rischio di fallire è altrettanto elevato. Se le otto periferie selezionate non vedranno risultati tangibili in tempi rapidi, la narrazione del governo come risolutore del degrado urbano rischia di incrinarsi. E, con essa, la credibilità dell’intero piano di riqualificazione annunciato con grande enfasi.