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Meloni in Uzbekistan, strategia centroasiatica: accordi per 3 miliardi e diplomazia dell’energia

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Meloni in Uzbekistan, strategia centroasiatica: accordi per 3 miliardi e diplomazia dell’energia

La premier Giorgia Meloni prosegue il suo viaggio diplomatico nei Paesi dell’Asia centrale con una visita ufficiale in Uzbekistan. Accolta a Samarcanda dal presidente Shavkat Mirziyoyev, Meloni ha sottolineato l’importanza delle relazioni bilaterali e ha annunciato la firma di accordi di cooperazione per un valore complessivo superiore ai 3 miliardi di euro.

Meloni in Uzbekistan, strategia centroasiatica: accordi per 3 miliardi e diplomazia dell’energia

L’iniziativa rappresenta un nuovo tassello della strategia italiana nella regione, orientata a consolidare legami economici e politici con gli Stati ex sovietici, sempre più al centro delle dinamiche geopolitiche internazionali. “L’Italia crede in una cooperazione fondata sul rispetto reciproco e sullo sviluppo condiviso”, ha dichiarato la presidente del Consiglio al termine dell’incontro bilaterale.

Energia, infrastrutture e imprese nei dossier

Gli accordi firmati spaziano dai settori energetici a quelli infrastrutturali e industriali. Secondo fonti diplomatiche, tra i principali progetti figurano nuove linee logistiche tra Asia ed Europa, interventi di ammodernamento del sistema ferroviario uzbeko, cooperazione su tecnologie verdi e accordi tra imprese pubbliche e private per lo sfruttamento delle risorse minerarie ed energetiche. L’interesse italiano si concentra soprattutto sulla possibilità di diversificare le fonti di approvvigionamento energetico, in particolare gas naturale, uranio e terre rare, risorse abbondanti nella regione e sempre più strategiche nell’attuale contesto internazionale. ENI e SACE figurano tra gli attori coinvolti.

Una geopolitica della presenza alternativa alla Cina
Il viaggio della premier si inserisce in un contesto più ampio: l’Asia centrale è oggi un nodo cruciale della nuova geografia energetica e commerciale globale, contesa tra la crescente influenza della Cina, il ritorno della Russia e l’interesse di Paesi come Turchia, Iran e ora anche Italia. Meloni punta a costruire una presenza europea credibile e alternativa, capace di valorizzare le peculiarità storiche e culturali della regione, offrendo un modello di sviluppo “sostenibile, trasparente e non predatorio”. L’Italia intende dunque rafforzare la propria influenza sfruttando il suo know-how tecnologico e la capacità diplomatica, senza entrare in logiche conflittuali ma anzi cercando mediazioni e convergenze.

Dopo il G7, il test del protagonismo italiano

La missione uzbeka avviene in un momento cruciale per la politica estera italiana. Dopo il successo diplomatico del G7 in Puglia, la presidente del Consiglio vuole dimostrare che Roma può giocare un ruolo attivo non solo nel quadrante euroatlantico ma anche in quello eurasiatico. “Essere presenti qui significa essere presenti nel cuore del continente”, ha detto Meloni, evidenziando come lo sviluppo dell’Asia centrale sia direttamente collegato alla sicurezza energetica e alla stabilità politica dell’Europa. Il viaggio rappresenta anche un banco di prova per la coerenza strategica dell’azione di governo, che intende posizionare l’Italia come interlocutore privilegiato di nuovi partner.

Cooperazione culturale e diritti umani, un equilibrio delicato
Non mancano, però, i nodi critici. L’Uzbekistan è uno dei Paesi dell’area in cui le organizzazioni internazionali denunciano da anni gravi violazioni dei diritti umani, soprattutto in termini di libertà di stampa, diritti civili e condizioni carcerarie. Meloni ha affrontato con cautela il tema, parlando della necessità di “avanzare insieme anche sul terreno delle riforme democratiche”, ma senza mettere in discussione gli accordi economici. Nel pacchetto firmato rientrano anche progetti culturali e di formazione, pensati per favorire uno scambio più ampio tra i popoli e costruire una relazione basata non solo sugli interessi, ma anche sui valori. Un equilibrio sottile, che sarà messo alla prova dalla realtà dei fatti e dai futuri sviluppi regionali.

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