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Meloni celebra il legame con gli Usa, Tajani apre al presidente Trump sul Medio Oriente

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Meloni celebra il legame con gli Usa, Tajani apre al presidente Trump sul Medio Oriente

Nel cuore delle celebrazioni statunitensi a Villa Taverna, residenza dell’ambasciatore Usa a Roma, Giorgia Meloni ha colto l’occasione per ribadire con forza la profondità del rapporto tra Italia e Stati Uniti. «Siamo nazioni sorelle, condividiamo valori, storia e visione del mondo», ha dichiarato la presidente del Consiglio, sottolineando come Roma e Washington «parlino la stessa lingua su tante questioni».

Meloni celebra il legame con gli Usa, Tajani apre al presidente Trump sul Medio Oriente

Un discorso calibrato, che ha dato voce alla linea atlantista del governo e al ruolo centrale della compattezza occidentale nel contesto geopolitico attuale. Secondo Meloni, infatti, «l’unità dell’Occidente è una condizione imprescindibile per affrontare le grandi sfide del nostro tempo», tra cui la guerra in Ucraina e la stabilità in Medio Oriente.

Le parole di Tajani e il segnale al presidente Trump
La serata è stata anche un’occasione per misurare le intenzioni diplomatiche italiane, con il ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha esplicitamente evocato il presidente Donald Trump: «Sosteniamo gli sforzi di pace di Trump per il Medio Oriente», ha detto, in un passaggio che ha colpito per la sua nettezza. Una dichiarazione che assume rilevanza alla luce del nuovo assetto politico a Washington, con l’Italia che manifesta disponibilità a lavorare in sintonia con l’amministrazione Trump. È un’apertura che rafforza il legame bilaterale e conferma la volontà di dialogare con l’attuale leadership statunitense, senza esitazioni né ambiguità.

La presenza di Salvini e Mantovano, l’abbraccio istituzionale
Accanto a Meloni erano presenti anche il vicepremier Matteo Salvini e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, a conferma di un’adesione corale dell’esecutivo alla linea atlantica. L’ambasciatore statunitense Jack Markell Fertitta ha accolto calorosamente la delegazione italiana e ha rilanciato il concetto di partnership: «Italia e Stati Uniti possono contare l’uno sull’altro, nei momenti di sfida e nelle occasioni di crescita». Il ricevimento, accompagnato da un’atmosfera informale e da simboli della cultura americana, ha rinsaldato il clima di collaborazione e affinità politica, anche al di là delle diverse stagioni elettorali che attendono entrambi i Paesi.

Il colloquio con il Papa, focus su Ucraina e Medio Oriente
Poche ore prima della cerimonia a Villa Taverna, la premier aveva incontrato Papa Leone in Vaticano. Un incontro privato ma denso di contenuti politici, centrato in particolare sulla crisi ucraina e sul Medio Oriente. La convergenza tra Vaticano e Palazzo Chigi su alcuni dossier internazionali, dalla necessità del dialogo alla tutela dei civili nei teatri di guerra, emerge come punto di raccordo tra dimensione religiosa e responsabilità istituzionale. L’udienza con il Pontefice si inserisce nel mosaico delle relazioni internazionali che Meloni sta costruendo, con l’intento di tenere insieme coerenza euro-atlantica e dialogo globale.

Diplomazia e visione strategica
La giornata vissuta tra Vaticano e ambasciata Usa sintetizza il doppio binario della politica estera del governo Meloni: radicamento solido nell’Occidente e attenzione alle dinamiche multipolari. La scelta di partecipare in prima persona al 4 luglio, con una retorica calibrata su affinità storiche e missione comune, rappresenta un atto di politica simbolica e strategica insieme. Le parole di Tajani sul presidente Trump rafforzano l’idea di un’Italia pronta a interloquire con la Casa Bianca, mentre la visita al Papa ribadisce l’importanza di Roma come crocevia di spiritualità e geopolitica. In mezzo, resta la consapevolezza che la «lingua comune» con Washington non è solo linguaggio diplomatico, ma scelta di campo in un tempo di incertezza globale.

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