Conferenza stampa di fine anno - Una Giorgia Meloni a tutto campo spiega come cambierà l'Italia
- di: Redazione
Giorgia Meloni è politica troppo di lungo corso per lasciarsi condizionare dall'andamento della conferenza stampa di fine anno per darsi un buon voto. Perché, a dirla tutta, non è che le domande l'abbiano messa troppo in difficoltà, con forse qualche eccezione (come quando le è stato chiesto un parere sulle esternazioni pro-Msi di La Russa e Rauti). Nel senso che, tenuto conto che il governo è ancora all'alba, gli interrogativi posti dai giornalisti sono stati tutti su cose e argomenti che il premier ha saputo governare, rispondendo ''solo'' delle poche settimane da inquilina di Palazzo Chigi. Ma dire che non sia stata messa granché in difficoltà non significa che non abbia detto cose interessanti, alcune anche molto, come quando ha toccato il tema del presidenzialismo (o per meglio dire delle future modifiche all'attuale architettura delle istituzioni) sul quale ha detto di volere incidere e definire in questa legislatura. Un tema sul quale ritiene necessario un confronto con tutti, a patto di non vedere tattiche che hanno solo un fine dilatorio. Evitare quindi che ci si parli addosso solo per perdere tempo e lasciare tutto com'è ora.
Conferenza stampa di fine anno di Giorgia Meloni
Per essere chiara, Meloni ha detto di guardare al modello francese, ma di essere disponibile anche a parlare di qualche altra ipotesi, a patto che ci sia la volontà di volere fare. Come sempre accade in queste occasioni, gli argomenti toccati sono stati tantissimi e dalle risposte che Giorgia Meloni ha dato è emerso chiaramente il modello che ha in testa - con gli alleati, sui quali ha sparso miele a profusione, mettendo da parte tensioni e avventuristiche fughe in avanti, ''addolcite'' con la definizione di ''sfumature diverse'' - e che mettere alla base per cambiare un ''moloch'' che troppo spesso non cammina con la velocità degli italiani, che con esso si devono confrontare quotidianamente. Alcune delle domande sono state abbastanza scontate toccando temi di assoluta attualità e che il presidente del consiglio forse si aspettava, avendo risposte efficaci. Come quando, a chi le chiedeva un giudizio su quanto si sta scoprendo delle attività oscure in seno al Parlamento europeo, ha parlato di fragilità dell'istituzione, ma dicendo di irritarsi quando, dall'estero, si dipinge lo scandalo come ''italian job'', quando forse, ha detto sorridendo, trattandosi di una cosa che con il Paese non ha nulla a che vedere, riguardando uno schieramento politico, si dovrebbe parlare di ''socialist job''.
Spandendo sorrisi anche a chi cercava di metterla in difficoltà, Giorgia Meloni è tornata seria quando una giornalista russa le ha chiesto quali siano i sentimenti che uniscono l'Italia alla Russia, senza riferirsi, se non implicitamente, a quanto sta accadendo in Ucraina. Il presidente del Consiglio ha risposto dicendo che certi valori, a cominciare dalla libertà, non sono trattabili, soprattutto quando un Paese sovrano viene aggredito e si sta difendendo, dando prova di quanto i suoi abitanti lo amino. Quella della Russia, ha detto, è una guerra di aggressione, al di là di come (a Mosca) la si dipinga. Alcune delle affermazioni di Giorgia Meloni probabilmente saranno oggetto di valutazioni e, a seconda della ideologia, anche di critiche. Come quando ha detto che l'Msi ha avuto un ruolo importante, quando ha traghettato milioni di ''italiani sconfitti'' verso la democrazia, sottolineando anche quello che il partito che fece per combattere il terrorismo, come il suo essere schierato contro l'antisemitismo. ''L' Msi ha avuto un ruolo molto importante nella storia di questa nazione. Perché deve diventare ora impresentabile? Non mi piace questo gioco al rilancio, per il quale si debba fare sempre di più'', ha aggiunto.
Altri argomenti. Covid.19: ''Per come la vedo io credo che la soluzione siano sempre i controlli, continuano ad essere utili tamponi e mascherine, la privazione della libertà che abbiamo conosciuto in passato non credo sia efficace, lo dimostra quanto accaduto in Cina. Dobbiamo lavorare sulla responsabilità dei cittadini piuttosto che sulla coercizione''. Pnrr: premesso che con Draghi ''la staffetta ha funzionato'', ha detto che ''il grosso di quanto fatto per il Pnrr era programmazione e ora inizia la parte complessa, in cui questi obiettivi devono diventare cantieri: qui oggettivamente ci sono delle difficoltà'' perché ''il piano è stato scritto prima del conflitto in Ucraina. Quando le priorità erano diverse da quelle di oggi''. Intercettazioni: occorre evitare l’abuso e che intercettazioni senza alcuna rilevanza penale finiscano sui giornali solo per interessi politici o altro: ''Non credo sia giusto in uno stato di diritto. Abusi ci sono stati e vanno corretti''- Iran: quello che sta accadendo ''è inaccettabile e non intendiamo tollerarlo oltre, abbiamo sempre avuto un approccio dialogante ma, se queste repressioni non dovessero cessare e non si dovesse tornare indietro, l’atteggiamento dell’Italia dovrà cambiare, con quale provvedimento dovrà essere oggetto di una interlocuzione a livello internazionale''.