Giorgia, Silvio, Maometto e la montagna

- di: Redazione
 
Non è che ci sia voluto molto, ma avevamo ragione quando affermavamo che alla fine il contrasto tra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni (in ordine di data di nascita...) si sarebbe composto. Non perché le posizioni di partenza si siano avvicinate o anche soltanto ammorbidite, ma perché non c'è alternativa per l'ex Cavaliere che bere, dall'amaro calice che Meloni gli ha porto, la profonda riscrittura del papello contenente le richieste ultimative per i ministri forzisti, da piazzare in ruoli importanti, a cominciare da Licia Ronzulli.
La stessa che oggi dice di essere figlia di un carabiniere e quindi consapevole di quello che è il senso della Stato.

Berlusconi e Meloni si incontrano per sancire una "tregua"

Belle parole, sorrisi stereotipati, ma il senso di quanto andato in scena in via della Scrofa (dove la la sua sede Fratelli d'Italia) sta forse nel modo in cui il presidente del Senato ha definito Berlusconi in versione dialogante: ''ricevuto'' da Giorgia Meloni. Laddove, nel linguaggio della diplomazia e del galateo istituzionale, ricevere sta per concedere benevolmente un assenso ad una richiesta di udienza che potrebbe anche essere rifiutata.
E invece ''donna Giorgia'' ha accettato di incontrare Berlusconi, ma, evidentemente, ponendo a condizione che fosse lui a recarsi da lei e non viceversa, come è stato sino a ieri.

Quindi, niente Arcore o la villa romana di Berlusconi: essendo stato lui a scatenare il parapiglia politico, il primo a fare un passo verso l'avversaria non poteva che essere il presidente di Forza Italia. Insomma, vestendo i panni del Profeta, oggi Silvio-Maometto si è dovuto piegare ad andare alla montagna-Giorgia, che non ci ha nemmeno pensato un istante a fare lei il primo passo.
In fondo, per dirla come il principe di Salina, puoi anche cambiare carte e nomi, parole e aggiustamenti, ma la politica imita sé stessa, rispettando gli schemi di sempre, con il vincitore di turno a rimarcare il suo ruolo e il perdente del momento a dovere accettare, sperando che arrivino tempi migliori.

Che sia frutto di una raggiunta convinzione da parte di Berlusconi o ammettere che non si poteva fare altrimenti lo si vedrà più avanti. Ma può anche darsi che, da quel politico navigato che è, il presidente di Forza Italia ha forse capito che Giorgia Meloni era anche disposta a mandare la coalizione al macero, pur di riaffermare i punti fermi della sua strategia nella composizione di un governo inattaccabile nei suoi componenti.
Abbassati giunco, fino a quando la piena del fiume è passata, recita un proverbio calabrese, che vuole spiegare come l'accettata sconfitta del momento può essere frutto di una strategia, in attesa che tornino tempi idonei per dettare le proprie condizioni. Nella speranza che Giorgia Meloni si imponga di essere di memoria corta, anche se dubitiamo che dimenticherà facilmente i punti del famigerato pizzino che Berlusconi, con maniacale precisione, aveva sottolineato.
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