I repubblicani spingono per la sua testimonianza: “È la Stele di Rosetta”. Sotto pressione anche Gates, Clinton e il principe Andrea. E il presidente trema.
Chi ha paura della verità su Epstein?
“Ghislaine Maxwell sa tutto. È la Stele di Rosetta del caso Epstein”. Con queste parole, Alan Dershowitz — avvocato di lungo corso con clienti del calibro di O.J. Simpson e Harvey Weinstein — ha acceso la miccia. Il legale ha dichiarato che Maxwell sarebbe disposta a testimoniare davanti al Congresso, a patto di ottenere l’immunità. E ora, l’America torna a interrogarsi sull’unico scandalo che Donald Trump non è riuscito ad archiviare.
I repubblicani rompono il silenzio
L’appello a convocare Maxwell in audizione non arriva da progressisti in cerca di vendetta, ma da alcuni dei senatori più vicini alla destra radicale: Mike Lee (Utah) e Josh Hawley (Missouri) in testa. Il loro messaggio è chiaro: Epstein e il suo “cerchio magico” non possono restare avvolti nel silenzio. “Se vogliamo giustizia per le vittime, dobbiamo ascoltare chi può far luce”, ha dichiarato Lee. Un’uscita che ha fatto infuriare la Casa Bianca trumpiana, già sotto pressione per l’imbarazzante costanza con cui il nome del presidente riappare nei dossier sul caso.
La lista degli invitati che fa tremare la politica
Da Bill Clinton a Bill Gates, dal principe Andrea a — soprattutto — Donald Trump, la lista degli ospiti abituali di Epstein rappresenta un incubo per chiunque abbia avuto legami con l’ex finanziere morto in circostanze mai chiarite nel carcere di Manhattan nel 2019. Un episodio emerso di nuovo: nel 1992, Trump avrebbe organizzato una festa a Mar-a-Lago con decine di donne e un solo altro uomo nella lista degli invitati — proprio Epstein.
Maria Farmer, la testimone che nessuno ascoltò
A rilanciare il dossier è anche una delle prime vittime a denunciare: Maria Farmer, artista e oggi attivista, che nel 1996 — appena ventenne — aveva raccontato alla polizia di New York e all’FBI le molestie subite da Epstein e Ghislaine Maxwell. “Avevo fatto i nomi, avevo detto loro di indagare su Trump e sugli altri uomini potenti che lo circondavano”, ha raccontato. “Mi dissero che non c’erano prove sufficienti. Era tutto lì, già allora”. La Farmer ha ribadito di aver rinnovato le stesse accuse anche nel 2006.
Trump, il presidente sotto pressione
Trump ha sempre cercato di minimizzare i rapporti con Epstein. “Non ho avuto contatti con lui da almeno 15 anni”, disse nel 2019. Eppure, la frustrazione del presidente per l’onda lunga dello scandalo è alle stelle. Al centro della sua irritazione ci sarebbe l’incapacità della ministra della Giustizia Pam Bondi — nominata da lui nel 2024 — di spegnere il fuoco mediatico. La Casa Bianca ha provato a bloccare nuovi documenti giudiziari in uscita, ma senza successo. Il mondo “MAGA” inizia a mugugnare, e Trump sa che questo tipo di scandalo, in un anno elettorale, può diventare letale.
Maxwell, tra yoga e fascicoli giudiziari
Dal carcere federale di Tallahassee, in Florida, Ghislaine Maxwell — condannata nel 2022 a 20 anni per traffico e abuso sessuale di minori — segue ossessivamente gli sviluppi. Documenta tutto e si mantiene in costante contatto con i suoi avvocati. Lavora nella biblioteca del penitenziario, si dedica allo studio del diritto e pratica yoga e pilates. “Ha una cerchia ristretta di amiche e si prende cura di sé con metodo”, ha riferito una fonte interna.
La battaglia legale continua
Maxwell si professa innocente e si sente vittima di un sistema che ha voluto un capro espiatorio dopo la morte di Epstein. I suoi legali hanno presentato un nuovo appello alla Corte Suprema degli Stati Uniti, ma il Dipartimento di Giustizia ha chiesto che venga respinto. L’ultima speranza, per lei, potrebbe essere proprio quella convocazione in Congresso: un’occasione per raccontare la sua versione dei fatti e, forse, strappare un accordo.
Immunità in cambio della verità?
Alan Dershowitz non è il solo a credere che la strada dell’immunità potrebbe essere praticabile. Anche l’ex procuratore federale Preet Bharara, ora editorialista per NBC News, ha scritto che “concedere l’immunità selettiva a Maxwell, in cambio di una testimonianza completa e documentata, potrebbe essere l’unico modo per fare piena luce sull’entità della rete criminale”.
Un’indagine che può riscrivere tutto
L’idea di riportare Maxwell sotto i riflettori del Congresso non è nuova, ma mai come ora trova sponde nella politica americana. Se la Commissione Giustizia del Senato aprisse davvero un’inchiesta — come richiesto ufficialmente da Hawley — il caso Epstein potrebbe tornare a dettare l’agenda nazionale. E questa volta non basteranno i tweet di Trump per cambiare la narrazione.
L’incognita delle elezioni di mid-term
Con le elezioni presidenziali fissate per il 2026, il ritorno dello spettro Epstein rischia di travolgere l’intero fronte conservatore. I democratici — al momento prudenti — osservano la scena con attenzione. Se Ghislaine Maxwell decidesse davvero di parlare, l’uragano potrebbe non risparmiare nessuno. E a quel punto, neanche la teflonatura mediatica di Trump potrebbe bastare.