Manovra economica, quanto pagano davvero banche e assicurazioni? Più di quanto si crede

- di: Redazione
 
Le norme della legge di bilancio 2025 su banche e assicurazioni (articoli 3 e 11) non sono di facile comprensione. Per le banche, non tutti sanno cosa sono le DTA (deferred tax assets) su cui interviene l’articolo 3 e, diversamente dai precedenti casi modifica di tali imposte, l’intervento previsto dalla legge di bilancio avrà un costo complessivo non nullo e stimabile tra i 300 e i 350 milioni di euro. Per le assicurazioni, l’apparenza è quella di un anticipo di una piccola imposta (il bollo); la realtà è quella di una tassa abbastanza pesante, temporanea, ma con effetti che durano nel tempo.

Emerge da uno studio dell’Osservatorio Conti pubblici italiani, redatto da Giampaolo Galli (Direttore dell’Osservatorio, già Direttore Generale di Confindustria), Nicolò Geraci e Giovanni Sabatini.

Banche

Dopo aver spiegato cosa siano le DTA, lo studio dell’Osservatorio fa i conti: Il maggior gettito che avrà lo Stato dalle banche è stimato in 2,5 miliardi di euro nel 2025 e 1,5 miliardi nel 2026, che si tradurrà poi in minori entrate dal 2027 in avanti.

Le disposizioni della legge di bilancio, dunque, dreneranno liquidità dal settore bancario per importi corrispondenti al maggior gettito per le casse dello Stato. Minore liquidità per le banche in linea di principio significa anche minore disponibilità di risorse per erogare credito a imprese e famiglie, e dunque prima di essere introdotte dovrebbero essere valutate in termini di impatto sull’economia in generale. Nello specifico, comunque, si può ipotizzare che questa minore liquidità abbia un effetto sostanzialmente minimo o nullo sull’erogazione del credito tenuto anche conto della debole domanda di credito soprattutto nella componente dei nuovi investimenti.

Sotto il profilo del costo per il settore, a differenza delle misure adottate in precedenza, questo non sarà nullo. Mentre le precedenti rimodulazioni del regime di utilizzo delle DTA si erano realizzate in un contesto di tassi d’interesse prossimi allo zero, l’intervento previsto dalla legge di bilancio 2025 si realizza in una fase di tassi tornati positivi. Conseguentemente la liquidità sottratta al settore per 2,5 miliardi nel 2025 e di 1,5 miliardi nel 2026 e recuperata progressivamente a partire dal 2027 e fino al 2029, avrà un costo complessivo stimabile tra i 300 e i 350 milioni di euro, pur considerando possibili ulteriori riduzione dei tassi da parte della BCE nel 2025 e nel 2026.

Assicurazioni

La tassa ha carattere una tantum, con durata di quattro anni. Tuttavia, essa ha effetti sulle compagnie che durano nel tempo. Ciò per l’ovvio motivo che la tassa va finanziata, per esempio riducendo i dividendi o vendendo asset.

Per quantificare questi costi si può partire dal valore annuo delle imposte di bollo, pari a circa 1,9 miliardi secondo la Ragioneria generale dello Stato o 2,5 miliardi di euro secondo le stime dell’Ania (Associazioni Nazionale fra le Imprese Assicuratrici). Assumendo che questo stock rimanga costante nel tempo, il costo annuo si ottiene moltiplicando lo stock per il costo del capitale, ossia il costo a cui si finanzia l’assicurazione. L’Ania considera il costo del capitale azionario (8%), per cui il costo annuo sarebbe uguale a 200 milioni (2.500x8%). In valore attuale, assumendo un tasso d’interesse (reale) del 2%, si ha un costo di dieci miliardi (=200/2%). Se invece si assume che l’assicurazione possa finanziare la tassa vendendo dei BOT o altri titoli a breve, si può calcolare un costo annuo di cinquanta milioni e un valore attuale di 2,5 miliardi di euro. In ogni caso viene inciso il capitale dell’assicurazione, il che, in base alle norme di vigilanza (Solvency II), ne riduce la capacità di assumere rischi.

Si osservi che anche per lo Stato ci sono effetti permanenti, speculari a quelli osservati per le assicurazioni. Il provvedimento non modifica il deficit a regime, ma riduce il debito pubblico di un ammontare che è pari alla tassa nell’immediato e dipende dai costi dei successivi minori rifinanziamenti a regime.
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