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Lula pronto allo scontro sui dazi: “Diremo a Trump che colpire il Brasile è un errore”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Lula pronto allo scontro sui dazi: “Diremo a Trump che colpire il Brasile è un errore”

Luiz Inácio Lula da Silva si prepara ad aprire un fronte diretto con Washington sulla questione dei dazi. Il presidente brasiliano ha annunciato da Giacarta che, nel faccia a faccia con Donald Trump atteso a margine del vertice Asean di Kuala Lumpur dal 26 al 28 ottobre, contesterà le misure tariffarie statunitensi giudicandole “un errore” che frena scambi e investimenti. Il punto non è solo di natura economica: si tratta di una partita strategica che coinvolge assetti geopolitici e rapporti di forza tra Sud globale e leadership nordamericana, in un momento in cui l’America Latina sta riallineando la propria postura internazionale verso scenari multipolari.

Lula pronto allo scontro sui dazi: “Diremo a Trump che colpire il Brasile è un errore”

Il governo Lula è convinto che le barriere USA colpiscano proprio quei comparti nei quali il Brasile ritiene di avere una leadership competitiva: agroalimentare trasformato, acciaio verde, semicombustibili e forniture energetiche. Al Planalto si teme che la stretta tariffaria finisca per incidere sulle filiere che ruotano attorno a esportazioni sensibili per saldo commerciale e occupazione, proprio mentre il Paese ambisce a qualificarsi come fornitore stabilizzatore per l’Asia e hub di transizione energetica nel Sud del mondo. La reazione di Lula è anche un segnale verso Pechino e Delhi, dove già da mesi si guarda al Brasile come a un partner ponte nei nuovi schemi di commercio Sud-Sud.

Il confronto con gli altri grandi attori dell’export
Il nodo tariffario s’inserisce in una tendenza globale: le economie industrializzate usano gli strumenti commerciali come leva di politica industriale e sicurezza nazionale. L’Unione europea ha adottato un approccio regolatorio selettivo più che punitivo, imponendo screening sugli aiuti di Stato stranieri e controlli su settori strategici; Washington privilegia l’arma del dazio come deterrente nei rapporti con partner emergenti. Per Brasilia la vera difficoltà è evitare di restare incastrata tra i contrappesi di USA e Cina, salvaguardando accesso ai mercati senza scivolare nel ruolo di junior partner di nessuno. La postura di Lula si colloca quindi su una linea di sovranità economica che prova a trasformare la difesa dell’export in leva negoziale per attrarre investimenti industriali, soprattutto in tecnologie pulite.

Trump e la trazione interna dell’“America first”
Dal lato americano pesano logiche di politica domestica. La Casa Bianca sta rispondendo a pressioni interne su acciaio e agribusiness, settori ad alta intensità elettorale in Stati contesi. L’impianto politico dei dazi non mira soltanto a frenare i competitor esteri, ma a inviare un segnale di protezione sociale a platee industriali che hanno vissuto anni di deindustrializzazione. Nel calcolo strategico di Washington, l’aumento della leva tariffaria diventa parte di un messaggio più ampio indirizzato sia alla Cina sia al blocco dei Paesi emergenti che puntano a reindustrializzare con aiuti pubblici e incentivi.

Il vertice Asean come banco di prova
Il faccia a faccia che Lula annuncia per Kuala Lumpur assume perciò un valore politico maggiore del singolo dossier commerciale. Il Brasile vuole presentarsi come potenza capace di contestare misure ritenute distorsive, mantenendo al contempo interlocuzione istituzionale con gli Stati Uniti per non spingere il baricentro interamente verso l’Asia. È il terreno dove si misurerà anche la credibilità del ruolo brasiliano nel G20 e nel blocco Brics allargato, dove Brasilia punta a mantenere una postura equidistante, più pragmatica che ideologica.

L’eventuale esito positivo dipenderà dalla disponibilità americana a riconoscere al Brasile uno spazio di competitività senza che questo confligga con le esigenze interne di protezione industriale. Per entrambi i governi è un test di equilibrio tra consenso domestico e diplomazia commerciale. Per Lula è l’occasione di mostrare che la proiezione internazionale di Brasilia non è più subordinata, ma negoziale. Per Trump, il momento di decidere se il protezionismo selettivo resta strumento tattico o se diventa strategia permanente.

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