Quando parla Letta, Salvini si sfrega le mani
- di: Redazione
Se c'è qualcuno che, in questo momento, sta augurando una lunga vita, da segretario del Partito democratico, ad Enrico Letta è proprio Matteo Salvini che, sembra di vederlo, fa salti di gioia ogni qual qual volta il suo avversario profferisce parola. Perché Letta, di cose che oggi la gente - a cominciare da parecchi iscritti del suo partito - non capisce, ne sta dicendo molte. Intendiamoci: quelli che Letta tira fuori sono argomenti importanti, che toccano la sensibilità della gente. Ma c'è da chiedersi se sono più importanti di quelli che riguardano le peripezie che la maggioranza degli italiani deve affrontare, in attesa che finisca la pandemia. Le battaglie sulla parità di genere e sul rispetto dell'altro, anche se lo si considera, a torto, ''diverso'', sono vitali per una democrazia e, più in generale, per il futuro di un Paese. Ma mettere queste battaglie sociali in testa al proprio agire è difficile da capire pure per i più convinti sostenitori di Letta. E qualcuno si sta chiedendo oggi se chiedergli di tornare da Parigi per guidare il Pd sia stata una scelta giusta.
L'impressione che si ha, sentendo Letta parlare, è che stia conducendo una guerra, quindi non una semplice battaglia, di carattere personale, per imporre una sterzata al Pd che forse ritiene un treno lanciato a tutta velocità verso l'autodistruzione. Il Partito democratico è quindi passato da un segretario rassicurante, ma anche sfuggente (in termini di assunzione di prese di posizione politiche di rilievo), ad uno perennemente corrucciato, che ha dismesso il sorriso per mostrare sempre il suo volto truce e parlando, in ogni occasione, quasi che si stesse ancora rivolgendo ai suoi alunni di Parigi dell'Ecole des hautes étude commerciales. Letta, per dirla chiaramente quasi non avesse dimenticato la fine traumatica della sua esperienza da presidente del Consiglio, sembra volere condurre una guerra personale e che non ha riferimenti nel partito, che ora guarda con tangibile paura al futuro, perché le sortite del segretario servono solo a Salvini per consentirgli dire: vedete cosa dice Letta? Sono io il volto rassicurante del governo.
Ovviamente una immagine distorta e poco veritiera, ma che al segretario della Lega calza a pennello e di questo deve ringraziare proprio Letta che, forse per esorcizzarlo, parla sempre di Salvini, facendogli oggettivamente un gran favore. L'ultima proposta di Letta, quella di alzare la tassazione dei patrimoni più ricchi al fine di finanziare una dote per i ragazzi, ha fatto rumore, non tanto per il suo contenuto, quanto per la brusca risposta riservatagli dal presidente del Consiglio, che l'ha cassata senza nemmeno perdere tanto tempo. In altri momenti o epoche politiche, il segretario di un partito (soprattutto, di un partito importante per il governo), prima di dire certe cose o impegnare l'esecutivo, avrebbe scambiato qualche battuta con il presidente del consiglio, se non proprio per confrontarsi, quanto meno per correttezza istituzionale. E questo suona ancora più strano perché Letta presidente del Consiglio è stato pure lui e certe cose dovrebbe saperle. Quindi, se Letta sperava di raccogliere consensi (oltre quelli di Fratoianni, che certo, non per sua colpa, conta pochino, pur dicendo spesso cose intelligenti) sparando la proposta di una patrimoniale mascherata, è stato respinto, con parecchie perdite. Perché, com'era scontato, s'è trovato contro quelli che da sempre di patrimoniale non vogliono sentire parlare. Ma, quel che è peggio, non ha raccolto quella messe di consensi ed applausi che si aspettava dai suoi compagni di partito.