Cronache dai Palazzi - La Lega ora vuole stipendi più alti per il ''suo'' Nord
- di: Redazione
Non è che sia una idea nuovissima oppure originale, perché, seguendo un percorso discontinuo nel tempo e nelle ere politiche, torna quasi sempre, guarda un po', alla vigilia di scadenze elettorali ritenute importanti. Come quelle per il rinnovo dell'Europarlamento, nella prossima primavera.
Quindi, non ci si deve sorprendere se la Lega ha nuovamente tirato fuori l'idea che bisogna pagare di più chi, dipendente pubblico, sta al Nord rispetto agli altri italiani, Centro e Meridione, Isole comprese (come diceva, molti anni fa, un teleimbonitore), che evidentemente vengono ritenuti privilegiati.
Cronache dai Palazzi - La Lega ora vuole stipendi più alti per il ''suo'' Nord
Per ricapitolare, in un ordine del giorno, presentato da deputati leghisti e approvato dalla Camera, si auspica la reintroduzione di criteri di diversa retribuzione per il pubblico impiego, a cominciare dai docenti, legata al luogo dove si lavora. Un odg che, tradotto in fatti concreti, significa che, secondo i salviniani, chi lavora al Nord (sempre che questa porzione d'Italia possa essere effettivamente definita, a meno che non si torni alla mitica Padania di cui il ricordo è andato sfumando negli anni, da quando la Lega frequenta il governo) deve fronteggiare un costo della vita maggiore e, quindi, merita maggiori tutele a cominciare da uno stipendio più alto.
La cosa più bella, consentiteci di dirlo, è che a presentare l'odg sono stati tre deputati, due dei quali (l'altro è piemontese) meridionali, che evidentemente non temono il fatto di doversi, un domani, presentare davanti ai loro elettori e dirsi propugnatori di un provvedimento discriminatorio. Che non è un insulto, ma la traduzione in una definizione del fatto che prevede che cittadini di uno stesso Paese, incidentalmente il nostro, vengano pagati non per quello che fanno, ma per dove risiedono.
Materia per la Corte costituzionale.
Dicevamo che l'idea è vecchia, ma questo non significa che non la si possa tirare fuori quando serve. In questo caso forse incide il fatto che il vecchio bastione leghista, le regioni del Nord, ha visto i suoi perimetri restringersi sotto i colpi dell'ondata delle truppe meloniane.
Quindi, cosa di meglio c'è che dirsi paladini, nuovamente, di una compartimentazione del Paese, inteso come l'insieme di persone che, a torto o a ragione, hanno medesimi obblighi, ma anche le stesse opportunità e garanzie?
Se si sostiene che al Nord i consumi incidono di più su bilancio dei singoli e delle famiglie, si dice una verità, ma se passasse il principio che questo diventa un parametro, deve passare anche quello che non si è tutti uguali.
L'odg recita: ''Ritenuto che il tema del costo della vita e delle retribuzioni adeguate è principalmente sentito nel settore del pubblico impiego, laddove lo stipendio unico nazionale può comportare disuguaglianze sociali su base territoriale, creando discriminazioni di reddito effettivo... sarebbe auspicabile per alcuni settori, come ad esempio nel mondo della scuola, un’evoluzione della contrattazione che da una retribuzione uguale per tutti passi a garantire un pari potere d’acquisto per tutti, ipotizzando una base economica e giuridica uguale per tutti, cui aggiungere una quota variabile di reddito temporaneo correlato al luogo di attività''.
L'ordine del giorno, per sua natura, non ha alcuna ricaduta pratica negli atti del governo, ma solo qualcosa su cui, sempre che se ne ravvisi la necessità o l'opportunità, avviare una riflessione.
Nella quale magari trovi posto il modo con cui parametrare l'eventuale misura che sarebbe premiale per il settore pubblico. E in questi parametri dovrebbero trovare posto cose che stanno, ad esempio, al Sud e che non si trovano al Nord. Come, ma è solo un esempio, il sistema delle infrastrutture che ancora penalizza fortemente larghe porzioni del Meridione, dove spostarsi da un paese all'altro, da una città all'altra, significa sfidare una rete viaria secondaria a dir poco inadatta. Strade che, se fossero al Nord, provocherebbero le rimostranze della popolazioni. Eppure, nel pensare un trattamento economico diverso tra regioni, queste cose non si considerano nemmeno. Che il tema sia divisivo (non solo in termini geografici) lo si capisce dalle reazioni che si registrano anche in seno alla maggioranza, con Fratelli d'Italia che si dice non favorevole alle gabbie salariali e le opposizioni che sparano a zero.
''Pensate - ha detto la segretaria del Pd, Elly Schlein - che un insegnante al Sud debba prendere di meno che uno al Nord, volete dividere questo Paese più di quanto non è. Avete scelto di essere dalla parte degli sfruttatori mentre date una sberla agli sfruttati''.