L’Italia del lavoro: 456mila assunzioni previste a marzo, ma la metà non si trova
- di: Marta Giannoni

Crescono le opportunità nel turismo e nei servizi, mentre il manifatturiero fatica. Le imprese cercano ingegneri e tecnici specializzati, ma il 48,2% delle assunzioni è di difficile reperimento. Ecco cosa emerge dal rapporto Excelsior di Unioncamere.
Le imprese italiane prevedono di assumere 456mila lavoratori nel mese di marzo, con un aumento dell’1,9% rispetto allo stesso periodo del 2024. È quanto emerge dal Bollettino del Sistema Informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, grazie al Programma nazionale Giovani, donne e lavoro cofinanziato dall’Unione europea.
Crescono turismo e servizi, ma il manifatturiero arranca
I settori che trainano la domanda di lavoro sono il turismo, con un aumento del 14,5% delle assunzioni previste a marzo rispetto all’anno precedente, e i servizi operativi, che registrano una crescita del 9,3%. Anche il commercio e le costruzioni mostrano segnali positivi, con rispettivamente +3,8% e +1,2% di entrate programmate.
Tuttavia, non tutte le notizie sono positive. Il settore manifatturiero, pilastro dell’economia italiana, segna una contrazione del 4,2% nelle assunzioni previste per marzo. “Il manifatturiero sta vivendo un momento di incertezza, legato sia alla congiuntura internazionale sia alla difficoltà di reperire manodopera specializzata”, ha dichiarato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete (foto).
Il mismatch del lavoro: ingegneri e tecnici introvabili
Uno dei problemi più urgenti per le imprese italiane è il cosiddetto mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Il 48,2% delle assunzioni programmate risulta di difficile reperimento, soprattutto per la mancanza di candidati qualificati. I settori più colpiti sono la metallurgia (63,3% di posizioni difficili da coprire), la meccatronica (62,1%) e le costruzioni (61,3%).
Tra le professioni più ricercate e difficili da trovare ci sono gli ingegneri (63,1% di mismatch), gli analisti e specialisti nella progettazione di applicazioni (56,2%), e i tecnici della gestione dei processi produttivi (68,2%). “Servono politiche formative più mirate e un maggiore investimento nell’istruzione tecnica”, ha sottolineato il ministro del Lavoro, Marina Calderone.
Il ruolo degli immigrati nel mercato del lavoro
Le imprese italiane prevedono di ricorrere a manodopera straniera per il 18,8% delle assunzioni complessive. I settori che più fanno affidamento sui lavoratori immigrati sono i servizi operativi di supporto (34,1%), i trasporti e la logistica (26,4%), e le costruzioni (22,8%).
Contratti a tempo determinato in prevalenza
Il mercato del lavoro italiano continua a essere caratterizzato da una forte presenza di contratti a tempo determinato, che rappresentano il 56,3% delle assunzioni previste a marzo. Seguono i contratti a tempo indeterminato (20,7%) e quelli in somministrazione (8,6%). “La precarietà del lavoro resta un problema strutturale, che richiede interventi normativi mirati”, ha dichiarato il segretario generale della CGIL, Maurizio Landini.
Le differenze territoriali
A livello territoriale, il Nord est registra il più alto livello di mismatch (52,2%), seguito dal Nord ovest (48,1%), dal Centro (47,5%) e dal Mezzogiorno (45,4%). “Le politiche per il lavoro devono tenere conto delle specificità territoriali, promuovendo investimenti nelle aree più deboli”, ha sottolineato l'ex presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo.
Le opportunità per i giovani
Nonostante le difficoltà, ci sono anche buone notizie per i giovani. Il turismo, il commercio e i servizi alle persone offrono le maggiori opportunità di impiego per i under 30. “I giovani devono essere al centro delle politiche attive del lavoro, con un’attenzione particolare alla formazione e all’orientamento”, ha dichiarato il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon.
Servono politiche mirate
Il mercato del lavoro italiano mostra segnali di ripresa, ma deve affrontare sfide importanti, dal mismatch delle competenze alla precarietà dei contratti. Servono politiche mirate e un maggiore investimento nella formazione per garantire una crescita sostenibile e inclusiva.