I servizi segreti ucraini hanno reso noto di aver sventato almeno due tentativi di attentato ai danni del presidente Volodymyr Zelensky, uno dei quali risalente al 2023 e un altro, più recente, pianificato nei pressi dell’aeroporto di Rzeszow, in Polonia. La rivelazione è arrivata nel corso della visita del leader ucraino a Londra, dove ha incontrato Re Carlo III e il leader laburista Keir Starmer. Le informazioni diffuse dai servizi ucraini gettano nuova luce sulla vulnerabilità della figura presidenziale anche fuori dai confini nazionali, in un momento in cui l’Ucraina è impegnata su più fronti, militari e diplomatici, nella difesa della propria sovranità.
Ucraina, sventato attentato a Zelensky in Polonia: Kiev rivela due piani di attacco
Secondo quanto comunicato da fonti ufficiali a Kiev, il primo attentato sventato risalirebbe allo scorso anno ed era stato pianificato da agenti operativi nell’orbita russa. Il secondo, ancora più inquietante, avrebbe avuto come obiettivo un momento preciso: il transito del presidente ucraino attraverso l’aeroporto di Rzeszow, scalo strategico utilizzato da numerose delegazioni internazionali e punto chiave della logistica militare occidentale. Le autorità polacche sono state allertate per tempo, e avrebbero collaborato con i servizi di Kiev per neutralizzare la minaccia. L’episodio conferma che il rischio per Zelensky non è confinato al teatro di guerra, ma si estende ai contesti diplomatici e agli spostamenti all’estero.
Zelensky a Londra: simboli e strategia
Nel contesto della crisi ucraina, la visita di Zelensky a Londra assume anche un alto valore simbolico. L’incontro con Re Carlo III rafforza il legame personale tra il Regno Unito e la presidenza ucraina, mentre il faccia a faccia con Keir Starmer, dato come futuro premier dopo le imminenti elezioni, rappresenta una mossa lungimirante nella costruzione di rapporti bilaterali al di là delle contingenze partitiche. La sicurezza del leader ucraino, tuttavia, resta un tema cruciale, al centro delle preoccupazioni non solo di Kiev ma anche degli alleati. L’escalation della guerra ibrida da parte di Mosca, fatta di disinformazione, sabotaggi e operazioni sotto copertura, aumenta il rischio di colpi simbolici capaci di alterare gli equilibri psicologici del conflitto.
Rzeszow, snodo strategico e obiettivo sensibile
L’aeroporto di Rzeszow, non lontano dal confine con l’Ucraina, è ormai da mesi considerato una struttura ad alta sorveglianza. Da lì passano gran parte degli aiuti militari occidentali, oltre alle delegazioni che viaggiano verso Kiev o da Kiev verso le capitali europee. È quindi un obiettivo privilegiato per chi voglia colpire la catena logistica e simbolica del sostegno all’Ucraina. Il fatto che i servizi di sicurezza siano riusciti a prevenire un attacco proprio in quel luogo testimonia un alto livello di cooperazione tra i partner Nato e l’intelligence ucraina, ma solleva anche interrogativi sull’escalation delle minacce dirette alla leadership ucraina, al di fuori della linea del fronte.
Una guerra sempre più personale
Nel contesto di un conflitto prolungato, l’attacco al leader diventa una delle armi strategiche più pericolose. L’eliminazione o anche solo l’intimidazione di Volodymyr Zelensky altererebbe drasticamente la narrativa della resistenza ucraina e potrebbe aprire a scenari destabilizzanti. Per questo motivo, ogni spostamento del presidente è pianificato con meticolosità, con l’impiego di misure straordinarie di protezione. L’allerta è altissima e l’episodio di Rzeszow dimostra che le minacce non sono ipotetiche, ma concrete e operative. La guerra in Ucraina non si combatte più soltanto sui territori contesi, ma si gioca anche sul terreno della simbologia politica, dove la figura del presidente rappresenta la continuità, la resistenza e la legittimità del Paese.