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Salta il piano israeliano su Gaza: bocciatura netta di Francia e Cina

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Salta il piano israeliano su Gaza: bocciatura netta di Francia e Cina

Francia e Cina bocciano in modo netto il nuovo piano militare annunciato dal governo israeliano per la conquista totale della Striscia di Gaza. Il progetto, definito dal premier Benjamin Netanyahu come una “fase decisiva” del conflitto, prevede l’occupazione permanente dei territori ancora sotto il controllo di Hamas, con la promessa di sfollamenti di massa e gestione privatizzata degli aiuti. Ma la reazione internazionale è stata rapida e severa. “Condanniamo molto fermamente questa escalation inaccettabile”, ha dichiarato il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot, aggiungendo che “Israele sta violando il diritto umanitario in modo sistematico”. Parole dure, pronunciate in un momento in cui il dossier Gaza è tornato ad agitare anche la diplomazia europea.

Salta il piano israeliano su Gaza: bocciatura netta di Francia e Cina

Da Pechino, la posizione è altrettanto esplicita: “Tutte le parti – ha dichiarato un portavoce del governo cinese – devono impegnarsi attivamente per attuare l’accordo di cessate il fuoco. L’uso della forza non risolverà la questione”. Il doppio altolà di due potenze, una occidentale e una asiatica, mostra come il progetto di Netanyahu non trovi legittimazione nemmeno tra alleati storici o attori terzi. In particolare, la Cina – che da mesi si propone come mediatore potenziale in Medio Oriente – accusa Israele di sabotare ogni possibilità di mediazione internazionale. E mentre cresce il fronte dei critici, anche negli Stati Uniti si levano voci più caute: l’amministrazione americana non ha commentato ufficialmente il piano, ma fonti diplomatiche parlano di forte irritazione per l’annuncio unilaterale.

Hamas rifiuta ogni tregua: “Non trattiamo sotto bombardamento”
Nel frattempo, Hamas ha risposto con un secco no alle proposte di mediazione, dichiarando che “non ci sarà alcun negoziato finché continueranno la guerra della fame e lo sterminio della popolazione civile”. I dati raccolti dall’ONU e dalle ONG presenti nella Striscia riportano una situazione umanitaria drammatica: mancano cibo, acqua potabile, medicinali, e le infrastrutture ospedaliere sono al collasso. L’idea che Israele possa affidare la distribuzione degli aiuti a soggetti privati, in un contesto di occupazione militare prolungata, viene considerata “un’ipocrisia inaccettabile” dalle principali organizzazioni internazionali.

Verso un isolamento politico di Israele? Gli scenari aperti
La mossa di Netanyahu sembra quindi aprire un fronte non solo militare ma anche diplomatico. Con Hamas che rifiuta ogni dialogo, e le principali capitali internazionali che esprimono contrarietà, Israele rischia di restare isolato. L’eventualità di una nuova crisi diplomatica con l’Europa, già segnata dai recenti contrasti sul riconoscimento dello Stato palestinese, è concreta. In gioco c’è molto più di un piano militare: c’è la tenuta del diritto internazionale, la credibilità delle mediazioni multilaterali e la sopravvivenza stessa dell’idea di pace negoziata. Gaza, oggi, non è solo un teatro di guerra: è lo specchio deformante di un sistema globale che non riesce più a imporre regole. E chi prova a conquistarla con la forza, rischia di perdere sul fronte politico.

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