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Israele riprende l’offensiva su Gaza: oltre 330 morti, la tregua è finita

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Israele riprende l’offensiva su Gaza: oltre 330 morti, la tregua è finita

La tregua è ufficialmente finita. Dopo giorni di tensione e negoziati falliti, Israele ha ripreso i bombardamenti sulla Striscia di Gaza, colpendo obiettivi strategici legati ad Hamas. Secondo il Ministero della Sanità di Gaza, controllato dal gruppo palestinese, il bilancio dei morti ha già superato quota 330. L’operazione, guidata dal nuovo capo di Stato maggiore dell’IDF, Eyal Zamir, e dal direttore dello Shin Bet, Ronen Bar, ha mirato a comandanti di medio livello, membri dell’ufficio politico e infrastrutture della milizia islamista.

Israele riprende l’offensiva su Gaza: oltre 330 morti, la tregua è finita

Il governo di Tel Aviv ha motivato la ripresa dell’offensiva con il “ripetuto rifiuto” da parte di Hamas di accogliere le proposte avanzate dagli Stati Uniti per la liberazione degli ostaggi israeliani ancora nelle mani della milizia. “Hamas non ha mostrato alcun segnale di voler concludere un accordo”, ha dichiarato il premier Benjamin Netanyahu, accusando il gruppo di sacrificare gli ostaggi per perseguire la propria strategia militare e politica.

Dal canto suo, Hamas ha denunciato che la ripresa delle ostilità rappresenta una “condanna a morte” per gli ostaggi e una dimostrazione della volontà di Israele di continuare il conflitto a ogni costo.

Bombardamenti mirati su obiettivi strategici
Il primo attacco dopo la fine della tregua ha colpito una serie di obiettivi che, secondo fonti militari israeliane, erano direttamente collegati all’organizzazione e al coordinamento delle operazioni di Hamas. Tra questi, infrastrutture sotterranee, centri di comando e basi operative. Washington, secondo quanto riportato da fonti diplomatiche, era stata informata in anticipo del raid e ha confermato di aver preso atto della decisione di Israele.

Tensioni interne all’intelligence israeliana

L’offensiva è stata guidata da Eyal Zamir, recentemente nominato nuovo capo di Stato maggiore dell’IDF, e da Ronen Bar, direttore dello Shin Bet. Proprio quest’ultimo si trova al centro di polemiche con il governo Netanyahu, con tensioni che riflettono i contrasti interni all’intelligence israeliana sulla gestione del conflitto.

La reazione della Casa Bianca: "Israele ha diritto a difendersi"

Dagli Stati Uniti è arrivato un chiaro messaggio di supporto a Israele. “Chi attacca Israele conoscerà l’inferno”, ha dichiarato un portavoce della Casa Bianca, ribadendo la posizione di Washington a sostegno delle operazioni israeliane e della sicurezza del suo alleato mediorientale. Tuttavia, all'interno dell'amministrazione Biden emergono preoccupazioni per l’evolversi del conflitto e l’impatto umanitario sui civili palestinesi.

Situazione umanitaria sempre più critica

Nel frattempo, la situazione umanitaria a Gaza continua a peggiorare. Gli ospedali della Striscia sono al collasso, con la mancanza di medicinali e forniture essenziali aggravata dalla ripresa dei combattimenti. Le organizzazioni internazionali hanno lanciato l’ennesimo allarme, chiedendo un immediato cessate il fuoco per consentire aiuti alla popolazione civile.

Mentre la comunità internazionale cerca disperatamente una nuova mediazione, sul campo la guerra è ripartita con violenza, lasciando intravedere scenari di ulteriore escalation nel conflitto israelo-palestinese.

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