Finanza sostenibile, Corinna zur Nedden (Ambromobiliare): "Esg Ita Growth Index strumento fondamentale per le medie aziende"

- di: Redazione
 
Crif con Sda Bocconi e Ambromobiliare hanno promosso un cantiere di ricerca per realizzare un benchmark finanziario Esg che possa dare un forte contributo alla sostenibilità anche per le aziende a più bassa capitalizzazione. Si tratta di aziende dove sono ancora limitate sia la disponibilità di dati di valutazione di sostenibilità che le possibilità di investimento secondo un’ottica differenziale Esg.
Di questa iniziativa Italia e degli obiettivi che essa prefigge, Informa ha parlato con Corinna zur Nedden, amministratore delegato di Ambromobiliare.

Finanza sostenibile, intervista a Corinna zur Nedden (Ambromobiliare)

La collaborazione tra Sda Bocconi School of Management, Crif e Ambromobiliare ha dato vita all’Esg Ita Growth Index, il primo indice specifico per la valutazione Esg delle Pmi quotate nel comparto Euronext Growth Milan. Quali sono gli elementi che rendono questo indice più avanzato ed efficace rispetto a tutti gli altri? Quale, in particolare, il valore aggiunto dell’indice per gli investitori?
È il primo indice ESG per il mercato EGM che è composto da PMI di bassa capitalizzazione. Borsa Italiana ha sviluppato un indice ESG per il mercato regolamentato, ma non per Euronext Growth Milan. Ovviamente le società di piccola/media capitalizzazione spesso non comunicano bene il loro atteggiamento verso i rischi ESG e quindi abbiamo dovuto prendere un fattore, quello della governance, che è molto misurabile per queste aziende, come uno di quelli distintivi per entrare nel panel dei costituents. Le regole della governance su EGM sono bene descritte e sono reperibili come informazione dai siti aziendali e dallo statuto societario. Inoltre, è un fattore che non è influenzato dal settore in cui si trova l’azienda. Applicando solo lo score ESG individuato con gli algoritmi di Crif, entravano ovviamente in primis le società di servizio perché, di solito, ne hanno uno molto buono sui rischi ambientali (Environment). Poi abbiamo dovuto cercare altri criteri per creare un indice investibile, come la liquidità del titolo che spesso su EGM è scarsa. Infine, abbiamo anche escluso le aziende che capitalizzano meno di 10 milioni di euro e quelle che capitalizzano più di 500 milioni. A nostro parere, il panel costruito così, rappresenta bene il mercato EGM e rappresenta uno strumento valido per gli investitori.

Qual è stato, nella costruzione dell’Esg Ita Growth Index, lo specifico apporto di Sda Bocconi School of Management, Crif e Ambromobiliare?
La Sda Bocconi ha una forte competenza nella costruzione di indici, Crif ha sviluppato lo strumento per produrre lo score ESG anche per aziende piccole, addirittura non quotate e noi di Ambromobiliare abbiamo apportato il profondo know-how del mercato EGM e la buona conoscenza delle sue società quotate con cui abbiamo potuto testare se il risultato dello score di Crif era congruo alla vera esposizione ai rischi ESG degli emittenti. Con tutte e tre le competenze, molto complementari, abbiamo potuto creare ESG ITA GROWTH.

La sperimentazione ha fatto emergere che Esg Ita Growth Index presenta performance migliori dei tradizionali indici italiani riferiti agli stessi comparti dimensionali, Medium e Small Cap Industries. Se lo aspettava?
Siamo partiti in modo completamente agnostico nella costruzione intellettuale dell’indice, senza pregiudizi, senza valutazioni di qualsiasi genere. Non nascondo che siamo rimasti positivamente stupiti dalla buona performance dell’indice (equally weighted e cap weighted) che outperforma, in un periodo da gennaio 2022 ad oggi, gli altri indici dedicati a PMI di bassa/media capitalizzazione.

Quale, a suo parere, la spinta che questo indice specifico di valutazione Esg, che di fatto è già un benchmark, potrà fornire anche alle aziende a più bassa capitalizzazione per incrementare le loro politiche di sostenibilità?
La nostra esperienza è che, spesso, le aziende hanno intrapreso tante attività per migliorare i fattori ESG, ma lo comunicano poco. L’algoritmo di Crif, però, poi non identifica le attività intraprese, e lo score individuato non è molto buono. Ci aspettavamo che alcune aziende, di cui conosciamo il programma ampio in termini di ESG, facesseo parte del panel dei costituents, ma non sono entrati perché le informazioni non sono reperibile per l’algoritmo. Quindi, il nostro consiglio alle aziende è di comunicare meglio le loro scelte che riguardano l’ESG per poter essere misurate o farsi fare un assessment ESG che indichi bene le aree di miglioramento. In termini di ESG nessuno è perfetto, ma parliamo di una transizione, in cui ogni attività che tende di ridurre i rischi ESG, aumenta lo score e conseguentemente anche la stima degli investitori.
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