Intervista a Barbara Lunghi, responsabile dei Primary Markets di Borsa Italiana

- di: Germana Loizzi
 

Dottoressa Lunghi, il segmento STAR è diventato il fiore all’occhiello di Borsa Italiana, apprezzato dagli investitori italiani ed esteri. Il suo successo a suo parere quanto ha contribuito e sta contribuendo a cambiare l’atteggiamento delle medie imprese italiane - storicamente molto sbilanciate verso il credito bancario per finanziare credito e sviluppo - verso gli strumenti di debito a lungo termine o l’equity, come avviene nei Paesi più sviluppati? In altre parole, quanto su questo fronte è forte l’effetto imitativo tra le medie imprese del nostro Paese? È raggiunto l’obiettivo della consapevolezza che il costo non è quotarsi, ma non quotarsi?
STAR è un fiore all’occhiello di Borsa Italiana e del Paese in generale, e lo è ormai da quasi venti anni. Si tratta di un segmento del mercato MTA che dà visibilità ad aziende di piccola e media capitalizzazione che eccellono nei loro settori di riferimento e adottano best practice di mercato, con l’obiettivo di attrarre investitori internazionali.
Indubbiamente ci potrebbero essere molte più aziende quotate. Da un lato siamo assolutamente soddisfatti ed i numeri d’altronde parlano chiaro, con oltre il 300% segnato dall’indice FTSE STAR dal 2003 ad oggi e oltre il 90% di investitori esteri; dall’altro aspiriamo  a vedere  quotato in borsa un numero sempre più grande di aziende in rappresentanza dei vari settori e regioni italiane. Diverse società leader nelle loro sfere di riferimento potrebbero cogliere l’opportunità della quotazione in borsa, per raccogliere capitali utili a consolidare o migliorare il loro posizionamento competitivo, attrarre talenti manageriali, irrobustire la governance. Negli anni, ad ogni modo, abbiamo riscontrato una maggiore sensibilità verso la Borsa e assistiamo ad un continuo miglioramento della cultura dell’equity ed il segmento STAR è l’ambiente ideale per poter realizzare ambizioni di crescita a livello globale. Riscontriamo tuttavia ancora un po’ di timidezza nell’affrontare questa sfida culturale, soprattutto nelle aziende familiari, per le quali la quotazione in borsa si abbina spesso alla necessità di gestire con successo i passaggi generazionali e la managerializzazione dell’azienda.  La sfida e l’obiettivo che ci poniamo è quello di portare sempre più aziende in Borsa e in STAR, che consente alle medie aziende di entrare in borsa dalla porta principale.

 
Le STAR Conference, con cui Borsa Italiana porta le aziende quotate a presentarsi alla comunità degli investitori istituzionali domestici internazionali nelle piazze di Milano e Londra, sono un evento ormai consolidato, un appuntamento fisso nelle agende degli investitori. Qual è il loro maggior punto di forza? Come ha visto cambiare negli anni l’atteggiamento di investitori e imprese “STAR” verso le STAR Conference rispetto alla prima edizione del 2001 (a Londra) e a Milano (2002)?
Quasi tutte le aziende STAR partecipano alle STAR Conference ed ogni anno aumentano sia il numero di investitori che il numero di incontri.
Le STAR Conference sono diventate in effetti un appuntamento fisso nelle agende degli investitori domestici ed internazionali e della comunità finanziaria, che pur venendo sollecitati da diverse iniziative, partecipano ogni anno alla STAR Conference. Credo sia una delle conference più longeve a livello europeo.
Anno dopo anno abbiamo consolidato la relazione con gli investitori e attratto nuove case d’investimento sulle conference e sul mercato, anche grazie alla collaborazione dei broker che seguono il mercato italiano e hanno da sempre visto nelle società STAR un’opportunità di investimento per i loro clienti. E’ una vera e propria iniziativa di sistema, che coinvolge tutta la comunità finanziaria.

Quante società sono passate da AIM Italia a STAR e quante a MTA?
Alcune società hanno già effettuato il passaggio da AIM Italia a STAR, anche se i passaggi più numerosi sono stati su MTA.
AIM Italia sta svolgendo una funzione importantissima per piccole e medie imprese, offrendo loro un accesso semplificato al mercato sia durante la fase di ammissione, sia per tutta la permanenza sul listino. Molte società sceglieranno di rimanere su AIM Italia, per poter crescere ed accedere ripetutamente al mercato con successivi aumenti di capitali, sfruttando  le caratteristiche di un mercato pensato per finanziare crescite ambiziose; altre valuteranno di passare a MTA e STAR una volta raggiunte le dimensioni richieste per beneficiare a pieno dell’accesso al mercato regolamentato. Nove società complessivamente hanno fatto il passaggio da AIM Italia a MTA: Sesa - che in seguito alla fusione con la SPAC Made in Italy 1 è passata su MTA già nel 2013, Tecnoinvestimenti nel 2016 (poi passata a STAR), Lu-ve nel 2017, Triboo Piteco SIT e GPI nel 2018. Da AIM Italia direttamente a STAR: Giglio Group ed Equita nel 2018.

Lei ha dichiarato più volte, riferendosi alle società del segmento STAR: “Chiediamo a queste società di fare ‘le prime della classe’ e di alzare un po’ l’asticella delle best practice rispetto ad alcuni requisiti essenziali per attrarre investitori istituzionali: trasparenza, governance e liquidità. Allo stesso tempo le abbiamo invitate a mettersi in vetrina aumentando la loro visibilità all’interno di un panorama di Small e Mid Cap europee non banale da conquistare”. Quale è stata la risposta a queste sollecitazioni in questi ultimi anni? Come agisce Borsa italiana per aiutare le imprese in questi obiettivi?
La continuità è stata premiata, anche in questo caso: maggiore liquidità rispetto a società confrontabili, trasparenza e tempestività nell’informativa e corporate governance adeguata alle best practice delle grandi società sono stati e sono il tratto di STAR. In cambio di questo sforzo da parte delle aziende quotate, Borsa Italiana sostiene costantemente la visibilità delle società STAR, con l’obiettivo di un sempre maggiore riconoscimento da parte degli investitori. Visibilità che avviene anche e soprattutto grazie alle STAR Conference.

Negli scorsi anni sono stati introdotte misure, come i piani individuali di risparmio e il credito di imposta sui costi di quotazione delle piccole e medie imprese, che hanno avuto un effettivo positivo sull’investimento nelle piccole e medie imprese e sulla loro propensione alla quotazione. Quali provvedimenti sarebbe necessario introdurre o potenziare per accelerare la spinta all’investimento in Pmi e alla loro quotazione?
Sarebbe necessario introdurre delle iniziative dedicate e mirate alle piccole e medie imprese, che abbiano l’obiettivo di creare una popolazione di investitori diversificata, ampia e soprattutto specializzata. Si può e si deve fare molto di più per aumentare il numero di investitori domestici dedicati alle piccole e medie imprese.
Si potrebbero valutare iniziative e incentivi, in affiancamento ai PIR, che siano pensati fin dall’origine per questo tipo di asset class.
Inoltre, ci stiamo impegnando a promuovere la quotazione di Fondi di Investimento Alternativi, che possano facilitare la raccolta di capitali da investire in economia reale e in piccole e medie imprese in particolare.
A livello europeo stiamo invece lavorando affinché si consolidino i cosiddetti Growth Markets, i Mercati di Crescita (in Italia AIM Italia si è registrato a inizio 2018), per introdurre alcune semplificazioni che faciliterebbero l’accesso delle PMI ai mercati, lavorando su un assetto regolamentare dedicato.

Lei è entrata in Borsa Italiana nel 2001, anno di grande effervescenza nel mercato. Quali sono stati i cambiamenti del mercato borsistico più importanti che ha visto in questi 18 anni? E le imprese, come sono cambiate nell’approccio al finanziamento non bancario per la crescita e nella spinta all’internazionalizzazione? In poche parole, quanto è davvero distante il 2001?
Borsa Italiana ha lavorato tantissimo per irrobustire la filiera di prodotti e servizi dedicati alle imprese, introducendo soluzioni adatte per le grandi e le piccole imprese sia sul debito che sull’equity. Per quanto riguarda i mercati primari equity, il mercato regolamentato è diventato sempre più internazionale, non solo sulle grandi imprese ma anche sulle medie imprese. STAR è stato creato proprio nel 2001 per dare visibilità alle medie aziende italiane ed attrarre investitori internazionali.
Nel 2009 abbiamo creato AIM Italia per consentire alle PMI con elevato potenzialità di crescita di accedere al mercato dei capitali. Lo scorso anno, con il decimo anniversario alle porte, ha registrato dei record di ammissioni e raccolta, dimostrando di essere un mercato ormai maturo.
Sempre nel 2009 abbiamo lanciato il MIV (Mercato degli Investment Vehicles) come mercato di riferimento per la quotazione di veicoli di investimento e fondi, che sta riscontrando un rinnovato interesse, grazie alla possibilità di ospitare numerose tipologie di fondi con una pluralità di strategie di investimento.
In questi anni abbiamo investito molte energie per arricchire il calendario dell’Italian Equity Roadshow, a supporto di tutte le aziende del listino con una proposta di tappe che vanno da Milano, a Londra, a New York e Toronto, fino ad arrivare in Asia con le tappe di Tokio, Hong Kong, Singapore e in Australia. Nel corso del 2018 sono stati organizzati oltre 5.500 incontri tra società quotate e investitori internazionali.
Dal 2001 ad oggi molto è cambiato, abbiamo una Borsa con una vocazione fortemente internazionale da un lato e un’attenzione particolare alle esigenze delle imprese domestiche dall’altro.

Il tema della sostenibilità è un altro argomento delicato trattato da Borsa Italiana. Quali iniziative sono state dedicate a questo tema?
Come Borsa Italiana siamo stati i primi ad organizzare eventi dedicati alla sostenibilità che abbiamo posto al centro il dialogo tra società ed investitori per sensibilizzare tutti i partecipanti del mercato su questo tema. È un altro tema in cui siamo stati pionieri e sul quale investiremo ancora in futuro.

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