Intelligent building e rigenerazione urbana

- di: Francesco Alessandria
 

L'architettura da sempre ha utilizzato la tecnica per migliorare “il prodotto” e offrire innovazione. L’evoluzione e l’affinamento della tecnica degli ultimi decenni ha più facilmente declinato  in tecnologia.  Per cui oggi ricorre l’espressione di innovazione tecnologica applicata a tutto ciò che è nuovo. Anche in architettura tale logica trova applicazione. La  più plastica applicazione ha trovato sperimentazione nei  cosiddetti intelligent building che dagli anni 80 in avanti hanno rappresentato la vera innovazione in termini di architettura applicate alla città contemporanea. Ma l’edificio intelligente nasce non come elemento di architettura bensi come “edificio in cui gli impianti in esso presenti sono gestiti in maniera integrata ed automatizzata, attraverso l’adozione di una infrastruttura di supervisione e controllo degli impianti stessi, al fine di massimizzare il risparmio energetico, il comfort e la sicurezza degli occupanti, e garantendone inoltre l’integrazione con il sistema elettrico di cui il building fa parte”. Quindi si parla di un edificio in cui l’elemento caratterizzante è rappresentato dagli impianti che vengono gestiti in modalità automatizzata con un sistema di controllo che massimizza il risparmio energetico, il confort e la sicurezza di chi li occupa. Nella gestione dell’intelligenza dell’edificio, assume particolare rilevanza l’attività di controllo degli impianti, al fine di raggiungere livelli di ottimizzazione della funzione integrata tra gli impianti installati ed operanti. Quindi un edificio è intelligente quando: ha installato una serie di impianti che operano in modo integrato e sinergico; Vi è un sistema di supervisione e controllo degli impianti stessi; Garantisce dei benefici, in termini di qualità della vita, agli occupanti. La serie di impianti cui si fa riferimento sopra risultano essere: quelli legati alla produzione di energia per l’illuminazione, il riscaldamento la ventilazione ed il condizionamento dell’aria; quelli legati all’intrattenimento, quindi per la gestione ed il controllo di apparecchi multimediali audio e video; quelli legati alla safety and security, finalizzati a garantire la gestione dei rischi in termini di prevenzione e quindi di sicurezza.

Le norme in Italia
Le norme che in Italia sono riconducibili all’intelligent building fanno riferimento prevalentemente  ai profili di prestazione energetica ed hanno quale finalità la produzione di energie alternative a servizio degli edifici. Tali norme discendono dalla Direttiva Europea (EPBD II) che è stata recepita in Italia dal  D.L. 4 giugno 2013, n° 63.  Essa  prevede che dal 1 gennaio 2019 gli edifici di nuova costruzione occupati da Pubbliche Amministrazioni e di proprietà di quest’ultime siano autosufficienti dal punto di vista energetico. Analogamente per tutti gli edifici di nuova costruzione  a partire dal 1 gennaio 2012. E’ utile, inoltre,  citare la norma tecnica UNI EN 15232 che consente agli operatori  del settore di poter individuare, analizzare valutare i risparmi energetici derivanti dall’adozione di un sistema di intelligenza secondo varie modalità di utilizzo e che tendono alla realizzazione di edifici nei quali il bilancio tra energia consumata ed energia prodotta è prossimo allo zero. Sono questi gli edifici ad altissimo livello di prestazione energetica identificabili con la sigla NZEB (Nearly Zero Energy Building).

La sostenibilità economica ed ambientale dell’Intelligent Building
Gli edifici intelligenti raggiungono la sostenibilità economica se valutati in termini di vantaggi immediati. Nel senso che si risparmia subito sui costi dell’energia in genere. Mentre rivelano tempi di ritorno dell’investimento, ovviamente,  più lunghi quando si tratta di edifici di nuova costruzione;  migliora quando l’edificio è esistente e si adegua alle nuove tecnologie. In termini economici questi due fattori vengono identificati con le sigle di Pay Back (PBT) e Internal Rate of Return (IRR). Ma in termini di sostenibilità, ancora più importante e cogente, è quella applicata al tema della rigenerazione urbana. Affinchè ciò si possa perseguire  è necessario, preliminarmente, interpretare i desiderata dei cittadini analizzando le diverse caratteristiche sociali, economiche, tecnologiche. Ciò deve avvenire, prioritariamente, attraverso la partecipazione dei cittadini in quanto abitanti, imprenditori, operatori sociali, rappresentanti di categorie ecc. che devono fornire informazioni. L’acquisizione di tali informazioni deve essere poi tradotta in linee guida e, quindi, in azioni di pianificazione e progettazione urbanistica. Tale obiettivo si può tentare di mettere in pratica utilizzando le fonti finanziarie europee. In particolare il programma 2014-2020 ha destinato la maggior parte dei fondi verso azioni finalizzate alla riduzione di fonti fossili ed ha stimolato i privati a rivolgersi verso l’utilizzo di fonti ecosostenibili con incentivazioni diffuse. Ciò si è tradotto in una forma di riqualificazione energetica di edifici  e di conseguenza, estendendola a più edifici, in una forma di rigenerazione urbana che ha visto un incremento di circa l’80% degli investimenti nel settore edilizio. Le azioni, quindi, finalizzate al consumo di suolo zero  e l’impiego delle risorse comprese nel pacchetto PON POR-FESR rappresenterebbero un volano verso l’attività edilizia classificata come green economy. Quanto descritto potrebbe essere attuato, prevalentemente, attraverso gli Enti locali che hanno competenza diretta sull’attività edilizia ed urbanistica. 

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