L'economia italiana ha bisogno di immigrati. Sulla cittadinanza c'è un referendum

- di: Redazione
 
L'economia italiana ha bisogno di immigrati. Sulla cittadinanza c'è un referendum
Un interessante studio della Fondazione Leone Moressa, pubblicato dal Sole 24 Ore, e focalizzato sulla popolazione straniera presente in Italia ed attiva nel lavoro, dimostra che i circa 2,4 milioni di lavoratori non italiani versano 4,5 miliardi di Irpef ogni anno e producono un Pil pari all’8,8 per cento del totale (attorno ai 164 miliardi di euro). Ovviamente, contribuiscono anche al pagamento delle nostre pensioni, in gran parte di individui italiani.

L'economia italiana ha bisogno di immigrati. Sulla cittadinanza c'è un referendum

Questo va unito alle previsioni dettate dall’inverno demografico che colpisce l’Italia (come altri Paesi, come Giappone e Cina, che stanno correndo ai ripari) ormai da anni e che non sembra reversibile, con la popolazione in età lavorativa che entro il 2070 si ridurrà del 21 per cento: oltre un quinto.
Il tutto nonostante gli sforzi dei governi: la manovra di quest’anno dovrebbe – insieme ad altre misure - fornire un bonus di 100 euro netti alle famiglie a basso reddito e con almeno un figlio: apprezzabile sforzo, ma certamente non sufficiente.

L’Italia ha dunque bisogno di immigrati: sono innumerevoli le fabbriche, specie nel Nord, che chiuderebbero senza il loro apporto; ugual discorso, ad esempio, per l’agricoltura e l’edilizia (e ci riferiamo ai lavoratori regolari, non a quelli in nero).
Sarebbe quindi opportuno facilitare l’acquisizione della cittadinanza da parte di queste ampie fasce di cittadini che lavorano da noi e pagano le tasse regolarmente.
Si tratta di immigrati regolari, con contratto di lavoro, che mandano i loro figli nelle nostre scuole. Un più facile ottenimento della cittadinanza può servire come minimo a radicare queste comunità nel nostro Paese, a non farli sentire estranei, a non far pensare loro al ritorno a casa propria appena possibile. Quindi, con effetti positivi sulla nostra economia.

E’ ovvio che è un discorso che non c’entra nulla col contrasto e la gestione dell’immigrazione clandestina.
Chi non ha diritto non deve restare in Italia, e su questo versante il governo Meloni può vantare qualche risultato.
Per quanto riguarda però i progetti legislativi sulla cittadinanza, al momento non si sono registrati passi avanti sullo ''ius soli'' e sullo ''ius scholae''. Quest’ultima proposta (cittadini dopo due cicli di studi) piace a un partito di governo, Forza Italia, che però non ha la forza di imporla ai partner. Partner che, specie la Lega, si irrigidiscono su posizioni ideologiche.

Al momento, l’unica proposta percorribile è rappresentata dal referendum sulla cittadinanza presentato da Più Europa, Possibile, il Psi e numerose associazioni di immigrati ''senza cittadinanza''.
Il quesito referendario (la raccolta di firme scade il 30 settembre) è strutturato in modo tale da consentire agli immigrati di ''residenza legale'', 2,4 milioni, di potere diventare tutti italiani. Quasi una bacchetta magica.
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