Ignazio La Russa presidente del Senato, un punto a favore di Giorgia Meloni
- di: Redazione
L'elezione di Ignazio La Russa, parlamentare di lunghissimo corso, alla presidenza del Senato della repubblica è una vittoria personale di Giorgia Meloni meno scontata di quello che potrebbe apparire. Una vittoria soprattutto perché ha segnato un limite oltre il quale il presidente di Fratelli d'Italia non permetterà agli alleati di andare quando si ritroveranno al tavolo (virtuale) del confronto.
Le ultime ore della ''trattativa'' (strano definirla tale, se si guarda alla preponderanza dei numeri del partito meloniano) sono state chiarificatrici del fatto che, oltre che in amore e in guerra, anche in politica tutto è lecito, perché quel che vale la sera, non lo è la mattina, spazzando convinzioni e certezze.
Ignazio La Russa eletto presidente del Senato
L'accordo per le presidenze dei due rami del parlamento però non cancella le nubi che volano sulla trattativa vera, quella della ripartizione dei ministeri che rischia di fare slittare la formazione del nuovo governo.
Certo è abbastanza singolare quanto è accaduto, a palazzo Madama, quando sullo scranno di presidente si è seduta Liliana Segre, la cui storia personale, per le strane coincidenze della vita, si è andata in qualche modo a intersecare oggi con qualcuno - appunto La Russa - che ha un trascorso politico e ideologico ben diverso dal suo. E, tra le tante parole che, in aula e nei corridoi, sono risuonate in queste ore, forse le più belle sono quelle della senatrice scampata all'inferno di Aushwitz: ''Perché mai dovrebbero essere divisive feste come il 25 aprile, il primo maggio, il 2 giugno?'', che, dicono in presenti in aula, sono state accolte con ostentata freddezza nei banchi della destra.
Ignazio La Russa, che ha 75 anni, è sulla scena politica un trentennio. Ha alcune passioni, a cominciare dalla fede calcistica per l'Inter e per gli indiani d'America (tanto da chiamare i tre figli, con qualche variazione anagrafica, con i nomi di famosi capi dei nativi, Geronimo, Cochis e Apache).
Quindi, da oggi La Russa sarà la seconda carica dello Stato, cui, apertamente, mirava la Lega, alla disperata ricerca di una rivalsa rispetto ad una sconfitta di cui è la sola responsabile. L'indicazione di Roberto Calderoli non era solo politica, perché l'esponente leghista è a detta di tutti - amici ed avversari - un maestro nella gestione dei regolamenti. Cosa che sarebbe stata molto utile quando - e accadrà, c'è da starne certi -, con i primi malumori, si manifesteranno propositi bellicosi da chi chiedeva e non ha avuto.
Comunque da La Russa è arrivato un attestato nei confronti del mancato antagonista e del suo passo indietro.
''Grande gesto di generosità di Roberto Calderoli che, come me, forse più di me poteva fare e avrebbe titoli per essere il presidente del Senato. Lo ringrazio per la sua scelta che è politica e gli rinnovo la mia amicizia e gratitudine'', ha detto per poi aggiungere: ''È un segnale di compattezza del centrodestra'', sembrato più un auspicio che una constatazione.
La ricerca di una pax politica, tra i rissosi compagni di viaggio del centrodestra, è stata certificata anche da Giorgia Meloni, che ha dato via libera all'elezione del leghista Riccardo Molinari alla presidenza della Camera. Che non è certo poco, vista la guerriglia nella trattativa scatenata da Matteo Salvini che deve incassare parecchio per tacitare le mai sopite fronde interne e ricostruirsi, con il suo elettorato, una immagine vincente. Certo se pure riuscisse a incassare anche il Viminale...
Quindi la definizione di ''normali interlocuzioni'', usata da Giorgia Meloni per definire i contatti con gli alleati per redigere la lista dei futuri ministri, è apparsa come un ennesimo tentativo di mostrarsi dialogante. Una immagine che forse poco rispecchia la realtà.