Fuori dal carcere, dentro la vita. Martone porta Goliarda Sapienza a Cannes, Valeria Golino le presta la pelle
- di: Cristina Volpe Rinonapoli

Una donna che scrive per non morire. Una che si fa arrestare per aver rubato, sì, ma non chiede perdono a nessuno. Che non cerca assoluzioni, né cerca di spiegarsi. Goliarda Sapienza è tutto quello che non abbiamo mai voluto vedere nelle donne: è rabbia, erotismo, cultura, anarchia. Ora torna viva, e non è un paradosso. Torna sul grande schermo grazie a Mario Martone, che firma Fuori, l’unico film italiano in concorso al Festival di Cannes 2025.
Fuori dal carcere, dentro la vita. Martone porta Goliarda Sapienza a Cannes, Valeria Golino le presta la pelle
A incarnarla è Valeria Golino, in una delle sue interpretazioni più carnali e contraddittorie. Con la voce impastata di sigarette e malinconia, con gli occhi che si abbassano prima di sfidarti, con le mani sempre pronte a toccare, ma anche a colpire. Golino è Goliarda: non la imita, la assorbe. La lascia risorgere, anche quando fa a botte con le compagne di cella o si lascia andare all’abbraccio di Roberta – Matilda De Angelis – che è una detenuta, una criminale, ma soprattutto una complice di vita.
Roma 1980, Rebibbia: il carcere come luogo di rinascita
L’università di Rebibbia, pubblicato nel 1983, quando la scrittrice siciliana era ancora un fantasma nella letteratura ufficiale. Martone sceglie di non fare una biografia ma una dichiarazione d’intenti. Racconta solo un frammento – l’esperienza del carcere – e lo fa con la semplicità delle storie necessarie. In carcere, Goliarda non si spegne: si accende. Incontra le ragazze che il mondo ha già condannato. Le ascolta, si sporca le mani, si mette in discussione. Si sporca anche d’amore.
Fuori, dentro, ai margini: la politica dei sentimenti
C’è una lezione politica in Fuori, ma non ha nulla a che vedere con partiti o slogan. È una politica dei sentimenti, dei corpi, dei silenzi. Goliarda vive un legame profondo con Roberta che – una volta uscite – nessuno capisce. Non lo capisce la società, non lo capisce la letteratura, non lo capisce la critica. Ma Goliarda non scrive per essere capita. Scrive per restare viva. “Fuori” non è il ritorno alla libertà. È lo spazio dove tutto diventa più complicato.
Un’estate romana, una coproduzione europea, un’opera che non chiede il permesso
L’estate del film è calda, rumorosa, imperfetta. Una Roma lontana dagli stereotipi da cartolina: più umida che luminosa, più femminile che monumentale. Fuori è una coproduzione italo-francese (Indigo Film, Rai Cinema, The Apartment), che mette insieme Elodie, Stefano Dionisi, Corrado Fortuna, Antonio Gerardi. Un’opera corale, senza eroi né eroismi. Solo esseri umani che sbagliano, amano, resistono.
Goliarda Sapienza, l’arte della gioia e del disordine
Goliarda ha avuto una fama postuma. Come accade spesso alle donne troppo scomode per essere celebrate in vita. La sua Arte della Gioia è oggi letta, studiata, amata. Ma in quel 1980 nessuno voleva ascoltarla. In carcere, le donne l’ascoltano. E lei torna a scrivere. Fuori ci racconta questo passaggio segreto: il momento in cui si smette di sentirsi sbagliati e si inizia a sentire che, forse, è il mondo ad avere un problema con la libertà.