Caro energia, crisi economica, attacchi informatici e instabilità geopolitica: è questo il “quadrilatero dell’incertezza” che, nel 2025, definisce l’orizzonte di rischio per le imprese italiane.
Lo rivela la Global Risk Management Survey 2025 di Aon, uno dei più ampi osservatori mondiali sulla percezione del rischio aziendale, condotto in 63 Paesi su un campione di 3.000 aziende.
Global Risk Survey: il caro energia tra le dieci minacce principali per le imprese italiane
L’indagine, giunta alla decima edizione, fotografa un sistema economico ancora scosso dagli effetti combinati di inflazione, guerre commerciali, transizione energetica e trasformazione digitale. E racconta come le imprese italiane — in particolare quelle manifatturiere — si trovino oggi in prima linea nel fronteggiare l’aumento dei costi, la fragilità delle catene di fornitura e la crescente vulnerabilità ai cyber attacchi.
Energia e materie prime, la pressione dei costi
Il rischio legato al prezzo delle materie prime e dell’energia resta al vertice della classifica globale.
Secondo Aon, il 63% delle imprese italiane intervistate ha già registrato perdite dirette dovute all’aumento dei costi energetici e alla volatilità dei mercati delle commodity.
Le imprese si trovano così a dover bilanciare competitività e sostenibilità in un contesto in cui i margini operativi sono compressi e la pianificazione a lungo termine si fa più difficile.
“La pressione che le aziende stanno subendo tra volatilità economica e geopolitica, incremento dei costi e transizione digitale è senza precedenti”, ha spiegato Marco Dubini Daccò, presidente esecutivo di Aon Spa, commentando i risultati della ricerca.
Per il manager, “il peso crescente delle materie prime testimonia la vulnerabilità delle catene di fornitura e l’impatto diretto dell’inflazione sulle strategie industriali”.
Cyber risk: l’altra grande minaccia
Il rischio informatico resta stabilmente ai primi posti.
Negli ultimi anni l’Europa è divenuta una delle aree più colpite al mondo da attacchi hacker e ransomware, e l’Italia, con il suo tessuto produttivo di piccole e medie imprese, è tra i Paesi più esposti.
Il timore principale riguarda la perdita di dati sensibili, i blocchi operativi e le violazioni di sicurezza che possono compromettere intere filiere produttive.
Non sorprende dunque che il cyber risk venga percepito come una minaccia strutturale e non più contingente: quasi due imprese su tre ritengono che il rischio digitale crescerà nei prossimi anni, anche per effetto della rapida diffusione dell’intelligenza artificiale nei processi aziendali.
Crisi economica e instabilità geopolitica: l’incertezza come nuova normalità
Il terzo pilastro del “quadrilatero del rischio” è rappresentato dalla crisi economica e dalla turbolenza geopolitica.
Il 70% delle imprese italiane dichiara di aver subito conseguenze dirette dalla frenata dell’economia globale, tra riduzione della domanda e aumento dei tassi d’interesse.
Le guerre commerciali, i conflitti in Medio Oriente e in Ucraina e il rallentamento cinese amplificano il senso di precarietà, ridisegnando i mercati e costringendo le imprese a ripensare le proprie strategie di approvvigionamento.
In questo scenario, il rischio geopolitico non è più considerato un evento eccezionale ma un fattore strutturale di instabilità: un contesto in cui le catene globali del valore si frammentano e la sicurezza energetica torna al centro delle politiche industriali.
L’Italia e la gestione del rischio
La ricerca Aon evidenzia come le aziende italiane, pur avendo rafforzato i presìdi di governance e gestione, restino più vulnerabili rispetto ai grandi gruppi internazionali.
Molte PMI non dispongono ancora di strategie strutturate di risk management o di strumenti assicurativi avanzati per mitigare i danni derivanti da eventi economici o tecnologici imprevisti.
La sfida, sottolinea il report, è passare da una logica di “reazione” a una cultura della prevenzione integrata del rischio, che coniughi analisi predittiva, sostenibilità e innovazione digitale.
L’impresa italiana tra sfida e resilienza
Il 2025 conferma dunque che per le imprese italiane il rischio non è più una variabile da subire ma un elemento da gestire.
E se il caro energia continua a essere uno dei principali fattori di vulnerabilità, la risposta passa per investimenti in efficienza energetica, diversificazione delle forniture e innovazione tecnologica.
La Global Risk Survey 2025 non è solo una classifica di minacce: è il ritratto di un’economia che si sta ridefinendo.
Un’economia che deve imparare a convivere con l’incertezza, a prevedere l’imprevedibile e a costruire competitività attraverso la resilienza.