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Giustizia, obiettivi Pnrr a due velocità

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Giustizia, obiettivi Pnrr a due velocità

Il monitoraggio pubblicato dal ministero della Giustizia sull’attuazione del Pnrr mostra un sistema giudiziario che corre su binari diversi. Tra i risultati più rilevanti spicca il raggiungimento dell’obiettivo intermedio sulla riduzione dell’arretrato civile: entro dicembre 2024 andava eliminato il 95% dei procedimenti civili iscritti fino al 2016 nei tribunali e fino al 2017 nelle corti d’appello. Il risultato è stato centrato nelle corti (99,4%) e quasi pienamente raggiunto nei tribunali (93,2%).

Giustizia, obiettivi Pnrr a due velocità

Decisiva si è rivelata la rinegoziazione condotta dal Governo italiano con la Commissione europea nel novembre 2023. Il precedente obiettivo legato ai procedimenti “Pinto”, che misura i ritardi eccessivi, era di fatto irraggiungibile: a fine 2024, i tribunali erano fermi a -37,9% contro un target del 65%, e le corti d’appello a -45,5% contro un obiettivo del 55%.
La modifica dei parametri ha salvato l’intera milestone, e le proiezioni lasciano intendere che anche l’obiettivo finale del 2026 potrà essere raggiunto, sebbene “nei limiti di accoglimento” concessi da Bruxelles.

Procedimenti penali, obiettivo già superato
Sul fronte penale i dati sono altrettanto positivi. L’obiettivo fissato per il 2026 è una riduzione del 25% nel disposition time, cioè nel tempo medio di definizione dei procedimenti rispetto al 2019. Già oggi, la riduzione raggiunge il 28%, superando con anticipo il traguardo previsto. È un risultato che evidenzia come le riforme abbiano avuto un impatto più rapido nella giustizia penale rispetto a quella civile.

Tempi troppo lunghi per il civile
Molto diversa è la situazione della giustizia civile, dove l’obiettivo Pnrr è una riduzione del 40% dei tempi di definizione in tutti e tre i gradi di giudizio entro giugno 2026. A dicembre 2024, il calo è fermo al 20,1%, con una dinamica molto disomogenea: la Cassazione mostra progressi significativi, ma i tribunali e le corti d’appello restano in ritardo.
Il fatto che ci siano voluti cinque anni per ottenere la metà della riduzione prevista lascia poco spazio all’ottimismo. Raggiungere l’obiettivo in meno di due anni appare complesso, e si affaccia già l’ipotesi di una nuova trattativa con la Commissione europea per rivedere anche questo traguardo.

Calo delle sentenze nonostante gli investimenti
I dati mostrano anche un paradosso: nonostante l’aumento degli organici e l’istituzione dell’Ufficio per il Processo, le sentenze civili emesse sono diminuite. Tra il 2019 e il 2024, i procedimenti civili definiti nei tribunali sono scesi dell’8,4%, e nelle corti d’appello del 24,7%. Fa eccezione la Cassazione, con un incremento del 3,4%.
Questo scenario solleva dubbi sull’efficacia reale degli strumenti messi in campo e sul ritorno degli investimenti compiuti. Le risorse umane e organizzative, pur significative, non sembrano aver inciso sulla produttività del sistema.

Differenze territoriali intollerabili
Il problema più evidente riguarda la profonda disomogeneità tra i territori. Nei tribunali civili, il disposition time varia da meno di 300 giorni a oltre 1.000, a seconda della sede. Questa diseguaglianza mina il principio di equità della giustizia, creando cittadini di serie A e serie B a seconda della residenza.
Per affrontare questa distorsione, si fa strada l’idea di introdurre i Livelli essenziali di giurisdizione (Leg), sul modello dei Lea sanitari, per garantire diritti minimi comuni su tutto il territorio nazionale.

Obiettivi Pnrr rispettati, ma sistema ancora fragile

Il monitoraggio evidenzia come il Pnrr abbia accelerato alcuni processi, ma non abbia ancora risolto i nodi strutturali del sistema. Il rispetto delle scadenze imposte dall’Europa non coincide con un miglioramento tangibile della giustizia per i cittadini.
Serve una riforma che non guardi solo ai target, ma alla qualità complessiva del servizio: tempi certi, giustizia uniforme e capacità di risposta efficace. Senza una svolta sistemica, il rischio è quello di inseguire gli obiettivi formali perdendo di vista la funzione reale della giurisdizione.

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