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Ginevra, la diplomazia cerca di frenare l’escalation tra Iran e Israele: vertice d’emergenza con i ministri Ue

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Ginevra, la diplomazia cerca di frenare l’escalation tra Iran e Israele: vertice d’emergenza con i ministri Ue

Si tiene oggi a Ginevra un vertice straordinario che potrebbe rappresentare l’ultima occasione diplomatica per scongiurare un’escalation su vasta scala nel conflitto tra Israele e Iran. Attorno allo stesso tavolo siedono i ministri degli Esteri di Germania, Francia e Regno Unito, insieme al rappresentante iraniano Abbas Araghchi e all’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Josep Borrell.

Ginevra, la diplomazia cerca di frenare l’escalation tra Iran e Israele: vertice d’emergenza con i ministri Ue

L’obiettivo è ambizioso: costruire un argine politico alla progressiva militarizzazione del confronto, rilanciando un percorso negoziale in grado di contenere gli attacchi reciproci e riaprire il canale delle trattative sul nucleare e sulla sicurezza regionale.

Il contesto: otto giorni di guerra e una spirale senza freni

Il vertice arriva all’ottavo giorno di una crisi armata che ha già provocato centinaia di vittime e innescato nuovi focolai in tutto il Medio Oriente. Nella notte, l’aviazione israeliana ha colpito decine di obiettivi a Teheran e in altre città iraniane, mentre un missile lanciato da forze iraniane ha colpito un’area residenziale di Beersheba, nel sud di Israele, causando almeno sette feriti. L’Iran accusa Israele di violazioni sistematiche del diritto internazionale, mentre il premier Netanyahu ha promesso di “colpire tutti i siti nucleari” e “cambiare il volto del mondo”. Il rischio concreto è che la guerra si trasformi in un conflitto regionale aperto, con il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti, della Russia e dei Paesi del Golfo.

L’Europa prova a ricucire: Lammy (Gb) parla di “spazio per una soluzione diplomatica”

Il ministro britannico degli Esteri David Lammy ha dichiarato all’arrivo a Ginevra: “C’è ancora spazio per una soluzione diplomatica, ma il tempo è molto limitato”. Parole che riflettono la difficoltà di un’Unione europea divisa e spesso marginalizzata negli scenari di crisi, ma che oggi prova a ritagliarsi un ruolo di mediazione tra le due potenze in guerra. La Germania e la Francia insistono sull’urgenza di proteggere l’accordo nucleare del 2015, il cosiddetto JCPOA, ormai in frantumi dopo il ritiro unilaterale degli Stati Uniti nel 2018. La sfida è doppia: fermare i missili e ricostruire la fiducia.

Un attacco alla diplomazia: granata nella residenza dell’ambasciatore norvegese a Tel Aviv

A testimonianza del clima sempre più teso, una granata è stata lanciata nella notte contro la residenza dell’ambasciatore norvegese a Tel Aviv. L’ordigno ha causato danni alla struttura ma non ha ferito nessuno. L’atto, ancora senza rivendicazioni, viene letto dagli analisti come un segnale inquietante: la crisi rischia di travolgere anche le sedi diplomatiche e i Paesi formalmente neutrali. Il ministro degli Esteri norvegese ha condannato l’attacco come “un atto codardo e pericoloso” e ha chiesto maggiore protezione per le rappresentanze straniere in Israele.

Trump prende tempo, Mosca avverte: “Un intervento Usa sarebbe disastroso”

Negli Stati Uniti, il presidente Donald Trump ha fatto sapere che deciderà entro due settimane se autorizzare un attacco all’Iran. Fonti interne riferiscono che il piano d’attacco è stato approvato, ma il presidente vuole evitare una “missione incompiuta” o un coinvolgimento prematuro. Il Cremlino ha reagito con preoccupazione: “Il coinvolgimento americano sarebbe pericoloso e destabilizzante per l’intera regione”, ha dichiarato un portavoce. L’ombra dello scontro globale cresce, con lo Stretto di Hormuz – passaggio chiave per un terzo del traffico mondiale di petrolio – sempre più al centro delle preoccupazioni geopolitiche.

Un futuro incerto: diplomazia sotto pressione

Il vertice di Ginevra rappresenta una delle ultime chance per frenare la deriva bellica. Ma le posizioni sono distanti e il margine d’azione appare sempre più ristretto. La pressione su Teheran perché rinunci alla risposta militare si scontra con l’orgoglio nazionale e l’ostilità di Israele. A Bruxelles, si guarda con ansia all’evoluzione della crisi: l’Unione Europea non può permettersi un nuovo conflitto alle porte del Mediterraneo, con ricadute devastanti su energia, migrazioni e stabilità globale.

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