Dipartimento Stato Usa chiude GEC: fine di un’era o inizio di farsa?

- di: Marta Giannoni
 
Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha finalmente deciso di staccare la spina al Global Engagement Center (GEC), l’ufficio che, con la scusa di combattere la disinformazione straniera, sembrava più interessato a censurare le voci conservatrici. Fondato nel 2016, il GEC ha speso milioni di dollari dei contribuenti per monitorare e, a quanto pare, limitare la libertà di parola di chi non si allineava al pensiero dominante.

Un’istituzione controversa
Creato durante l’amministrazione Obama, il GEC aveva l’obiettivo dichiarato di contrastare la propaganda straniera. Tuttavia, critici come Elon Musk lo hanno definito "una minaccia per la democrazia americana", accusandolo di essere eccessivamente zelante nel collegare narrazioni complottistiche sul coronavirus a campagne di disinformazione russe e cinesi. Inoltre, rapporti del Congresso hanno criticato il GEC per aver finanziato organizzazioni impegnate nel monitoraggio della disinformazione sia domestica che straniera, valutando la credibilità degli editori statunitensi.

La crociata di Elon Musk
Elon Musk, noto per non avere peli sulla lingua, ha accusato il GEC di essere "il peggior colpevole nella censura e manipolazione dei media da parte del governo degli Stati Uniti". La sua campagna contro l’agenzia ha contribuito a portare alla luce le sue pratiche discutibili, aumentando la pressione per la sua chiusura.

Il Congresso taglia i fondi
La decisione di chiudere il GEC è arrivata dopo che il Congresso ha scelto di non rinnovarne i finanziamenti, lasciando l’agenzia senza fondi per continuare le operazioni. 
Nonostante i tentativi di alcuni membri del Congresso di estendere il mandato del GEC, la mancanza di consenso ha portato alla sua chiusura definitiva.

Conclusione
La chiusura del GEC solleva interrogativi sul futuro delle iniziative governative volte a combattere la disinformazione. Mentre alcuni vedono la sua fine come una vittoria per la libertà di parola, altri temono che lasci un vuoto nella lotta contro la propaganda straniera. Resta da vedere come il governo affronterà queste sfide in futuro, senza cadere nella tentazione di censurare le voci interne.


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