La moda italiana costruisce il proprio futuro sulle radici più profonde della sua storia. È in questo intreccio tra patrimonio e innovazione che si inserisce il Premio Moda 2025 di Fismo Confesercenti, assegnato alla maison Gattinoni, uno dei nomi che più hanno contribuito a definire l’immaginario estetico del Novecento e a proiettare l’italianità oltre i confini nazionali.
Gattinoni, l’eleganza che attraversa un secolo: alla maison il Premio Fismo 2025
La scelta, annunciata a Roma, non è solo un riconoscimento a una casa di moda, ma la celebrazione di un sistema culturale ed economico che attraverso il lavoro artigiano ha trasformato l’eleganza in linguaggio globale.
La lunga stagione di Fernanda Gattinoni
Difficile condensare quasi un secolo di vita creativa. Fernanda Gattinoni, figura iconica dell’alta moda romana, ha vestito principi e attori, aristocrazie e star internazionali, diventando un riferimento per quella couture che ha reso l’Italia un laboratorio culturale capace di competere con Parigi.
La sua mano ha attraversato epoche e stili, costruendo immagini divenute parte dello stesso patrimonio visivo del cinema: dal celebre abito nero di Anita Ekberg nella Fontana di Trevi alla candidatura all’Oscar nel 1956 per i costumi di Guerra e pace.
Un percorso che testimonia come la moda, quando è autentica, diventi racconto, memoria, presenza culturale prima ancora che mercato.
Il valore economico di uno stile
Nel conferire il premio, Fismo Confesercenti sottolinea il ruolo di Gattinoni nella costruzione di un’identità del “fare moda” che va oltre la bellezza delle forme: un modello di piccola impresa ad altissima intensità di conoscenza, dove la sartoria non è nostalgia ma capacità di trasformare la tradizione in capitale competitivo.
«Gattinoni incarna un saper fare lungimirante che ha definito uno stile senza tempo», afferma Pina Parnofiello, coordinatrice nazionale di Fismo, ricordando come nelle passate edizioni siano stati premiati nomi che rappresentano altrettanti capitoli dell’economia del lusso italiana.
Non è solo celebrazione: è il riconoscimento del peso che artigianato, filiere corte e creatività esercitano sul valore dell’export e sul posizionamento del Made in Italy.
L’industria che cambia, i negozi che resistono
Il premio arriva in un momento in cui il settore della moda affronta una fase di trasformazione accelerata. Globalizzazione, crisi delle catene distributive, digitalizzazione e cambiamento dei consumi ridisegnano strategia e mercati.
In questo scenario, il presidente onorario della maison, Stefano Dominella (nella foto), rilancia la centralità del punto vendita fisico, luogo di relazione e conoscenza: «È nel negozio che il cliente comprende il lavoro, la cura, la mano artigiana». Una dichiarazione che conferma quanto la moda italiana, pur dialogando con l’innovazione digitale, continui a fondarsi su un rapporto diretto tra prodotto e pubblico.
Allo stesso tempo, Dominella richiama l’urgenza dell’internazionalizzazione: non come fuga, ma come ampliamento del racconto del Made in Italy, necessario per restare competitivi in un mercato che premia identità solide e visioni riconoscibili.
La tradizione che diventa futuro
Fernanda Gattinoni amava dire che la tradizione è il punto di partenza, non di arrivo. È qui che si colloca il senso profondo del premio: nella capacità di trasformare un’eredità creativa in un progetto contemporaneo, di leggere la storia non come vincolo ma come risorsa.
In un settore che muove miliardi e rappresenta uno dei pilastri culturali della reputazione italiana nel mondo, riconoscere una maison significa riconoscere un pezzo dell’identità economica del Paese.
E Gattinoni, con la sua grazia rigorosa e la sua coerenza estetica, continua a dimostrare che l’eleganza, quando è autentica, non passa mai di moda.