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Frejus, fatta la doppia canna che unisce l’Europa (nonostante tutto)

- di: Marta Giannoni
 
Frejus, fatta la doppia canna che unisce l’Europa (nonostante tutto)
Frejus, la doppia canna che unisce l’Europa (nonostante tutto)

Dopo 14 anni di lavori e proteste, apre la seconda galleria tra Italia e Francia: 700 milioni per un'opera chiave nei collegamenti europei. Salvini attacca i No Tav, Tabarot: “Nessuno fermerà questi cantieri”.

(Fotomontaggio realizzato con l'AI).

Una promessa mantenuta (a fatica)

Martedì 29 luglio, alle ore 20, la seconda canna del Traforo del Frejus diventa ufficialmente operativa. Si tratta di un’infrastruttura strategica, costata 700 milioni di euro e attesa da oltre quattordici anni. Con i suoi 12,9 chilometri di lunghezza e 8 metri di diametro, la nuova galleria affianca quella storica, inaugurata nel 1980, trasformando il Frejus nel più lungo tunnel stradale a doppia canna d’Europa.

Non è solo una questione di numeri o record. È un simbolo. Di cooperazione, di ostinazione tecnica, ma anche di conflitto. Non è un caso che l’inaugurazione sia avvenuta in una valle blindata dopo l’assalto dei No Tav lo scorso sabato: questa volta senza incidenti, ma con 418 uomini tra esercito e forze dell’ordine a presidiare il cantiere. Una cifra che fotografa perfettamente il contesto in cui quest’opera è nata.

Salvini contro i No Tav: “Una banda di criminali”

Al taglio del nastro erano presenti i ministri dei Trasporti di Italia e Francia, Matteo Salvini e Philippe Tabarot, affiancati dalle autorità locali e dai vertici delle due concessionarie: l’italiana Sitaf e la francese Sftrf. Ma è Salvini a infiammare i toni: “Non è possibile che nel 2025 si debba scavare una galleria protetti dall’esercito. È una vergogna in un Paese civile”, ha dichiarato a Bardonecchia, rilanciando poi con un attacco frontale: “I No Tav sono una banda di criminali. E le infrastrutture, in tempo di guerra, uniscono i popoli: sono ponti di pace”.

Una retorica muscolare che ricalca la linea del vicepremier leghista: cantieri, cemento e repressione del dissenso. Il ministro francese Tabarot ha usato parole più istituzionali, ma ha ribadito con decisione: “Indipendentemente dalle opposizioni, questo progetto si concluderà. Nessuno fermerà questi cantieri”.

Un’opera da 950 imprese, tra sicurezza e sostenibilità

Realizzato da un consorzio di 950 imprese, il nuovo tunnel non è solo un’infrastruttura di trasporto. È anche un concentrato di tecnologia e sicurezza: 34 rifugi di emergenza, 9 bypass carrabili, una centrale di controllo all’avanguardia e corsie separate per ogni senso di marcia, con corsia di servizio. Secondo i promotori, il sistema riduce drasticamente il rischio di incidenti e accelera i tempi di intervento in caso di emergenza.

Il tutto in un quadro di sostenibilità che le imprese costruttrici hanno sottolineato con forza, soprattutto sul versante francese: durante i lavori sono stati usati materiali a basso impatto ambientale, il riutilizzo dei materiali di scavo è stato superiore all’80% e sono stati realizzati interventi compensativi per la tutela della fauna alpina.

Il Piemonte rialza la testa

“Dopo il Tenda ora il Frejus. Riapriamo il Piemonte”: l’esultanza è quella del presidente della Regione, Alberto Cirio, che ha definito l’apertura “una giornata storica” per i collegamenti tra la regione e l’Europa. “Un’opera che aspettavamo da anni è finalmente realtà”, ha dichiarato, rilanciando il ruolo del Piemonte come snodo logistico europeo, in un’ottica di rilancio industriale e turistico.

Ma non tutti festeggiano. La sindaca di Bardonecchia, Chiara Rossetti, pur presente all’inaugurazione, ha lanciato un appello al governo italiano: “I territori di montagna non possono essere solo zone di passaggio. Vanno messi al centro delle politiche nazionali, altrimenti la frattura tra Paese e aree alpine diventerà irreversibile”.

Cosa cambia per i trasporti

Dal punto di vista pratico, la nuova canna del Frejus permetterà il passaggio contemporaneo in due direzioni, limitando drasticamente le interruzioni per manutenzioni e lavori e garantendo un flusso di traffico più regolare. Nei periodi di massimo traffico, l’alternanza tra le due canne consentirà una maggiore capacità e una drastica riduzione delle code, specialmente nei fine settimana estivi.

Il traffico pesante dovrebbe aumentare del 12% nei prossimi due anni, ma con un’incidenza minore sull’inquinamento locale grazie ai nuovi sistemi di ventilazione e filtraggio. I flussi di mezzi leggeri, invece, sono attesi in rialzo fino al 20% entro il 2027.

Un passo verso l’integrazione europea?

Dietro il Frejus c’è molto più di un tunnel. C’è un’idea di Europa fisica, materiale, fatta di asfalti, cemento e ventilazione, in un’epoca in cui il concetto stesso di “Unione” viene quotidianamente messo in discussione. “I grandi assi di collegamento restano la base della competitività europea”, ha scritto un editoriale di rilievo, sottolineando come la rete dei trasporti transalpini stia vivendo un’accelerazione dopo anni di stasi.

In questo senso, la doppia canna del Frejus non è solo un’opera ingegneristica. È un messaggio politico: l’asse Italia-Francia, tra cantieri e tensioni, tiene. E rilancia.

I prossimi nodi: tunnel ferroviario e Tav

L’apertura della seconda canna del Frejus riaccende inevitabilmente i riflettori sull’altra grande opera transfrontaliera: la Torino-Lione. Anche lì, i cantieri sono bersaglio dei No Tav, le tensioni restano altissime e i tempi si allungano. Ma l’inaugurazione di Bardonecchia potrebbe dare nuovo slancio al progetto, almeno sul piano politico.

Nel frattempo, restano sul tavolo anche le richieste dei territori attraversati: meno asfalto, più servizi, più attenzione alla qualità della vita montana. Perché nessuna galleria, per quanto lunga, può colmare il divario tra chi attraversa le Alpi e chi le abita.

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