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Forlì allagata: paura e domande dopo il nubifragio che ha piegato la città

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Forlì allagata: paura e domande dopo il nubifragio che ha piegato la città

Più che la pioggia, su Forlì è caduto un interrogativo scomodo. In mezz’ora, l’acqua ha sommerso strade e ricordi, riaprendo la ferita mai rimarginata dell’alluvione del 2023. Ma davvero ci si può limitare a incolpare il cambiamento climatico e voltare pagina? O c’è, sotto lo specchio d’acqua che ha invaso la città, qualcosa di più torbido da scandagliare?

Forlì allagata: paura e domande dopo il nubifragio che ha piegato la città

Il sistema fognario, secondo quanto riportano i primi rilievi tecnici, è collassato dopo pochi minuti. Le condutture non hanno retto il flusso, progettate per un’altra epoca, un’altra intensità meteorologica, un’altra urbanizzazione. La cementificazione delle periferie, l’espansione disordinata e la mancata manutenzione sistemica non sono eventi naturali: sono frutto di scelte umane, pianificate o trascurate. E Forlì, in quelle scelte, sembra oggi ripagare un debito accumulato in decenni.

L’amnesia dell’emergenza
Dopo l’alluvione del 2023 si parlò di piani straordinari. Di investimenti. Di coordinamento. Ma molte delle promesse sono evaporate con la stagione estiva. I fondi sono rimasti sulla carta, gli studi idrogeologici nel cassetto. In città, la sensazione è che ci si ricordi dell’acqua solo quando arriva alla gola. E questa volta, ci è arrivata davvero.

Il nodo della prevenzione mancata
Non serve la retorica della “pioggia eccezionale” per comprendere che, senza prevenzione strutturale, ogni temporale può trasformarsi in catastrofe. La quantità d’acqua caduta era fuori scala, ma prevedibile in uno scenario climatico che da anni mostra segnali inequivocabili. Gli esperti lo ripetono: l’eccezione sta diventando la regola. Eppure, su questo fronte, la macchina pubblica procede con lenti automatismi, incapace di tradurre l’allarme in azione concreta.

Una città stanca ma lucida
Mentre i vigili del fuoco prosciugano i garage e la gente spalando fango ricompone pezzi di normalità, emerge una consapevolezza nuova. Forlì non vuole più essere raccontata solo come vittima del clima. Chiede trasparenza, risposte e soprattutto responsabilità. Perché la pioggia non ha solo rotto gli argini: ha infranto la pazienza. E questa volta, dietro le sirene della notte, si alza il rumore sordo di una richiesta collettiva che non vuole più aspettare.

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