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Alta tensione sul fisco tra Meloni e Salvini

- di: Matteo Borrelli
 
Alta tensione sul fisco tra Meloni e Salvini
Irpef al centro delle promesse, ma la Lega vuole subito la rottamazione: “È un’emergenza”.
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Nel cuore delle Stati generali dei commercialisti, svoltisi alla Nuvola di Roma, il governo si è trovato attraversato da un clima di tensione forte attorno alle scelte fiscali. Da un lato il premier Giorgia Meloni, accolta con una standing ovation, rilancia il taglio dell’Irpef al ceto medio. Dall'altro Matteo Salvini, tramite una nota filtrata mentre il vertice di governo discuteva a Palazzo Chigi incentrato sul fine vita, chiama a raccolta sul tema della pace fiscale e della rottamazione delle cartelle.
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Meloni: “Il fisco deve aiutare e non opprimere”
Ieri mattina Giorgia Meloni ha sorpreso i presenti presentandosi di persona all’assemblea – prevista solo in videocollegamento – suscitando entusiasmo tra i commercialisti. Il tema centrale del suo discorso? Un fisco “alleato dell’onesto e severo con l'evasore”: “il Fisco deve aiutare e non opprimere”, ha ribadito. Ha inoltre rivendicato “i migliori risultati della storia nella lotta all'evasione” 
E la promessa: “La riforma dell'Irpef non è finita, dobbiamo concentrarci sul ceto medio”. Il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, ha specificato che l'intervento dovrebbe riguardare lo scaglione da 28 mila fino a 50–60 mila euro, con un possibile abbassamento delle aliquote dal 35% al 33%.
Presenti anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e Forza Italia, con Antonio Tajani a sostenere il taglio all’Irpef quale priorità al fianco della premier.
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Giorgetti frena: “Abbiamo due anni e mezzo”
Dopo il discorso, però, è arrivato un brusco richiamo alla realtà. Interrogato dai cronisti, Giorgetti ha affermato che per realizzare un simile taglio dell’Irpef “ci sono ancora due anni e mezzo”, alimentando dubbi sulla tempistica e sulla sostenibilità delle risorse necessarie, valutate attorno ai 3–4 miliardi.
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Salvini: “Pace fiscale è un’emergenza”
A spezzare l’unità apparente, il segretario leghista e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha fatto filtrare una nota dal vertice di governo: “Per la Lega e per il governo una giusta, attesa e definitiva pace fiscale, una rottamazione di milioni di cartelle esattoriali che stanno bloccando l'economia del Paese, sono una priorità, anzi una emergenza” 
Salvini propone di esentare dal pagamento di sanzioni e interessi, con finestre di rateizzazione fino a 120 mesi. Nella sua dichiarazione, chiarifica: la pace fiscale e il taglio delle tasse “possono andare avanti di pari passo”. Ma resta evidente la sua urgenza: “è un'emergenza”, ripete nel testo ufficiale.
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Forza Italia e opposizioni
Forza Italia gioca il ruolo di equilibratore: Tajani punta prima all’Irpef poi alla rottamazione, sostenendo anche il rinvio della sugar tax. Sul fronte dell’opposizione il Pd – attraverso Francesco Boccia – denuncia che sotto Meloni la pressione fiscale è aumentata, e che l’annunciata manovra è priva di coperture reali. Critiche arrivano anche da M5S, con Mario Turco che parla di “fallimento epocale” del concordato fiscale, e dalla UIL che definisce “bufale” le promesse di taglio estensivo Irpef in manovra.
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Lo stato dei giochi
Meloni e Tajani: puntano sul taglio strutturale dell’Irpef al ceto medio, promuovendo un fisco più equo e semplificato.
Salvini: vuole intervenire subito con la pace fiscale — una rottamazione ampia, urgente, che considera prioritaria.
Giorgetti e Leo: sollevano dubbi su tempi e costi, evidenziando vincoli di bilancio e una finestra temporale a fine legislatura.
FI: cerca mediazione tra le due anime, proponendo un percorso sequenziale.
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Centrodestra al crocevia tra visioni diverse
Il centrodestra si trova dunque al crocevia tra visioni diverse: da un lato il ritratto di un fisco amico dei lavoratori familiari e dipendenti; dall’altro, l’esigenza manifestata dalla Lega di tagliare immediatamente la tassazione per sollevare l’economia. Senza parlare della rottamazione - posta come questione di “emergenza” - che espone il governo a rischi di spazi fiscali da ricavare in tempi stretti.
La partita si giocherà ora in Parlamento, alla commissione Finanze del Senato (dove restano ferme le proposte della Lega), e nella legge di bilancio che dovrà arrivare entro fine anno. Se il centrodestra non riuscirà a trovare una quadra, la posta in gioco rischia di pesare sulle tasche degli italiani, e sulla tenuta stessa della maggioranza.

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