Farina (Ania): "Per il settore assicurativo un ottimismo lucido, razionale, non fideistico"

- di: Redazione
 
Uno dei principali indicatori di come un'economia reagisca alla crisi viene dall'industria delle assicurazioni che, per sua natura, coglie ogni segnale per definire le sue politiche, ma soprattutto per guardare al futuro senza farsi condizionare dalle sensazioni.
E' per questo che nelle parole di Maria Bianca Farina, presidente dell'Ania, pronunciate in occasione dell'evento ''From pandemic to warflation: a key role for the insurance industry''', si colgono segnali di ottimismo sul futuro del comparto che si riverberano sull'intera economia, caratterizzata da grandi trasformazioni. Ma anche, ha detto Farina, da ''continui mutamenti del quadro economico, finanziario, industriale e anche sociale, che procedono per strappi inattesi e improvvisi e dalle conseguenze spesso profonde. Per l’industria assicurativa, così focalizzata nel creare valore nel lungo periodo per le comunità dei nostri stakeholder, si tratta di una sfida da leggere e interpretare con attenzione perché le nostre imprese possano rispondere nel migliore dei modi alle aspettative dei clienti, dei risparmiatori, degli investitori e della crescita del nostro Paese nel suo complesso”.

Maria Bianca Farina (Ania) ha parlato durante l'evento ''From pandemic to warflation: a key role for the insurance industry''

E' anche palese, come ha rimarcato Farina, che rallentamento economico e alta inflazione pesano sulle assicurazioni, provocando una contrazione della domanda di coperture. Nel ramo Danni ''l'inflazione più alta inizia a manifestarsi con l’aumento dei costi dei sinistri, mentre il processo di adeguamento delle tariffe assicurative è, data la natura del business, più lento e graduale'', in quello Vita ''alcuni assicurati potrebbero trovarsi nelle condizioni di liquidare gli investimenti e questo avrebbe effetti negativi sull’afflusso di risorse e, soprattutto, sull’ordinata gestione del portafoglio titoli, che peraltro risente di forti perdite sulle obbligazioni e sulle azioni, con riflessi nei conti economici”.

Però, davanti ad un panorama che si è fatto più buio e incerto, Maria Bianca Farina ha mostrato ottimismo per le prospettive dell’industria assicurativa italiana. Anzi, ha precisato, un ottimismo ''lucido, razionale e non fideistico''. Una affermazione che parte dal presupposto che ''la professionalità, la robustezza patrimoniale, la capacità di allocazione delle risorse in mercati quotati e non quotati nel lungo periodo sono i punti di forza che renderanno l’industria assicurativa sempre più centrale per il benessere e il welfare delle famiglie, lo sviluppo tecnologico e di mercato delle imprese e la crescita dell’economia nel lungo termine, affiancando le iniziative e le risorse pubbliche in campo, a iniziare da quelle del Pnrr''.

Ma il presidente Farina non si è sottratta da una chiamata alla responsabilità del settore assicurativo, dicendo che ''starà a noi saper sviluppare sempre meglio i prodotti che servono ad assecondare le esigenze d’investimento di lungo termine che caratterizzano quest’epoca di trasformazioni, per aiutare il Paese a navigare oltre le incognite dell’oggi''.
L'evento ha avuto altri importanti contributi. Il presidente dell’Ivass Luigi Federico Signorini, ha sottolineato come l’impatto delle turbolenze dei mercati sul solvency ratio degli assicuratori italiani sia stato finora modesto spiegando che, rispetto agli altri player europei, 'le compagnie del nostro Paese “sono esposte in modo significativo alle fluttuazioni dello spread''. Da parte sua il Commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, ha parlato dei due grossi ostacoli per l’Europa: il debito e le finanze pubbliche. “Non possiamo più escludere una recessione economica” ha detto, precisando che molto “dipenderà dall’andamento del mercato dell’energia. Disponiamo di uno strumento valido che può dare fiducia, il Next generation EU, perciò è fondamentale portare avanti i PNRR soprattutto per i Paesi con debito alto”.

Il presidente di Generali, Andrea Sironi, ha detto di essere d’accordo sulla previsione di una recessione in Europa nel 2023, “anche se non molto grave”, rilevando il contrasto tra politiche fiscali ancora molto espansive e politiche monetarie restrittive ed esprimendo perplessità sulla linea di politica monetaria seguita dalla Bce.
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