FAO: i costi nascosti dei sistemi agroalimentari

- di: Barbara Leone
 
Le abitudini alimentari dannose generano 8 000 miliardi di dollari di costi annui nascosti dei sistemi agroalimentari globali. Circa il 70 percento dei costi complessivi nascosti derivano dagli impatti sulla salute legati alle malattie non trasmissibili, soprattutto nei sistemi agroalimentari più industrializzati. E’ quanto emerge da un approfondito studio della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura) realizzato in collaborazione con 156 paesi, che sottolinea come i costi nascosti dei sistemi agroalimentari mondiali ammontano a una cifra impressionante: circa 12.000 miliardi di dollari all’anno.

FAO: i costi nascosti dei sistemi agroalimentari

Di questi, circa il 70% – corrispondente a 8.100 miliardi di dollari – è legato a regimi alimentari non salutari, che sono alla base di malattie croniche non trasmissibili (MNT), come patologie cardiovascolari, ictus e diabete. Questi costi superano di gran lunga quelli attribuiti ai danni ambientali e alle disuguaglianze sociali, dimostrando l’impatto di un sistema alimentare globale orientato alla quantità piuttosto che alla qualità e alla sostenibilità.  Il rapporto Stato dell’alimentazione e dell’agricoltura 2024 (SOFA) si pone l’obiettivo di illuminare i costi reali associati alla produzione, distribuzione e consumo di alimenti, compresi quelli che non sono visibili nei prezzi di mercato. Attraverso il metodo della “contabilità dei costi effettivi”, il rapporto analizza una vasta gamma di costi nascosti – ambientali, sanitari e sociali – collegati alle pratiche agroalimentari globali, offrendo inoltre una tabella di marcia per la trasformazione di tali sistemi.

“La trasformazione dei sistemi agroalimentari mondiali è essenziale per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) e per garantire un futuro prospero per tutti,” ha dichiarato QU Dongyu, Direttore Generale della FAO, sottolineando come i cambiamenti debbano partire da azioni individuali e politiche di sostegno.

Nel campo della salute pubblica, il rapporto FAO individua ben 13 fattori di rischio associati all’alimentazione. Una dieta povera di cereali integrali, frutta e verdura e l’elevato consumo di sodio e di carni rosse e processate sono solo alcune delle abitudini nocive che aumentano l’onere sanitario globale. Questi fattori, legati in gran parte a diete poco bilanciate e ad abitudini alimentari tipiche dei sistemi agroalimentari industrializzati, sono alla base della diffusione delle MNT. Si stima infatti che tali malattie, oltre a causare sofferenze, impongano un onere finanziario di trilioni di dollari in costi sanitari e produttività ridotta. I dati rivelano un preoccupante divario nelle abitudini alimentari tra paesi sviluppati e in via di sviluppo, con implicazioni diverse a seconda del tipo di sistema agroalimentare. Ad esempio, nei sistemi in crisi protratta, caratterizzati da conflitti e insicurezza alimentare, il problema principale è la carenza di frutta e verdura; al contrario, nei sistemi industrializzati, una dieta ricca di carne processata e sodio risulta prevalente, favorendo l’insorgenza di malattie cardiovascolari e altre MNT.

Per facilitare l’analisi dei costi nascosti, il rapporto classifica i sistemi agroalimentari in sei gruppi: in crisi protratta, tradizionali, in via di espansione, in via di diversificazione, in via di formalizzazione e industriali. Ogni tipologia presenta specifiche sfide e opportunità per migliorare la sostenibilità del sistema alimentare, e questo schema offre un quadro chiaro per identificare le politiche e gli interventi più adatti. Il passaggio da un sistema agroalimentare tradizionale a uno industriale porta con sé cambiamenti significativi. Nei sistemi in via di formalizzazione, ad esempio, l’alto consumo di sodio tende a raggiungere un picco, mentre nei sistemi industrializzati tale consumo si stabilizza. Allo stesso tempo, l’uso di carni rosse e processate aumenta progressivamente lungo questa evoluzione, fino a rappresentare uno dei principali rischi nei sistemi più sviluppati.

Oltre alla salute, il degrado ambientale costituisce una componente critica dei costi nascosti. Pratiche agricole insostenibili contribuiscono a danni che spaziano dalle emissioni di gas serra al ruscellamento dell’azoto, al cambiamento dell’uso del suolo e all’inquinamento delle risorse idriche. L’impatto ambientale è particolarmente evidente nei paesi in rapido sviluppo economico, in cui i sistemi agroalimentari in via di diversificazione contribuiscono a emissioni per un valore stimato di 720 miliardi di dollari l’anno. Nei paesi con sistemi in crisi protratta, i costi ambientali rappresentano invece il 20% del PIL, sottolineando quanto l’economia sia influenzata da questi fattori. I sistemi agroalimentari industrializzati e in via di formalizzazione affrontano anch’essi elevati costi ambientali, derivanti da pratiche intensive che esacerbano il consumo di risorse e la degradazione ambientale. In aggiunta, questi sistemi richiedono maggiori consumi energetici e un impiego massiccio di fertilizzanti e pesticidi, aumentando il rischio di contaminazione del suolo e dell’acqua.

Un altro aspetto rilevante del rapporto riguarda i costi sociali, che comprendono povertà, malnutrizione e disuguaglianza. I paesi caratterizzati da sistemi agroalimentari tradizionali e quelli in crisi protratta sono maggiormente colpiti, con costi sociali che rappresentano tra l'8 e il 18% del PIL. Il rapporto sottolinea la necessità di migliorare le condizioni di vita nelle aree rurali, attraverso l’integrazione di aiuti umanitari, iniziative di sviluppo e azioni di costruzione della pace per ridurre questi costi e creare basi per un futuro stabile. L’analisi della FAO evidenzia che una trasformazione sostenibile dei sistemi agroalimentari richiede una cooperazione globale. Il rapporto raccomanda un approccio che si allontani dalle misurazioni tradizionali del PIL e si concentri sulla "contabilità dei costi effettivi" per una valutazione più completa del valore sociale e ambientale. Tale approccio potrebbe aiutare i responsabili delle decisioni a formulare politiche più inclusive che riconoscano l’importanza della sicurezza alimentare, della biodiversità e dell’identità culturale.

Il rapporto SOFA propone una serie di raccomandazioni per facilitare la transizione verso sistemi agroalimentari più sostenibili. Innanzitutto, incentivi  per pratiche sostenibili: offrire agevolazioni economiche e normative per favorire un’agricoltura sostenibile e per ridurre gli squilibri di potere tra gli attori della filiera agroalimentare. Promozione di diete salutari: implementare politiche che rendano accessibili gli alimenti nutrienti e riducano i costi sanitari nascosti. Riduzione dell'impatto ambientale: favorire la riduzione delle emissioni di gas serra, l’inquinamento e il consumo di risorse tramite certificazioni e standard sostenibili. Informazione al consumatore: offrire informazioni chiare sugli effetti ambientali, sociali e sanitari delle scelte alimentari, in modo che i consumatori possano fare scelte consapevoli. Ristrutturazione delle filiere alimentari: utilizzare il potere d’acquisto delle istituzioni pubbliche per promuovere filiere alimentari più responsabili e migliorare i contesti alimentari. Trasformazione rurale inclusiva: favorire una crescita sostenibile delle aree rurali per ridurre i costi nascosti e promuovere l’equità. Rafforzamento della governance: supportare innovazioni che accelerino l'adozione di sistemi agroalimentari equi e sostenibili. Il rapporto della FAO insiste sull’urgenza di un cambiamento radicale nei sistemi agroalimentari per garantire un futuro sostenibile, equo e sano. Con l'impegno congiunto di produttori, governi, istituzioni finanziarie e consumatori, si potrebbero limitare i costi nascosti, promuovendo un equilibrio tra sostenibilità economica, sociale e ambientale, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

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