Vola l’export manifatturiero italiano: nel 2021 previsto +11,3%

- di: Giuseppe Castellini
 
Emergono dati e trend di grande interesse sull’export manifatturiero italiano da un’analisi dal Centro Studi Tagliacarne-Unioncamere su un campione statisticamente rappresentativo di 3mila imprese manifatturiere con addetti tra le 5 e 499 unità e pubblicata nel Rapporto Export di Sace 2021 presentato online.
Dall’analisi viene fuori innanzitutto che investire nella sostenibilità fa bene alle esportazioni e viceversa. "Il 12% delle imprese green" - afferma lo studio dichiara Tagliacarne-Unioncamere - "presenta un aumento dell’export nel 2021 contro il 9% delle altre non esportatrici. Ma il forte binomio green-export è possibile leggerlo anche al contrario: il 18% delle esportatrici ha investito in transizione ecologica nel triennio 2017-19 e investirà in materia anche nel triennio 2021-23, contro l’11% delle imprese non esportatrici".

Analisi Tagliacarne-Unioncamere: "L'export manifatturiero italiano risale nel 2021"

Le imprese esportatrici, inoltre, mostrano una maggiore propensione a fare investimenti non solo nel ‘verde’, ma anche nell’adozione di tecnologie legate all’Industria 4.0. Il 13% delle aziende che esportano sono, infatti, ‘digital e green’ avendo investito negli ultimi tre anni pre-Covid sia nella sostenibilità ambientale sia in Industria 4.0, contro il 5% delle non esportatrici.
Per l’export manifatturiero italiano previsto +11,3% nel 2021. Più che recuperato il calo 2020. E la risalita passa dai beni.

Nello scenario base - quello a maggior probabilità di accadimento – tracciato da Sace le esportazioni italiane di beni in valore cresceranno quest’anno dell’11,3%, in rialzo rispetto alle nostre precedenti previsioni e più che compensando quanto ‘perso’ nel 2020. Un recupero, questo, migliore rispetto a quanto previsto dal modello per i nostri principali per europei e che consentirà all’Italia di mantenere invariata la propria quota di mercato mondiale anche nel 2021. La dinamica delle nostre vendite all’estero si manterrà, anche nel triennio successivo, più accentuata rispetto ai tassi pre-pandemia.
Quest’anno rimarrà invece soltanto parziale il recupero dell’export italiano di servizi (+5,1%), maggiormente colpito - specie nella componente del turismo - dalle misure restrittive e dalla persistente incertezza. La vera e propria ripresa avverrà solamente nel 2022.

La dinamica attesa per i settori del nostro export nel 2021 e negli anni successivi è diversificata, così come accaduto con la flessione registrata nel 2020.
I beni di consumo - che lo scorso anno hanno riportato il calo più marcato, come conseguenza del minor reddito disponibile e dell’elevata incertezza che ha indotto le famiglie a una maggiore propensione al risparmio - quest’anno non riusciranno ancora a recuperare pienamente, complici le persistenti difficoltà del tessile e abbigliamento, in parte bilanciate dalle prospettive leggermente più favorevoli per altri consumi e prodotti in legno.

Mantenendo una quota preponderante sull’export italiano, i beni di investimento supereranno i valori del 2019, sulla spinta di apparecchi elettrici e meccanica strumentale, che beneficeranno dei piani di rilancio varati da diversi partner commerciali, e dell’automotive, grazie soprattutto all’impulso green.
La ripresa del ciclo degli investimenti globali potrà inoltre favorire anche alcuni beni intermedi, specie metalli e gomma e plastica; proseguirà la crescita della chimica, dopo aver chiuso il 2020 in positivo con il forte traino della farmaceutica. Continuerà a confermarsi positiva anche la performance del raggruppamento agroalimentare, sostenuto lo scorso anno dai prodotti legati al consumo domestico e quest’anno dalla ripartenza del canale legato all’ospitalità.
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