Cauto ottimismo dopo l’incontro Trump-Putin ma fermezza europea: stop solo con pace vera, Kiev al centro.
L’Ue rinforza la pressione: avanti con la diciannovesima tranche di sanzioni
A Bruxelles, il fermo messaggio è chiaro: Mosca non arretrerà finché non comprende di non poter proseguire nella sua aggressione. Lo ha ribadito il capo della diplomazia europea, Kaja Kallas, annunciando che l’Unione è già al lavoro sul 19° pacchetto di sanzioni contro la Russia, anticamera di misure punitive da varare senza indugio ulteriori.
Secondo le fonti europee, l’adozione del nuovo pacchetto potrebbe avvenire già entro la fine di agosto o i primi di settembre. Non mancano i richiami all’unità: il ministro lituano degli Esteri, Kestutis Budrys, ha invitato l’Ue a mantenere il fronte comune e a non concedere sconti a Mosca. Intanto, è già previsto un vertice dei ministri degli Esteri europei per il 29-30 agosto, occasione nella quale il tema sarà affrontato con decisione.
Questa fermezza si inserisce in un percorso già consolidato. Il 18° pacchetto di sanzioni, approvato lo scorso 18 luglio, ha introdotto misure severe: tetti ai prezzi del petrolio russo, divieti ulteriori su Nord Stream, estensione delle liste nere e controlli su tecnologie sensibili e operazioni finanziarie.
L’Alaska Summit, l’ottimismo cauto e gli occhi sul futuro
Sul versante diplomatico, il summit tra Trump e Putin in Alaska ha generato più dubbi che certezze. Putin avrebbe proposto un congelamento del conflitto in cambio della cessione definitiva di Donetsk e Luhansk, un’ipotesi che Kiev ha respinto con decisione.
Trump, da parte sua, ha inizialmente spinto per un cessate il fuoco immediato, salvo poi parlare di un accordo di pace più ampio, che non escluderebbe concessioni territoriali. Le cancellerie europee hanno accolto con prudenza il nuovo impegno statunitense a garantire la sicurezza ucraina, ma hanno ribadito che nessuna intesa può fondarsi sullo smembramento della sovranità di Kiev.
Il prossimo banco di prova sarà il 18 agosto, quando Volodymyr Zelensky sarà ricevuto da Trump alla Casa Bianca. Alcuni leader europei potrebbero collegarsi in videoconferenza per sostenere direttamente il presidente ucraino. Parallelamente, la Coalizione dei Volenterosi – guidata da Macron, Merz e Starmer – terrà una riunione per coordinare la linea occidentale, con il chiaro obiettivo di impedire che il negoziato prenda una piega sfavorevole a Kiev.
Analisi: una partita che ridisegna la sicurezza europea
La linea che emerge è duplice. Da una parte, l’Europa vuole continuare a premere sulla Russia, rafforzando il meccanismo delle sanzioni e facendo capire al Cremlino che l’invasione ha un prezzo crescente. Dall’altra, i leader europei guardano con cautela agli Stati Uniti: l’impegno di Trump a fornire garanzie di sicurezza a Kiev viene accolto positivamente, ma i timori su possibili concessioni territoriali non sono svaniti.
Il punto nodale resta sempre lo stesso: chi decide i confini della pace? Per Bruxelles non possono essere né Washington né Mosca, ma Kiev stessa. Se la pace deve arrivare, dev’essere giusta, sostenibile e rispettosa dell’integrità territoriale ucraina.
La riunione di Washington sarà dunque decisiva: Zelensky entrerà nello Studio Ovale con il sostegno europeo alle spalle, ma la partita vera sarà convincere Trump a non inseguire scorciatoie geopolitiche. Una pace effimera, ottenuta sacrificando territori ucraini, potrebbe trasformarsi in un precedente pericoloso, non solo per Kiev ma per l’intera sicurezza del continente.
In questo senso, l’Ue sta giocando una delle sue partite più difficili: restare compatta, far sentire la propria voce a Washington e, al tempo stesso, dimostrare che la difesa della sovranità non è un concetto astratto, ma un pilastro su cui si regge la stabilità europea.