EssilorLuxottica accelera sul fronte dell’innovazione organizzativa e annuncia l’estensione della settimana corta a un intero stabilimento in Italia. La decisione arriva dopo un anno e mezzo di sperimentazioni che hanno coinvolto circa 1.500 dipendenti in diversi siti produttivi del gruppo. Dal 2026, i lavoratori dello stabilimento selezionato avranno diritto a venti venerdì liberi all’anno, con la possibilità di concentrare le ore settimanali su quattro giorni senza alcuna riduzione dello stipendio. L’esperimento, avviato con il contratto integrativo, diventa così parte integrante della strategia industriale e del modello di welfare aziendale.
EssilorLuxottica estende la settimana corta: l’Italia laboratorio del nuovo modello di lavoro
I dati raccolti finora sono considerati incoraggianti. Secondo l’azienda, il tasso di infortuni è diminuito sensibilmente, le dimissioni volontarie si sono ridotte e i turni sono risultati più sostenibili. Anche i consumi energetici hanno registrato un calo, grazie alla chiusura parziale degli impianti per un giorno in più a settimana. Effetti positivi si sono visti anche sul clima aziendale, con una maggiore soddisfazione dei dipendenti e un impatto positivo sulla produttività. I sindacati parlano di un “modello virtuoso” capace di coniugare benessere dei lavoratori e competitività.
Le motivazioni dell’azienda
Il Ceo Francesco Milleri (nella foto) ha sottolineato come la settimana corta sia coerente con la strategia del gruppo, che punta a valorizzare il Made in Italy con un modello produttivo innovativo. “Conciliare vita privata e lavoro significa anche migliorare la qualità del contributo di ciascuno”, ha dichiarato. L’iniziativa si inserisce in un contesto globale in cui la retention del personale e l’attrazione dei giovani talenti sono sfide decisive. In un mercato del lavoro che fatica a trovare competenze specializzate, offrire condizioni più favorevoli diventa una leva strategica di competitività.
Le ricadute economiche
L’impatto della settimana corta non è solo sociale. Per l’azienda significa ridurre i costi energetici e migliorare l’efficienza, grazie a una programmazione più lineare dei turni e a un minore assenteismo. Per il territorio, vuol dire rilanciare l’occupazione stabile e rendere più attrattivi distretti produttivi spesso lontani dai grandi centri. I sindacati sottolineano che la misura non tocca i salari e non riduce i livelli produttivi, garantendo così una tenuta economica del modello. Alcuni analisti notano come l’iniziativa possa rafforzare la reputazione di EssilorLuxottica anche sui mercati internazionali, in un momento in cui gli investitori guardano con crescente interesse alle politiche di sostenibilità sociale.
Le sfide da affrontare
Resta aperta la questione della scalabilità del progetto. Estendere la settimana corta a tutta la rete produttiva italiana comporterebbe una riorganizzazione profonda dei processi e una verifica della sostenibilità economica sul lungo periodo. Differenze logistiche e operative tra i vari stabilimenti potrebbero rendere necessarie soluzioni diversificate. Non è escluso che l’azienda valuti un’applicazione modulare, adattando il modello alle esigenze delle singole realtà. Altro nodo sarà quello della concorrenza: se la misura dovesse estendersi su larga scala, i competitor potrebbero sentirsi spinti a introdurre modelli simili per non perdere lavoratori qualificati.
Un laboratorio per il manifatturiero
Il caso EssilorLuxottica si inserisce in un dibattito più ampio sulla riduzione dell’orario di lavoro in Europa. La Francia ha già sperimentato forme di 35 ore settimanali, in Spagna sono partiti progetti pilota su quattro giorni, mentre in Germania si discute di nuove flessibilità contrattuali. L’Italia, con un colosso industriale come EssilorLuxottica in prima fila, diventa un laboratorio osservato con attenzione. La speranza dei sindacati è che l’iniziativa faccia scuola, aprendo spazi per contrattazioni simili anche in altri settori. Per ora, l’esperimento mostra che competitività e qualità della vita possono coesistere.
Il futuro del lavoro e la sfida italiana
In un Paese caratterizzato da bassa produttività e da un mercato del lavoro spesso rigido, l’iniziativa ha un valore simbolico forte. Dimostra che un grande gruppo industriale può innovare i propri modelli senza compromettere la produzione. Se funzionerà su larga scala, la settimana corta potrebbe diventare un elemento di modernizzazione del sistema industriale italiano, capace di rafforzare sia l’immagine del Paese sia la sua capacità di attrarre investimenti esteri. Non a caso, l’esperimento viene letto anche come una risposta alle richieste crescenti di welfare aziendale e di attenzione al benessere dei lavoratori, ormai fattori determinanti nella scelta di un posto di lavoro.
Con le sue dimensioni e la sua forza sul mercato globale dell’occhialeria, EssilorLuxottica ha tutte le carte in regola per guidare questo cambiamento. La scommessa è dimostrare che la settimana corta non è solo un benefit per i dipendenti, ma un vero e proprio strumento di politica industriale, capace di incidere sulla produttività, sulla sostenibilità e sulla competitività di lungo periodo.