Cara vecchia tassa di successione...Elly Schlein ci punta per prendersi il Pd

- di: Redazione
 
La lotta per la segreteria del Partito democratico sta vivendo le ore frenetiche della propaganda, con i candidati che si danno battaglia sostenendo questo o quello, con l'apparente obiettivo di convincere gli incerti, magari sposando proposte che apparrebbero azzardate nella contingenza della politica di casa nostra. Come sta facendo, probabilmente, Elly Schlein, che ha forse poca memoria di come alcune proposte, apparentemente rivoluzionarie, non sono altro che la riproposizione di vecchie teorie, soprattutto da parte della Sinistra, che sembra non riuscire ad affrancarsi dall'etichetta di sostenitrice delle tasse.

Tassa di successione: Elly Schlein ci punta per prendersi il Pd

La proposta che Schlein vuole fare sua è quella di una tassa di successione, sia pure ''addolcendola'' con un meccanismo di progressione. Forse, lo diciamo a sua scusante, la candidata segretario del Pd è troppo giovane per ricordare che ogni qualvolta gli italiani hanno visto in pericolo il gruzzolo che chi ''parte'' lascia a chi ''resta'' hanno reagito come la leonessa che difende i suoi cuccioli.
Non per partito preso, non per un'idea preconcetta dovuta a chissà quali retaggi culturali. Per noi la spiegazione è banalissima, perché soprattutto resta difficile da capire come una eredità debba sottostare a una tassazione multipla. Ci spieghiamo meglio.

Il signor ''A'', da vivo, paga giustamente le tasse sul suo patrimonio. Quando ''A'' raggiunge i Campi Elisi il suo patrimonio passa al figlio ''A bis'' che, nella dichiarazione delle tasse dell'anno fiscale successivo, avendo migliorato il suo profilo patrimoniale, pagherà la giusta percentuale allo Stato. Quindi un patrimonio tassato per chi era il titolare e per chi lo è diventato dopo, senza che possa evitare di essere tassato. Quale che siano le voci che lo compongono: denaro, immobili, azioni, partecipazioni aziendali. Allora, verrebbe da dire, che giustizia fiscale c'è se viene tassato il passaggio di mano di un patrimonio che comunque dovrà essere gravato da imposizioni fiscali? Non è un ragionamento da bottegai (con il massimo rispetto per la categoria, meritevole di sapere fare di conto meglio di altri), ma di buonsenso perché se si lavora una vita per lasciare ai figli, una tassa di successione, quale che ne sia il peso economico, suona come un iniquo balzello. Sul punto Elly Schlein sembra non avere alcun dubbio, seppure motiva la sua posizione non sempre ricorrendo alla chiarezza, che invece sarebbe necessaria.

In una intervista, Schlein ha detto che la tassa di successione va resa ''più progressiva'', con ''aliquote marginali progressive'', ''esenzione fino a 500 mila euro'', ''estensione alle cessioni aziendali'' e ''redistribuzione dei proventi con una dote ai diciottenni''.
Un pacchetto di proposte/soluzioni che appare un po' troppo confuso e che, come nel caso della ''dote'' ai diciottenni, si espone a critiche che già oggi - nel momento in cui si parla tanto dell'inutilità delle provvidenze a pioggia - si possono intuire.
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