Elezioni 2022 - Letta parla di scuola e si becca una valanga di fischi

- di: Diego Minuti
 
Ci sono argomenti che in Italia, pur entrando a pieno titolo tra quelli di maggiore interesse, bisogna sapere maneggiare per evitare, come accaduto a Enrico Letta, di essere bombardato da fischi.
Il luogo è stato il Meeting di Rimini, il contesto il dibattito al quale hanno partecipato i leader di partiti e movimenti, con la sola eccezione dei Cinque Stelle, dei quali Giuseppe Conte ha lamentato il mancato invito che ha spiegato dicendo che ''siamo scomodi per un certo sistema che vuole escluderci e oscurarci''.
Punti di vista, anche se, a dire il vero, sarebbe interessante oltre che chiarificatore capire il perché dell'assenza dei Cinque Stelle, posto che a Rimini c'erano proprio tutti, anche di elettoralmente insignificanti.
Ma torniamo a Letta che s'è preso la sua razione di fischi quando ha detto una cosa che, oggettivamente, non era così provocatoria, ma che è stata sonoramente bocciata dall'uditorio: portare l'obbligo scolastico sino alla scuola superiore e, prima, nella scuola dell'infanzia.

Enrico Letta prova a parlare di scuola in vista delle elezioni 2022

Su quest'ultimo punto (corredato dalla proposta di sostegni indiretti alle famiglie, con il miglioramento dell'offerta della scuola pubblica) nessuno ha avuto da ridire, al contrario di quella sull'obbligatorietà della scuola superiore.
I motivi potrebbero essere molti e diversi nella motivazione, perché quello della scuola resta un punto dolente delle politiche di tutti i governi che, da trent'anni e più, si sono avvicendati spesso distinguendosi per avere sottovalutato i problemi e non certo per avere cercato di risolverli.

Proporre di spostare l'obbligatorietà della frequenza sino alla scuola superiore potrebbe essere, in linea di principio, una cosa positiva, se solo non cozzasse con una realtà di difficoltà oggettive, soprattutto quelle delle fasce socialmente deboli, per le quali un giovane che studia è qualcuno che non può contribuire economicamente alla conduzione domestica, anzi gravando in termini di costi (libri, spostamenti, abbigliamento).
Va bene: potrebbero essere considerazioni banali o forzate, ma sono queste quelle che si fanno se le proposte vengono fatte planare sull'opinione pubblica senza indicare, magari, come lo Stato - che sui giovani e l'educazione fa un investimento - possa contribuire a non rendere antieconomico mandare un figlio o una figlia a scuola.

Non stiamo portando temporalmente il discorso all'Italia degli anni Sessanta, ma in realtà terribilmente a noi vicine, laddove le sacche di povertà si allargano, lasciando indietro interi nuclei familiari, alle prese con spese insostenibili.
Il problema dei nostri politici resta immutabile, al di là delle diverse ideologie: pensare che qualsiasi proposta possa essere formulata, senza pensare a quali possano esserne gli effetti. In questo Silvio Berlusconi è imbattibile, con le sue promesse a raffica, alcune delle quali, peraltro, abbastanza singolari.

È anche un fatto di ''volatilità'' del consenso, perché lo stesso Letta fatto oggetto di fischi pochi istanti, subito dopo ha raccolto di applausi quando ha detto che, per lui e per il Pd, il principio alla base dell'Erasmus (consentire agli studenti universitari di fare esperienza di studio all'estero) debba essere esteso anche ai ragazzi delle superiori.
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