Elezioni 2022: la Costituzione tradita, gli elettori non scelgono, ma ratificano
- di: Analyst
Alle prossime elezioni nazionali i cittadini italiani, con il proprio voto, si limiteranno a “ratificare” la nomina dei Parlamentari scelti dai Partiti. Questo è un dato di fatto che stravolge quanto sancito in Costituzione.
La Costituzione, infatti, afferma solennemente, nel primo Articolo, che la sovranità appartiene al Popolo. Dunque spetta al Popolo in quanto sovrano decidere; il Popolo è responsabile del processo decisionale e quindi della scelta della composizione degli Organi dello Stato, primo fra tutti il Parlamento, cui il Popolo delega il potere di legiferare vale a dire di definire le regole della propria convivenza civile.
Se il Popolo non ha la possibilità di scegliere i propri delegati, di fatto viene espropriato della propria sovranità.
La prova di questo “ esproprio” è data dal fatto che, ancor prima della giornata elettorale e precisamente al momento del deposito delle liste dei candidati , è pressoché nota la composizione del Parlamento con i nomi dei Parlamentari che saranno eletti e ne faranno parte.
Elezioni 2022: la Costituzione tradita, gli elettori non scelgono
Come è possibile?
I Partiti, in base ai sondaggi e all’andamento storico, conoscono il prevedibile esito elettorale dei collegi uninominali e plurinominali definiti dalla legge elettorale. Conoscono, cioè , con un margine di approssimazione affidabile, quali sono le posizioni vincenti o perdenti della propria parte politica: inseriscono i nominativi dei candidati nelle caselle vincenti e il gioco è fatto, anzi il Parlamento è fatto, con un grado di approssimazione molto elevato. La lotta preventiva per la suddivisione dei collegi “vincenti” nell’ambito delle coalizioni lo dimostra.
Come pure ne è controprova l’affannosa ricerca di posizioni sicure nell’ambito di ogni singolo Partito, che frequentemente dà luogo al fenomeno dei cosiddetti ''paracadutati'', candidati in regioni e territori in cui sono perfettamente sconosciuti e che una volta eletti non si faranno quasi più vedere in quelle zone.
Il cittadino si trova davanti alla sola possibilità di votare il proprio Partito a scatola chiusa: prendere o lasciare , ma non può scegliere il Parlamentare.
Statisticamente sono molto limitati i casi di collegi, come si dice ''contendibili'', vale a dire dall’esito elettorale incerto; si può quindi tranquillamente dire che la composizione del Parlamento, nella stragrande maggioranza dei suoi componenti, è scelta da un ristrettissimo gruppo di persone: i vertici dei partiti , e non dal Popolo Sovrano.
Questo è certamente l’esito dovuto alla legge elettorale in vigore; legge che, tra l’altro, consente ai partiti di mettere in atto modalità decisionali che determinano a loro volta la dipendenza dei candidati dal gruppo dirigente del proprio Partito e non dal rapporto con i cittadini o dalla attività svolta sul territorio per risolvere i problemi della comunità.
È uno stravolgimento della democrazia rappresentativa .
Il Parlamentare uscente o chi desidera candidarsi, al fine di essere eletto, deve prioritariamente ingraziarsi il gruppo dirigente del suo Partito; il rapporto con i cittadini e con il territorio è secondario e marginale.
Inoltre si instaura un rapporto di vera e propria sudditanza con i vertici del Partito che a loro volta esercitano il loro potere in termini autoreferenziali, a volte scegliendo i candidati con criteri di amicizia, parentela e convenienze varie.
Cosa comporta tutto questo?
Che questi criteri prescindono molto spesso da competenza, serietà, professionalità, impegno, attività svolta, assiduità ai lavori parlamentari.
La conseguenza è che il livello qualitativo si abbassa .
Il compianto Antonio Martino, in ragione di queste modalità , diceva che l’unica cosa certa era che il livello qualitativo del Parlamento ''successivo'' era inferiore a quello ‘precedente’.
Questa è una delle grandi questioni della nostra Repubblica parlamentare.
Perché se il Parlamento è debole e delegittimato agli occhi dei cittadini , anche l’equilibrio fra i Tre Poteri su cui si basa la nostra convivenza civile traballa e si logora . Così come si logora la fiducia dei cittadini nella politica , fino a sfociare nel disinteresse o peggio in forme antidemocratiche con conseguenze preoccupanti.
Che fare?
Bisogna affrontare aspetti culturali per rinnovare e risvegliare la coscienza civica e la consapevolezza di appartenenza dei cittadini ; promuovere la conseguente responsabilità alla partecipazione della civile convivenza nella differenziazione dei ruoli e dei legittimi interessi; attraverso una vivace dialettica basata su idee declinate concretamente nella vita sociale .
Ancora una volta è la Costituzione che ci indica la strada, chiamando in causa i Partiti il cui compito è quello di ''concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale''.
I Partiti hanno privilegiato , in questi ultimi tempi, la ricerca del consenso attraverso slogan in modi frammentati ed episodici, smarrendo la loro funzione di visione di società in una dinamica dialettica competitiva , dunque complementare e costruttiva.
Con questa modalità è venuto sempre meno il rapporto con i cittadini e con i blocchi sociali con cui si identificano.
Al constatare questo distacco, i Partiti, invece di modificare il loro comportamento per riannodare, ciascuno per quanto di propria competenza e affinità, i rapporti con la Società, hanno preferito chiudersi nelle scorciatoie demagogiche da una parte e modificare dall’altra le regole per la scelta della rappresentanza democratica parlamentare.
Nello spazio di poche legislature si sono cambiate più volte le leggi elettorali: dal “Mattarellum” al “Porcellum” al “Rosatellum” , dando sempre più potere decisionale alle Segreterie dei Partiti.
Addirittura si è eletto un Parlamento con una legge , il Porcellum , dichiarata successivamente incostituzionale ! Quindi si è avuto un Parlamento di fatto non legittimo che ha legiferato. Il Rosatellum , se possibile , ha accentuato ancora maggiormente il potere delle Segreterie; direi un vero e proprio ''Vergognellum''!
Questo continuo cambio delle leggi elettorali fa del nostro Paese un unicum tra quelli democratici occidentali. Basti pensare alla vigenza nel tempo di tali leggi in Germania, Inghilterra, USA per fare alcuni esempi , e ciò la dice lunga sulla strumentalizzazione della legge elettorale ai fini di un episodico consenso con la conseguente fragilità e precarietà della politica.
A questo punto la legge elettorale in vigore è fonte di ulteriore progressivo allontanamento dei cittadini dalla loro funzione di soggetti attivi della “ cosa pubblica “ in quanto ‘espropriati’ della possibilità di svolgere correttamente e compiutamente la scelta elettorale .
La si cambi immediatamente e non , come per gli ultimi casi , verso la fine della legislatura con l’obiettivo di trarne vantaggi esclusivamente contingenti.
Si definisca una legge che ripristini la “sovranità “ del Cittadino elettore sulla base di collaudate e consolidate esperienze .
Solo così si potrà tentare di iniziare quel lungo e difficile percorso per riportare i cittadini a concorrere allo svolgimento di una politica attiva e responsabile.