I mercati asiatici cauti, dopo i dati sulla Cina e l'attentato a Trump

- di: Redazione
 
I mercati asiatici sembrano avere iniziato la settimana di contrattazioni all'insegna della cautela, anche per le notizie che giungono da Pechino, con l'economia cinese che non è espansa a un ritmo annuo inferiore alle previsioni del 4,7% nell'ultimo trimestre.
Peraltro le borse sembrano non avere subito il contraccolpo emotivo dopo l'attentato all'ex presidente americano Donald Trump durante un evento elettorale a Butler, in Pennsylvania.
I futures sull'S&P 500 e sul Dow Jones Industrial Average sono saliti dello 0,2%.

I mercati asiatici cauti, dopo i dati sulla Cina e l'attentato a Trump

Mentre è cominciato a Pechino il ''conclave'' dei vertici del partito comunista, per definire la strategia economica per il prossimo decennio, la crescita annuale - secondo quanto comunicato dall'Ufficio di Statistica - è scesa dal 5,3% nel primo trimestre. Il ritmo di crescita del 5% registrato nella prima metà dell'anno era in linea con le previsioni del governo per un + 5% per il 2024. In termini trimestrali, l'economia è cresciuta dello 0,7%.
L'indice Hang Seng di Hong Kong è sceso dell'1,1% lunedì mattina a 18.094,22 a causa della vendita di costruttori immobiliari. Lo Shanghai Composite è scivolato dello 0,1% a 2.969,46.
I mercati di Tokyo sono rimasti chiusi per un giorno festivo.

A Seul, il Kospi ha perso lo 0,1% a 2.853,34, mentre l'australiano S & P/ASX 200 ha guadagnato lo 0,9% a 8.029,00. Il Taiex di Taiwan ha perso lo 0,2% e il SET di Bangkok è scivolato dello 0,4%.
Venerdì scorso a Wall Street le azioni statunitensi sono salite dopo che i segnali contrastanti sugli utili delle grandi banche e sull'inflazione non sono riusciti a incrinare la convinzione degli analisti che un allentamento dei tassi di interesse sia imminente.
L'S & P 500 è salito dello 0,6% per chiudere la sua quinta settimana positiva nelle ultime sei, chiudendo a 5.615,35. Il Dow è salito dello 0,6% a 40.000,90 e il Nasdaq Composite ha aggiunto lo 0,6% a 18.398,45. Tutti e tre gli indici erano sulla buona strada per stabilire massimi storici nel trading pomeridiano, ma hanno chiuso al di sotto di essi.

L'ultimo aggiornamento sull'inflazione negli Stati Uniti ha evidenziato che il mese scorso i prezzi all'ingrosso sono aumentati più di quanto previsto dagli economisti, dopo che i dati di giovedì avevano indicato che l'inflazione al consumo era stata migliore del previsto.
Nelle altre contrattazioni di lunedì mattina, il petrolio greggio di riferimento statunitense ha guadagnato 18 centesimi, arrivando a 82,39 dollari al barile, nelle contrattazioni elettroniche sul New York Mercantile Exchange.
Il greggio Brent, lo standard internazionale, è aumentato di 12 centesimi, arrivando a 85,15 dollari al barile.
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