Cronache dai Palazzi: giusto condannare le manganellate, ma basta strumentalizzazioni

- di: Claudia Loizzi
 
Le immagini della Polizia che carica gli studenti, a Pisa come in altre città, hanno bisogno di pochi commenti, perché lo fanno da sole. Il ricorso alla reazione o proazione è cosa che si vede di frequente quando la gente scende in piazza a protestare o a reclamare contro qualcosa che ritiene ingiusta o punitiva. Ma, lo diciamo a chi è giovane e non ha memoria di cosa fossero le strade italiane appena qualche decennio fa, quel che accade oggi, rispetto a prima, è poca cosa perché, allora, la violenza era codificata e tutti coloro che vi partecipavano, indossando una divisa o casco e passamontagna, recitavano quasi a memoria una sceneggiatura sempre uguale a sé stessa. Diciamo questo solo per chiarire che strade e piazze sono luoghi tradizionalmente deputati alla protesta, che tale però deve restare perché, se tracima dai confini dettati dalla legge e dalle ordinanze, è sempre a rischio di degenerare nella violenza, da quale parte arrivi.

Giusto condannare le manganellate, ma basta strumentalizzazioni

Quanto accaduto a Pisa mostra non solo e non tanto l'azione di alcuni agenti che hanno caricato i ragazzi (chi abbia cominciato è importante, ma non fondamentale), quanto che una protesta che doveva restare tale si è trasformata in qualcosa che poteva anche avere sviluppi drammatici e comunque sfuggiti di mano.
Ma il pericolo ''politico'', in casi del genere, sia per gli agenti che per i ragazzi che manifestavano, è che le loro vicende - ridottesi a pochi minuti, sebbene di inguardabile esibizione di esagerata violenza - diventino occasione di lotta politica, quasi che ogni cosa che accade nel Paese debba avere, automaticamente, Guelfi e Ghibellini e non invece semplici osservatori e commentatori che non necessariamente debbano trasformarsi in aggressori verbali, pronti a strumentalizzare tutto.

Le indagini e le inchieste interne chiariranno le responsabilità, anche se, avendo un briciolo di esperienza in vicende del genere, appare ben difficile che gli agenti abbiano agito in piena autonomia, perché ogni carica deve essere decisa dal funzionario di Ps e non lasciata al libero arbitrio di chi indossa una divisa, un caso e uno scudo, ma anche un manganello.
Il ministro Piantedosi, spiegando in aula l'accaduto, ha difeso le forze di polizia, facendosi latore di una mozione degli affetti di cui forse s'è avvertita l'inutilità, posto che nessuno ha messo in stato d'accusa gli uomini in divisa in quanto tali, ma gli specifici episodi di queste ultime settimane. Che è cosa ben diversa dalla campagna d'odio che Piantedosi ha fatto intendere, mischiando la riprovazione delle manganellate alla stima e alla riconoscenza che, da sempre, gli italiani in stragrande maggioranza hanno nei confronti di chi ci difende quotidianamente. Ma questo sentimento non può cancellare un errore e chi se ne farà carico dovrà accettarne le conseguenze.

Nessuno che sia dotato di una discreta dose di intelletto può accanirsi contro le forze dell'ordine, men che meno il presidente della Repubblica che, stigmatizzando quanto accaduto a Pisa, si è anche fatto interprete dello sconcerto del Paese. Nessuno schema precostituito, nessuna volontà di criminalizzare chicchessia vesta una divisa.
Però anche le parole di Mattarella sono state vivisezionate (in taluni casi con parole assolutamente non riferibili) accreditandole di una precisa volontà di delegittimare.
Una cosa che non esiste, ma che forse ha una ragion d'essere nel processo di revisione della Costituzionale di cui tanto si parla e per il quale si stanno gettando le basi.
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